In che anno siamo?

Quasi mai pensiamo però al valore convenzionale del tempo

Come sempre, nei giorni che precedono la fine dell’anno ci lasciamo scappare le solite considerazioni sul tempo che passa, sul fatto che si invecchia, ecc. ecc. Quasi mai pensiamo però al valore convenzionale del tempo: quei dodici mesi che sono trascorsi di fatto sono un riferimento per dare un senso tecnico alle nostre faccende umane. Abbiamo la certezza della matematica a garantirci che dopo il 202o ci sarà il 2021, secondo la scansione lineare del tempo che governa la nostra fisica e forse anche la metafisica.

Però, se ci fermassimo un momento a osservare come siamo giunti a questa certezza, forse alcuni punti fermi tentennerebbero.  Il principale riguarda proprio il termine di riferimento principale: l’anno in cui viviamo. Che cosa succederebbe se qualcuno ci dicesse che nel 2021 ci siamo già da tempo, da almeno sei anni. Le motivazioni? Un errore di calcolo dovuto a Dionigi il Piccolo, che fu incaricato da Papa Giovanni I, nel 525, di razionalizzare i calendari in modo tale da ottenere una precisa definizione della data annuale della Pasqua.

Il monaco, nativo della Scizia, regione della Russia meridionale, di fatto pose l'anno 1 dell'era cristiana al 753 di Roma. Ma commise un errore, infatti fece nascere Cristo, quando Erode era già morto…

Dionigi si riferì a un versetto del Vangelo di Luca in cui si dice che Giovanni Battista iniziò la sua predicazione nel quindicesimo anno di Tiberio (Lc 3,1-3): pertanto il monaco, in riferimento alla testimonianza dell’evengelista: “l'anno decimoquinto di Tiberio Cesare” (cioè il 782 di Roma) e i circa trent'anni di Gesù “quando si fece battezzare”, sottrasse i 29 anni compiuti dal Messia da 782 ottenendo come data di nascita il 753.

 

Ma vediamo quali indicazioni si possono trarre dalle fonti canoniche e dalla documentazione storica per correggere gli errori di Dionigi il Piccolo.

Matteo ci avverte che Gesù nacque al tempo di Erode (2,1); Luca che in “quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era governatore della Siria” (2,1-2).

 

Questi punti fissi (Erode, censimento, Quirino) sono gli elementi sui quali lavorare per cercare di fare un po' di luce su tutta la questione.

Procediamo con ordine.

Gesù nacque quando regnava ancora Erode il Grande, che morì quattro anni prima dell'era cristiana, corrispondente all'anno 750 di Roma: in questo caso il calcolo di Dionigi non è credibile, poiché Cristo non poteva nascere quattro anni dopo la morte di Erode. Quindi la morte di questo personaggio deve comunque essere considerato un termine ante quem per la nascita di Cristo.

 

Il censimento citato da Luca quando si svolse? Sappiano che fu ordinato quando Publio Sulpicio Quirino era governatore di Siria (nominato legatus Caesaris Syriae) nel 6-7 d.C., cioè nel 759 anno di Roma); vi è pertanto una forte incongruenza cronologica che in realtà sposterebbe troppo avanti la datazione, rendendo difficile ogni tentativo di collegamento con quanto riportato da Luca.

In effetti bisogna comunque ricordare che Quirino tra il 10 e il 7 a.C. ebbe l'incarico di organizzare la repressione romana contro la tribù degli omanadensi della Cilicia e in quel periodo, benché il campo d'azione fosse sulle montagne dell'Asia  Minore, il suo quartier generale era posto in Siria. Un contributo forse non sufficiente, ma che in realtà è stato considerato come un valido punto di appoggio per la definizione del problema relativo alla datazione della nascita di Cristo.

 

Pertanto dobbiamo ipotizzare che Quirino rivestì in due periodi diversi l'incarico di legato imperiale in Siria: 1) prima della morte di Erode (4 a.C.); 2) intorno al 6 d.C.

Il punto 1 accorda Matteo e Luca, ponendoli in un solo contesto cronologico; mentre il punto 2 da una fisionomia maggiormente definita all'esperienza amministrativa di Quirino nella provincia medio-orientale.

A sostegno della doppia presenza di Publio Sulpicio Quirino in Siria, vi sarebbe il “Lapis Tiburtinus”: un'iscrizione in cui si celebrano una vittoriosa campagna militare e il proconsolato d'Asia e la legatio pro praetore della provincia di Syria et Phoenica.

 

In sostanza, la nascita di Gesù sembrerebbe da porre sei o sette anni prima dell'anno zero preso a riferimento secondo la valutazione di Dionigi e ancora oggi applicata. Inoltre, se ci si affida totalmente a Luca e alle sue precisazioni sul censimento organizzato sotto Quirino (escludendo la possibilità di un caso precedente tra il  10 e il 7 a.C.), allora bisogna dire che di fatto la datazione deve essere ricercata in un arco cronologico compreso tra sei anni avanti Cristo e sei anni dopo Cristo, cioè dal 746 al 758 di Roma.

 

 

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Articolo pubblicato il 01/01/2021