Elémire Zolla

Ogni libro offre una possibilità di risveglio dall’incubo quotidiano

«La sapienza è racchiusa in un guscio di metafore che difficilmente viene spezzato»… Così scriveva Zolla nel suo libro Le potenze dell’anima. Anatomia dell’uomo spirituale, lasciando trasparire la consapevolezza dell’intellettuale al cospetto del velo che avvolge il sapere con le sue trame fatte di simbolismo. Il prossimo anno saranno trascorsi vent’anni dalla sua morte.

La sua produzione letteraria è un monumentale complesso in cui filosofia, esoterismo e storia delle religioni si intersecano dando sostanza a una avventura intellettuale unica.

Nato a Torino nel 1926, risentì profondamente della cultura e dell’origine cosmopolita dei genitori, i quali certamente costituirono per Elémire il primo fondamentale apporto alla sua conoscenza, destinata a espandersi esponenzialmente, seguendo la sua curiosità intellettuale che si focalizzava in ambiti anche molto diversi.

Il padre, Vincenzo Zolla, era pittore e figlio di un lombardo e di una francese; mentre la madre, musicista, Blanche Smith, era inglese: ben presto il giovanissimo Elémire parlava con naturalezza l’italiano, l’inglese e il francese, vivendo tra Torino, Londra e Parigi.

Il costante rapporto con l’arte e la cultura non poteva non condurre Zolla a sperimentare forme di ricerca creativa; a ventidue anni scrisse il suo primo romanzo Minuetto all’inferno, che sarà poi pubblicato alcuni anni dopo, trovano ampi consensi: nel 1956 vincerà il Premio Strega nella sezione «opere prime». Questo riconoscimento letterario può essere considerato una sorta di incipit della sua attività letteraria a tutto tondo, che presto si slaccerà dall’esclusiva forma narrativa per indagare altri campi. Emblematico il saggio del 1936 Eclissi dell’intellettuale, in cui Zolla evidenziava un orientamento antimodernista, caratterizzante in seguito gran parte della sua attività di ricerca.

Per tale impostazione intellettuale, fu indicato come uno dei capi occulti della «congiura gnostica» contro la Chiesa; fu anche accusato di conservatorismo e portatore di una sorta di «hegelismo destroso», che è uno di quei modi per tagliar corto e non entrare nel merito delle questioni: questioni che spesso sono troppo complesse per chi si arrocca dietro l’abusato schematismo offerto dalla sterile dicotomia destra/sinistra.

Dal 1960 iniziò la sua attività accademica, insegnando in varie università, prima Lingua e letteratura angloamericana e poi Filologia germanica; rivestì inoltre vari incarichi scientifici in Italia e all’estero. Attraverso una lunga serie di viaggi, soprattutto in Oriente, Elémire Zolla accumulò un sapere profondo dell’umana spiritualità espressa attraverso ogni tipo di linguaggio che ritroviamo in libri come I letterati e lo sciamano (1969) o nell’avvincente Aure (1985).

Nell’introduzione alla prima traduzione italiana de Il signore degli anelli (1970) di J.R.R. Tolkien, Zolla si dimostrò fautore di un orientamento atto a celebrare il mito con totale libertà intellettuale e senza risentire dei luoghi comuni che soprattutto allora indicavano nell’opera tolkieniana ascendenze marcatamente antimoderniste.

Su questa linea si pone anche la traduzione de La colonna e il fondamento della Verità di Pavel Alekandrovi? (1074) a cui fece seguito La porta regale. Saggio sull’icona (1977).

Fino alla sua morte, Zolla ha pubblicato scritti di grande profondità spirituale, con aperture in direzione di un orientamento filosofico ancora oggi attualissimo e forse non completamente indagato.

Alcuni dei suoi libri pubblicati dai principali editori italiani e tradotti all’estero, costituiscono un preciso punto di riferimento per gli studiosi, tra i testi emblematici, oltre a quelli già citati, ricordiamo: Le meraviglie della natura. Introduzione all’alchimia (1975), Archetipi (1981), L’androgino: l’umana nostalgia dell’interezza (1981), Uscite dal mondo (1992), Le tre vie (1995).

A questi pochi titoli potrebbero aggiungersene ancora molti altri, a cui affiancare gli articoli, gli elzeviri e gli inediti che hanno trapuntato l’avventura umana di questo torinese trasmutata, come in un passaggio alchemico, nella scrittura.

E con le stesse dinamiche dell’itinerario di trasmutazione poste alla base dell’alchimia, il pensiero di Zolla è stato soprattutto libero, capace di avventurarsi in imprese estreme, di penetrare dimensioni marginali, anche quelle demonizzate dalla cultura stratificata e protetta dal bozzolo della condivisione di collettività maldisposte nei confronti di chi sa affrancarsi completamente dai ceppi delle convenzioni.

La sua genialità lo conduceva ad aborrire qualunque torre d’avorio, avvalendosi della straordinaria elasticità del pensiero sincretistico, per spaziare così liberamente in ambiti dominati dalla complessità che nei suoi scritti spesso sembra smaterializzarsi e farsi fluida, accessibile e soprattutto portatrice di nuovi e stimolanti occasioni di approfondimento.

Ne Le meraviglie della natura. Introduzione all’alchimia, pone in rilievo un aspetto di Zolla che dovrebbe essere sottolineato con maggiore forza: la sua capacità di guardare all’esoterismo con gli occhi di chi cerca la bellezza. In fondo tutto il suo pensiero è dominato dalla ricerca della bellezza, che si definisce attraverso la qualità del pensiero: in fondo il più profondo traguardo dell’esoterismo sta proprio nel riuscire a contenere la bellezza nel bozzolo del simbolo, che può essere infranto da chi ha la mente tersa dall’ingiustizia e sottratta alla narcosi indotta dalla massificazione e dal giogo delle ideologie.

L’ordito, a tratti criptografico, degli scritti di Zolla si svolge senza ricorrere allo stupore, o degradare nell’effetto finale, ma garantisce una possibilità di crescita interiore. Una crescita che ognuno deve scoprire e fare propria, così come il conoscitore del linguaggio esoterico trae sapere sciogliendo le metafore in cui i significati sono stati pietrificati dal Verbo del mito.

Zolla è stato un conoscitore di segreti, molti di quali raccolti nei suoi libri, segreti che però vanno considerati un patrimonio per lo spirito, ricchezze per l’anima che persegue il bello e sceglie di vivere nella luce. Senza preconcetti.

Concludiamo con le parole di Grazia Marchianò, la moglie e responsabile dell’Associazione Internazionale di Ricerca Elémire Zolla: «Ho sempre pensato che i giudici finali dell’opera di Zolla sono i suoi lettori: persone di ogni età e condizione, indifferenti alle manipolazioni di una propaganda che ha fatto della vita comune un deserto spirituale, una prigione soffocante e triviale. Per costoro ogni libro di Zolla offre una possibilità di risveglio dall’incubo quotidiano, una via di liberazione percorribile dentro di sé».

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Articolo pubblicato il 16/04/2021