Sul nuovo autoporto in Val di Susa: ecco perché i NO TAV hanno ragione

Manifestazioni contro la logica profitto che corrode e violenta il territorio indifeso: la logica e i perché

È tempo di tornare ad analizzare il nuovo, forte movimento di protesta attivo ormai dal mese di aprile nella bassa Valle di Susa. Forse non è un pretesto per far gazzarra organizzato da un gruppo di prezzolati e scalmanati soggetti in cerca di guai, ma ben altro. 

Nella pacifica sfilata di sabato 12 giugno partita da Bussoleno, c'erano i vertici storici dei NO TAV, ma anche frotte giovani venuti da tutta Italia, sindaci e molti rappresentanti del popolo della valle; 30.000 persone unite nel far valere la voce popolare su una violenza inaccettabile, applicata al territorio da chi tira le fila delle decisioni lontano dai prati e dalle boscaglie di quest’area piemontese, già urbanizzata oltremisura. Si è trattato di un coro che si oppone a un "progetto sbagliato" e poco trattato dall'informazione ufficiale se non con qualche “sussurro stampa”. La verità chiede ascolto.

Il nuovo autoporto in aria di costruzione tra San Didero e Bruzolo è l’imputato della contestazione. Un’opera che è solo parzialmente legata a quella ferroviaria dell’alta velocità Torino-Lione, tuttora ferma al km 0; bensì è la delocalizzazione di un maxi parcheggio per autoarticolati che trafficano l’autostrada A32, dei quali se ne prevede un rapido incremento. Dunque, le vive proteste si oppongono a 68.000 m² di cemento spalmati su ridenti pascoli, che tali non saranno mai più. Un affare da 47 Miloni di euro, ma buono per chi?

Opera mostruosa & assurda in questi tempi falsamente buonisti, laddove si predica il rispetto del pianeta e del territorio, e dall’altra, la logica del profitto prosegue nella sua vorace azione erosiva. Opporsi a uno scempio in più è un obbligo logico e morale, altrimenti è tempo di smettere col predicare lo “sviluppo sostenibile”; spot pubblicitario abusato, ma senza seguito in tale direzione.

L’enorme parcheggio per i TIR suona come una beffa per un progetto ferroviario ad alta velocità che in origine avrebbe dovuto rappresentare un alleggerimento del traffico merci su ruote che scorreva e che continua a scorrere in questa vallata di frontiera tra Francia e Italia. Vallata che non ce la fa più.

Dunque, per tutti coloro che, a prescindere, disapprovano questa forma di protesta poiché indottrinati da una informazione parziale oppure convinti per sentito dire, è il momento di comprendere che si sta trattando della distruzione di una valle, e solo poi di scegliere da che parte stare.

Il terreno non è un bene rinnovabile, vittima del nostro stile di vita chiede maggiore attenzione. Ora non è più  tempo di giudicare schierandosi da una parte o dall’altra di qualche ideologia politica. Questo è un momento di riflessione per persone intelligenti e serie: per quanto riguarda la protesta contro l’autoporto, il movimento NO TAV, i ragazzi italiani, i boschi, i prati e tutti i valligiani uniti, in questo caso hanno ragione.

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Articolo pubblicato il 14/06/2021