La storia di una Juve con una maglia come il Toro

Torino e il Brasile: storia di un legame inscindibile. A San Paolo un club nato in omaggio al derby torinese. Un conte emigrato lo fondò nel '30: un figlio bianconero e uno del Toro, scelse così nome e colori.

Siamo in Brasile, nella città di San Paolo, dove in ogni partita, nelle stadio "Rodolfo Crespi" ci sono dei tifosi granata che intonano il coro "Forza magica Juve". Il compromesso impossibile della rivalità calcistica torinese sembra così realizzarsi ogni domenica in un vecchio stadio della periferia di San Paolo, nel Mooca, un quartiere periferico caratterizzato da una forte immigrazione italiana. 

Ma il calcio brasiliano non è avulso da questo genere di "revival" italici. Basti pensare che i due club nazionali più titolati si chiamavano un tempo "Palestra Italia", attualmente il Palmeiras e il Cruzeiro, rispettivamente con i colori sociali che ricordano il tricolore e la nostra nazionale. 

Ancora più forte è il legame tra il calcio torinese e quello carioca. In particolar modo con il club granata.

Basti pensare al Corinthians, il quale nel 2011 decise di dedicare la terza maglia ai granata con la scritta “1949” proprio come ricordo del Grande Torino (i due club sono amici dal 1914). Per non parlare del forte legame che lega il Chapecoense ai granata, entrambi uniti da un tragico destino.

Ma torniamo alla squadra brasiliana che più di tutte onora il calcio torinese, il Clube Atlético Juventus.

 

Fondata da un gruppo di dipendenti, tutti italiani (capeggiati dall'italiano Vicente Romano), del Cotonificio Rodolfo Crespi; il nome del club rappresenta un omaggio fatto dai dipendenti al proprietario dello stabilimento, Rodolfo Crespi, tifoso juventino e gran mecenate della squadra. Tuttavia il colore scelto per le maglie non fu bianconero, bensì il granata. Il motivo fu che già molte squadre di San Paolo vestivano la casacca bianconera a strisce verticali (Corinthians, Ipiranga, Santos e altre ancora). Per superare l'impasse nella scelta dei colori sociali il C. A. Juventus decise di non mantenere nemmeno i colori utilizzati dalla squadra da cui derivava, il cotonificio Rodolfo Crespi F.C. (ossia il nero, rosso e bianco). Si finì, infine, per optare per il granata, con colori simili a quelli della squadra di calcio del Torino FC.

 

Ma il reale motivo della scelta del nome e del colore sociale sembra raccontarcelo lo stesso storico del club, Fernando Galuppo. Sembra che la decisione definitiva sia nata dallo stesso patron del Cotonificio paulista, Rodolfo Crespi, il quale decise di mettere d'accordo i propri figli divisi dal tifo per le due maggiori squadre torinesi - Dino, bianconero, e Adriano, granata  -  da lì optò per onorarle entrambe, dando il nome della Juve e la maglia del Toro.

Nel 33' , a seguito di un fallimento, la squadra fu costretta a cambiare nome, adottando quello di "Clube atletico Fiorentino", usando come proprio il simbolo del giglio e le maglie identiche a quelle della Fiorentina. 

Questa scelta sembra quasi prefigurare di decenni la futura amicizia in Italia tra il club granata e quello viola.

Due anni dopo il club aderì al professionismo brasiliano, riacquisendo il vecchio nome, e tornando così ad essere la "Juventus granata". 

Vista la rivalità calcistica fra le due squadre torinesi sembra quasi impossibile che possa esistere un club d'oltreoceano che le rappresenti entrambe, eppure delle volte la realtà supera la fantasia.

Oggi la Juventus milita nel campionato Paulista di A2 (la seconda serie dello Stato di San Paolo). Ma oltre al calcio, il club granata paulista partecipa in molti altri sport: dalla pallacanestro alle arti marziali, dalla pallavolo al calcio a 5. Per meglio includere i tifosi più appassionati ha persino una squadra di bocce e di poker. Insomma, una vera e propria polisportiva brasiliana nel ricordo della più autentica torinesità calcistica. 

 

 

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Articolo pubblicato il 09/05/2021