Gli "Idola" di oggi sono gli scarti di ieri

Le masse odierne adorano quelle categorie sociali che un tempo erano ritenute inaffidabili o di scarto

Da diversi giorni si sente parlare del “governo dei migliori”.

 

I cosiddetti tecnici o tecnocrati, che hanno sostituito i politici, dovrebbero rappresentare le elites della nostra civiltà occidentale.

 

Eppure c’era un tempo in cui i banchieri, così come i primi artigiani organizzati su larga scala(oggi diremo “grandi industriali”), venivano identificati nella categoria dei mercanti. Una categoria che, insieme ad un’altra molto in voga come quella degli “artisti”, oggi sembra determinare gli usi e costumi della gente. I quali si identificano sempre più nelle suddette categorie e nei valori futili che rappresentano. Il tutto a beneficio di un sistema consumistico sempre meno meritocratico e sempre più regolamentato dall’alto.

 

Quelle che oggi sembrano le categorie sociali a cui ambire, i mercanti e gli artisti, un tempo costituivano le categorie di scarto della società. Esse erano categorie sociali di cui non ci si poteva fidare, per via della loro poca attitudine a rispettare i valori etici ed umani, il tutto a mero beneficio individuale.

 

Oggi, i gruppi sociali della materia e dell’individuo hanno sostituito quelli della collettività e dell’etica. I monaci-guerrieri sono stati accantonati dai mercanti e dagli artisti di corte. La massima aspirazione delle masse sembra essere diventata quella di chi un tempo, pur di vendere o di avere una parte in teatro, era disposto a prostituirsi o ad allietare il tempo ai cortigiani del Regno.

 

Con l’ingresso delle masse nella società contemporanea, i riferimenti e gli “Idola” si sono svalutati, poiché tutto ciò che diviene numero perde di qualità e consistenza.

 

 

Inutile ricordare che in passato i migliori, gli àristos, erano coloro che discendevano da stirpi eroiche di grandi famiglie, le quali si erano contraddistinte nei secoli nella filosofia, nella scienza e nell’arte guerriera.

Siamo passati quindi da una elite olimpica di grandi sacerdoti e guerrieri, ad una composta da scarti sociali figli dell’era del più bieco mercantilismo.

 

L’ Uomo di oggi è ancora molto condizionato dai quattro "Idola" che il filosofo Francesco Bacone denominò "idola specus, idola fori, idola tribus e idola theatri", che altri non sono che i pregiudizi; ovvero quelle forme mentali derivanti dall'origine familiare, dall'ambiente che si frequenta, dagli influssi della cosiddetta “opinione corrente” e dalla formazione culturale che si riceve.

Nulla da allora, presso i popoli si è affrancato da essi; anzi, oggi ne risultano più condizionati che mai.

 

Nei paesi odierni, soprattutto dell'occidente, già da anni si è investiti dalle sollecitazioni edonistiche della pubblicità, conquistati dal culto delle apparenze, dal pensiero pragmatico e utilitarista della cultura mediatica dominante. I nuovi "idola" vengono distribuiti a domicilio, con tutto il loro potere agglutinante, a milioni di utenti delle reti audiovisive, insieme ai consigli per gli acquisti, ai feticci delle ricchezze, del sesso e del successo; oltre che a dosi massicce di cronache violente, di spettacoli d'evasione, di musiche devastanti, concorrenti tutti in varia misura alla formazione di quel concentrato di futilità, volgarità e banalità che ad oggi risulta essere l'unica essenza del senso comune.

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Articolo pubblicato il 26/02/2021