Rol, il Maestro che insegnava in silenzio

A 118 anni dalla nascita Gustavo Adolfo Rol viene festeggiato con una mostra fotografica e un’esposizione di oggetti al lui appartenuti a La Venaria

Gustavo Adolfo Rol era nato a Torino il 20 giugno 1903 e nella stessa Torino morì il 22 settembre 1994, lasciando un ricordo profondo tanto in chi lo aveva conosciuto, quanto in chi ne aveva semplicemente sentito parlare. Ri-cor-do, perché è attraverso le vie del cuore che parlava, al di là di quello che diceva, che faceva apparire, che dipingeva, che cercava di trasmettere. Una comunicazione a 360° verso chi conosceva, ma anche nei confronti di coloro ai quali voleva far giungere il messaggio di cui avevano bisogno.

Più che raccontare le meraviglie di cui il sensitivo ha “inondato” il mondo, preferisco raccogliere la testimonianza di due professioniste, la regista Anselma Dell’Olio, traduttrice e critica cinematografica; la giornalista e ricercatrice Paola Giovetti; due donne che, a mio avviso, stanno realizzando un progetto di ampio respiro: dare alla figura di questo personaggio unico, in una Torino troppo spesso citata come “città magica” di un triangolo non proprio cristallino, una giusta narrazione al di là della fantasia o di interpretazioni faziose. Raccolgo inoltre la testimonianza di Carlo Buffa di Perrero, all’epoca un giovane universitario, che con il proprio padre Ermanno, aveva fondato il Club Amici della Magia: entrambi amanti dei giochi di prestigio intrattenevano ragazzi e bambini dei vari orfanotrofi di Torino. Padre e figlio frequentavano, durante i lunghi soggiorni in campagna, Gustavo Rol e altri amici comuni: molto facilmente si sarebbero accorti se durante i suoi esperimenti avesse utilizzato trucchi da prestigiatore.

INCONTRIAMO ANSELMA DELL’OLIO E PAOLA GIOVETTI QUI A TORINO, VENUTE ALL’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA ORGANIZZATA DAL GRUPPO MUSEO GUSTAVO ADOLFO ROL A LA VENARIA REALE DAL 12 AL 27 GIUGNO

 

Chicca Morone. La prima volta che ha sentito parlare di Rol?

Anselma Dell’Olio. Me ne ha parlato Federico Fellini nel 1984-85 quando abbiamo lavorato insieme per il film “Ginger e Fred”. Ne parlava con affetto, ammirazione, e anche ironia. Per esempio raccontava di una libreria del salotto di Rol finito integro in Via Silvio Pellico. Ma dopo non era poi stato capace di farlo ritornare in salotto senza l’aiuto di persone con qualche muscolo. Oppure raccontava di quando Rol armeggiava con la serratura per aprire la porta senza chiave, e la moglie Elna, impaziente, si faceva avanti con la chiave per aprirla normalmente. Ma l’ironia serviva per mascherare un pochino, credo, la soggezione che indubbiamente aveva nei confronti di Gustavo Rol.

 

CM. Nei racconti di Fellini quali erano gli aggettivi che emergevano principalmente?

AD. In quanto ad aggettivi: parole come “sconcertante”, “eroico”, “visionario”, “cattolico fervente”, “unico”, “autorevole” “uomo che vive una grande solitudine”, “spiritoso”, “giocherellone”. Lo riteneva tanto eccezionale anche perché, a differenza di tanti altri sensitivi che Fellini aveva conosciuto, Rol restava sempre se stesso, elegante, gran signore, invece di trasformarsi, come tanti altri “esoterici”, da un sacco di abiti incolore e senza personalità, nel loro personaggio medianico autorevole. 

 

CM. Pochi filmati a testimonianza: il suo film potrebbe rendere giustizia al personaggio offerto al grande pubblico...

AD. Chiedo l’aiuto di Rol e di tutti i santi e della Madonna della Consolata, perché il mio film renda finalmente giustizia alla sua grandezza di maestro spirituale misconosciuto spesso dai suoi stessi amici. Fermo restando che per altri versi - e a suo dire - era un uomo normalissimo con pregi e difetti fin troppo umani, un peccatore come tutti.  Restavano abbagliati dai suoi esperimenti invece di cogliere (se non pochissimi) il suo messaggio della vita oltre la vita. Della certezza di un’esistenza trascendente, metafisica. Dovrò ricorrere, oltre alle testimonianze oculari dei suoi fenomeni, a video di archivio ed altri contributi, alla ricostruzione di episodi per trasmettere al pubblico le sue “possibilità”. È un’operazione delicata e difficile.

 

CM. Crede che per un pubblico giovane sia importante conoscere una figura di cui si è scritto così tanto ma non abbastanza in termini di spiritualità?

