Franco Battiato: il musicista, il filosofo, l'intellettuale

Ad un mese dalla scomparsa, il ricordo di un italiano che ha cambiato per sempre il concetto di musica

Poco più di un mese fa, il 18 maggio, ci lasciava Franco Battiato, cantautore, musicista, pittore, artista eclettico e poliedrico. Il giorno seguente scrissi un articolo per ricordare il suo legame con il Piemonte e i piemontesi. Da allora ho ricevuto diversi messaggi dai suoi fan che mi hanno chiesto di ricordare ancora “il Maestro” e devo dire che questa cosa mi ha fatto molto piacere.

Civico 20 News da sempre persegue la “mission” di ricordare, commemorare e celebrare quelle persone che hanno contribuito a formare la cultura, il pensiero e il senso critico della società ed è quindi per me doveroso fare memoria di uno degli artisti che ha segnato mezzo secolo di storia musicale italiana.

Quando muore un personaggio noto il popolo del web affida ai social network le sue emozioni e pubblica un ricordo che ritiene possa essere celebrativo del suo beniamino. Nel caso di Franco Battiato si è assistito a qualcosa di unico e raro. Molti gruppi di fan hanno pubblicato foto di biglietti dei concerti del Maestro a cui hanno partecipato, altri hanno pubblicato foto fatte in compagnia di Battiato in questa o quella città, altri ancora - devo dire moltissimi – hanno realizzato quadri, disegni, acquerelli, … raffiguranti l’artista etneo.

Personalmente sono rimasto colpito dal ricordo commosso e sincero che ha fatto Marco Travaglio durante la trasmissione “Otto e mezzo” di Lilly Gruber in onda su La7. Il pungente ed irriverente giornalista torinese, direttore de “Il fatto quotidiano”, non appena ha visto un video in cui egli stesso cantava con Franco Battiato in Versilia, ha avuto un crollo emotivo. I suoi occhi si sono riempiti di lacrime e ha trattenuto a fatica il pianto. Quando la Gruber gli ha chiesto che cosa ha rappresentato per lui Franco Battiato egli ha risposto: “Era un’anima talmente delicata, un po’ come quei fiori che appena li tocchi si disfano, che ho paura, pudore, a dire qualcosa su di lui così a caldo. Forse il modo migliore per ricordarlo è quello di leggere qualche brano del suo testamento che è una canzone intitolata [appunto] Testamento.

Battiato, che sin da giovane pensava alla morte e all’aldilà, in questo brano ha voluto condensare le sue idee, opinioni e i suoi insegnamenti. Particolarmente toccante è il primo verso che Travaglio ha letto così: “Lascio agli eredi l’imparzialità, la volontà di crescere e capire, uno sguardo feroce e indulgente per non offendere inutilmente. Lascio i miei esercizi sulla respirazione. Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione. Lascio agli amici gli anni felici, delle più audaci riflessioni, la libertà reciproca di non avere legami. E mi piaceva tutto della mia vita mortale, anche l’odore che davano gli asparagi all’urina. Noi non siamo mai morti, noi non siamo mai nati”.

Nessuno più di Battiato ha avuto l’inquietudine del vivere. Egli ha vissuto, ha vissuto intensamente, ma sapeva anche che la vita è un soffio e non ci si può permettere neppure di sprecare un minuto. Nella sua musica, nei suoi testi, si legge questa sete spasmodica di vita, questo desiderio inafferrabile di infinito ed è per questo che l’amore per la sua arte non ha mai avuto età. Ai suoi concerti si poteva trovare il giovane studente universitario, il docente affermato e prossimo alla pensione, la casalinga, il meccanico… Battiato arrivava al cuore di tutti: colti, meno colti; ricchi ed indigenti; giovani e meno giovani. Questa non è una cosa scontata ma è prerogativa di quelle anime semplici che hanno dentro di sé il fuoco inestinguibile del bello.

Battiato aveva iniziato a stare male nel 2017 e, per via della malattia, aveva dovuto abbandonare quella vita pubblica e sociale che ha sempre tanto amato. Suo fratello Michele, intervistato da Riccardo Russino, ha detto che “il 23 marzo, nel giorno del suo compleanno, era contento per la festicciola. Era riuscito ad assaggiare la torta. Nelle ultime ore di vita, per sua fortuna, era avvolto da un coma profondo”.

Ma come mai non ha avuto al suo fianco una donna? Lo stesso Battiato, in un’intervista di qualche anno fa, disse: “Ho avuto molte storie, non tutte lunghe, e al matrimonio non ho mai pensato. La sola idea mi fa venire voglia di spararmi. Due persone che stanno insieme devono avere la capacità di darsi autonomia a vicenda. E poi a me piace dormire da solo. Sono stato innamorato solo una volta, a sedici anni. Lei mi faceva tremare le gambe. Fu bello, perché finì lì. Un altro anno di quei turbamenti mi avrebbe ucciso”.

Franco Battiato era così. Era famoso ma allergico alla popolarità.

Franco Battiato era generoso, prodigo e magnanimo. Pensiamo che la celebre “Un’estate al mare” cantata da Giuni Russo – ancora oggi hit delle estati in spiaggia – è stata scritta e musicata da Battiato. Con una canzone simile avrebbe potuto vendere milioni di dischi e guadagnare popolarità e notorietà ulteriore ma lui ha preferito donarla ad un’artista meno nota.

Nel 1981, la sua “Per Elisa” donata alla cantante Alice vince il Festival di Sanremo. Anche stavolta avrebbe potuto partecipare solo e vincere lui ma il Maestro cercava sempre voci e volti nuovi da lanciare sul jet-set internazionale e, a posteriori, possiamo dire che ci è riuscito perfettamente.

Concludo questo piccolo ma accorato ricordo di Battiato facendo mie le parole di Mauro Coruzzi, in arte Platinette, che -con il suo spirito critico colto e sapiente - ha scritto: “Battiato è stato musicista, filosofo, intellettuale: ma prima di tutto era un uomo speciale, uno di quelli che ci fanno capire quanto sia importante rispettare il proprio talento. Ciascuno di noi ne ha uno: sono diversi uno dall’altro, ma tutti, se coltivati, possono rendere migliore la nostra vita e quella degli altri”.

Per approfondire: Franco Battiato e il ricordo dei Piemontesi

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 20/06/2021