AD. I giovani hanno un grande bisogno del messaggio di Rol. Lui stesso diceva che era contento di morire: “questo è il mio ultimo viaggio terreno, per fortuna”, perché vedeva nel futuro eventi tremendi (uno lo stiamo ancora vivendo). Abbiamo tutti, e in particolare i giovani che hanno la vita davanti, bisogno di tutto l’aiuto metafisico possibile per fronteggiare il presente e gli anni a venire.

 

CM. Entrando nel campo magnetico di un simile personaggio ha già avuto esperienze particolari? 

AD. Del campo magnetico e delle esperienze che ho fatto da quando ho iniziato a occuparmi di questo film con Paola Giovetti, preferisco non parlare. Se non per dire che ogni volta che ho chiesto il suo aiuto, la sua guida, questi sono arrivati puntualmente. A volte anche senza chiederglielo

 

C.M. Che cosa spinge personaggi come Piero Angela, Tullio Regge a denigrare chi, al contrario di loro, ha saputo attivare quella parte di cervello che tutti abbiamo ma che pochi sanno contattare?

AD. Mi limito a confermare quanto ha detto Fellini a Rol, dopo l’uscita dell’ingannevole libro di Angela: “GLI SCETTICI SONO DEGLI INFELICI”.

 

CM. È a Torino per l'inaugurazione della mostra fotografica organizzata dal Gruppo Museo Gustavo Adolfo Rol a La Venaria che avverrà sabato 12 giugno e resterà aperta fino al 27 per approfondire le ricerche?    

AD. Confermo che starò a Torino dal 11 fino al 21 giugno per continuare e approfondire le ricerche su Gustavo Adolfo Rol. Se lui lo vorrà, questo film andrà a buon fine.

 

Chicca Morone. I lunghi studi in ambito magico e spirituale le hanno permesso di conoscere molti personaggi sensitivi: qualcuno paragonabile a Rol?

Paola Giovetti. Ho incontrato nella mia vita alcuni personaggi straordinari, come Roberto Setti del Cerchio Firenze 77, ma niente di paragonabile a Gustavo Rol. Non ne faccio una questione di migliore o più grande; Rol era diverso da chiunque. La sua unicità era assoluta e anche andando col pensiero ai grandi sensitivi e/o illuminati di cui si ha conoscenza nel passato si deve concludere che nessuno era come lui.

 

CM. Quale è il ricordo più intenso che è rimasto nel suo cuore?

PG. Ho incontrato Rol alcune volte, il ricordo più intenso riguarda una sera che trascorsi da sola con lui a casa sua: lui era stato molto deluso da Piero Angela che aveva assistito ai suoi strabilianti fenomeni e tuttavia aveva parlato di lui in termini molto dubitativi; Rol era amareggiato e mi chiese di “vendicarlo”. Poi, su mia del tutto casuale indicazione, produsse un fenomeno straordinario, che ha avuto solo me come testimone. Forse la risposta migliore… Ora considero la collaborazione al progetto del film di Anselma il compimento della richiesta di Rol.

 

CM. La sua percezione di pace al cimitero di campagna dove riposa il corpo: Rol è ovunque e molti ne sentono ancora la presenza...

PG. Al cimitero ci siamo sentiti tutti in profonda pace; è stata una visita molto intensa e al tempo stesso intima, ce lo siamo sentiti vicino, come se approvasse quanto stavano facendo.

 

CM. Rol ha mai dipinto in sua presenza?

AD. Con me una volta Rol produsse una pittura diretta su un foglio che avevo messo nel reggiseno. Fui io scegliere il tema, e l’autore (Picasso) era stato individuato con un procedimento casuale e con le carte. Una grande emozione… Purtroppo la pittura fu distrutta, come tante altre.

 

CM. Conosce l'esistenza di bottoni della giacca di qualche ufficiale napoleonico caduto a Marengo?

PG. So dei bottoni e anzi Rol me ne regalò uno. Io lo conoscevo da pochissimo tempo e non mi resi conto del valore del dono. Lo misi nella tasca interna della borsetta e scioccamente lo dimenticai lì. Della borsetta si sono perse le tracce, ma io spero sempre che Rol me lo faccia ritrovare….

 

CM. Perché secondo lei non ha voluto che rimanesse l'alloggio di via Silvio Pellico come l'aveva lasciato andando in ospedale e ha voluto fosse tutto venduto?

PG. Non ho una risposta sicura, posso ipotizzare però che abbia preferito la vendita alla possibilità che la sua casa fosse abitata da persone non in grado di capire il valore spirituale di quello che era avvenuto lì e il modo in cui casa e arredo erano stati concepiti.  Era il suo regno, senza di lui non aveva senso che rimanesse. Era una cosa unica anche la sua abitazione.

 

CM. Domenica 20 giugno parlerà al Convegno organizzato dal Gruppo Museo Gustavo Adolfo Rol: è importante la pluralità delle voci?

PG. È importante che emerga e si conosca il più possibile quanto Rol ha detto e fatto. Che nulla vada perduto. Per questo gli incontri tra testimoni sono fondamentali.

 

 

INCONTRIAMO CARLO BUFFA di PERRERO NELLA SUA AGENZIA DI VIAGGI IN PIAZZA PITAGORA.

CM. La sua conoscenza con Rol risale agli anni della sua gioventù...

CB. Certo. I miei genitori frequentavano Gustavo, sua sorella; avevamo gli amici comuni, appassionati per i giochi di prestigio, con cui, papà e io, intrattenevano i ragazzini degli orfanatrofi, anziani e ammalati: un'opera attiva di beneficienza. Ogni tanto "sfidavamo" per scherzo anche Gustavo, ma la differenza era abissale, tra noi e lui...

 

CM.  Proverbiale la generosità del Maestro...

CB. Certamente e approfitto di questa occasione per segnalare che nella Palazzina di Caccia di Stupinigi è esposta, ora perfettamente restaurata, la carrozza su cui Napoleone seguì e condusse la battaglia di Marengo.  Poche settimane fa, un quotidiano torinese ha scritto che questa carrozza appartenne anche a Rol, come fosse un mobile che è passato di mano in mano.  I fatti sono ben diversi! Dopo la guerra, la carrozza di cui non si avevano più notizie, venne ritrovata da Gustavo, che con alcuni amici, tra cui mio padre, erano andati alla ricerca, secondo un "déjà vu" o una sua intuizione, risultata poi perfettamente esatta.  Fu Rol a farla rimettere in ordine e a regalarla al Museo dell'Ammobiliamento, aperto allora nella Palazzina di Stupinigi.

 

CM. Lei ha mantenuto questa non "professione"?

CB. Quando i miei figli erano piccoli amavo fare degli spettacoli per mostrare che era possibile far comparire e scomparire oggetti davanti ai loro occhi. La differenza con Gustavo è che lui li faceva apparire e sparire davvero senza usare i trucchi di noi “maghi”. Non sa quante volte ho cercato di boicottare gli esperimenti di cui conoscevo i meccanismi, ma non sono mai riuscito nel mio intento. Lui, a esecuzione finita, mi guardava negli occhi comunicandomi, con lo sguardo dei suoi splendidi occhi, il suo divertimento e il suo stupore della mia delusione di non aver capito nulla. A volte desiderava che io mi sforzassi a guardare insieme a lui, se dal profilo delle persone sedute vicine, emanasse come un alone colorato. Ancora oggi ogni tanto cerco di farlo, ma invano... però ci penso sovente.

 

CM. Cosa ricorda di Lui in modo particolare?

CB. Inutile dire quanto lo senta ancora presente nelle occasioni importanti della mia vita. Ma c’è una situazione particolare vissuta con mia moglie. Ero andato al matrimonio di un’amica d’infanzia: sono arrivato scapolo e tornato a casa… imbambolato. Gabriella mi ha poi raccontato che mentre stava salendo le scale per raggiungere il ricevimento è stata presa sotto braccio da un signore molto alto ed elegante che le ha detto “Vada, c’è lui che la sta aspettando sul terrazzo” e alla sua risposta “Lui chi?” sempre quel signore le aveva detto “Suo marito, l’uomo che la sposerà”. Poi deve averle raccontato degli episodi della sua vita passata che l’hanno destabilizzata completamente… sarà per questo che si è innamorata immediatamente, con il tipico “colpo di fulmine”?

 

Che cosa rimane in ognuno di noi quando un simile uomo abbandona il corpo? Non sono i beni materiali quelli che lasciano un’impronta nella nostra vita, ma piuttosto la percezione di quanto sia riuscito ad attivare dentro di noi con la fiamma dell’Amore che ci unisce tutti in un unico Fuoco Sacro.

Il problema è che essere risvegliati non è da tutti… “Ognuno ha i suoi tempi” spesso si sente dire; eppure un Maestro, quando si pone di fronte a un allievo, vede il potenziale e sa perfettamente quante possibilità ci siano di un risveglio completo. Lui lo sa, noi no.

Tante volte passiamo vicino a chi ci ha preceduto nell’evoluzione e fuggiamo, non siamo in grado di avere la fiducia necessaria per lasciarci avvolgere da quella fiamma.

Senza fiducia l’Amore non esiste, e senza amore, la vita che cosa è?

Di Gustavo Adolfo Rol tengo un prezioso foglio che dice “Amore, causa suprema di ogni cosa”, l’ultima manifestazione di scrittura a distanza realizzata nel giugno del 1994 in via Silvio Pellico durante una serata indimenticabile.

 

(Foto: https://www.piemonteitalia.eu/it/curiosita/il-magnetismo-di-gustavo-rol)

(Fonti: https://www.facebook.com/groups/258142264595243/)

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Articolo pubblicato il 11/06/2021