Una firma per la sicurezza dei poliziotti e dei cittadini

Da lunedì 28 giugno, il Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori di Polizia) sarà presente davanti alle Questure delle provincie del Piemonte

Il SIULP di Torino ha aderito alle molte iniziative pubbliche che in queste ore si stanno svolgendo su tutto il territorio nazionale per esprimere solidarietà al collega della PolFer che a Roma, durante il servizio, ha ferito un immigrato che brandiva un lungo coltello e sensibilizzare l'opinione pubblica, il Governo e le forze politiche, sulla necessità di nuovi strumenti da assegnare in dotazione alle forze dell'ordine (teaser ecc).

Il SIULP della regione Piemonte ha promosso una raccolta firme affinché venga altresì modificata l'attuale legislazione penale al fine di inasprire le pene verso chi oltraggia, offende, minaccia o si oppone con forza e violenza agli operatori delle forze dell'ordine, nonché verso chi con atteggiamenti provocatori ed intimidatori si rifiuta di sottoporsi ai legittimi controlli di polizia. Analogamente chiede che vengano emanate, al più presto, regole di ingaggio chiare ed esaustive al fine di cautelare gli operatori di Polizia, prevedendo altresì per gli operatori impegnati nel controllo del territorio una apposita specializzazione.

Per questo il 28 giugno dalle ore 8,30 alle ore 19,00 sarà allestito un gazebo per raccogliere le firme a sostegno di queste proposte davanti la Questura di Torino in via Grattoni, 3.

La petizione continuerà nei prossimi giorni davanti ad altri Uffici di polizia.

A commento della grave situazione, il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Di Polizia piemontese ha rilasciato il seguente comunicato.

AIUTATECI AD AIUTARVI!

FIRMA CON I POLIZIOTTI PER LA TUA SICUREZZA.

C'è una legge approvata dal Parlamento della Repubblica che estende i benefici previsti per le vittime del terrorismo anche alle vittime del dovere che non risolve i problemi di chi come i poliziotti sono “vittime” del DOVERE ogni giorno.

Infatti, molti poliziotti oggi sono purtroppo consapevoli che ai pericoli da sempre connessi al servizio di essere feriti o uccisi da mano criminale, o in servizi di OP, oppure per cause accidentali, oggi si è aggiunta la paura di lunghi ed a volte anche ingiusti processi penali.

Sappiamo bene che l’avviso di garanzia è un atto dovuto e che la magistratura esercita le proprie funzioni entro i limiti e l’osservanza della legge, ciò nondimeno bisogna avere il coraggio di dire che un Agente che decide, in poche frazioni di secondo ed in situazioni di grave pericolo, di fare uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica, in ogni caso diventa egli stesso VITTIMA del proprio DOVERE.

Il “CALVARIO” diventa lungo, doloroso ed oneroso sia sotto il profilo economico che psicologico, ed è fatto di avvocati, interrogatori, tribunali e incidenti probatori, ai quali spesso si aggiunge la “gogna” mediatica.

La famiglia dei poliziotti subisce anch’essa non poche ripercussioni e la serenità di tutti i componenti viene inesorabilmente compromessa. L’ultimo episodio di Roma risaltato dai media ha come protagonista un Agente che ha fermato con l’arma di ordinanza un pluripregiudicato armato di coltello che minacciava di uccidere i passanti e costituiva un serio pericolo per l'incolumità pubblica.

E’ ovvio anche ai profani del codice che il presupposto che esclude pena e condanna è appunto quello di aver agito nell’uso legittimo delle armi quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all’Autorità, e comunque di impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona e comunque ad impedire che il reato flagrante possa essere portato ad ulteriori conseguenze.

Siamo certamente ed altresì consapevoli che la valutazione del fatto e l’affermazione della scriminante di cui all’art 53 c.p. debba essere acclarata e dimostrata nell’ambito in un procedimento giudiziario ma è anche vero che, spesso, i tutori dell’ordine da “vittime” del proprio dovere di servizio diventano veri e propri indagati e poi anche imputati come qualunque altro criminale o cittadino che violi la legge penale.

La differenza però da queste due ultime categorie è sostanziale in quanto un poliziotto non sceglie l’aggressione agli altri né la propria difesa ma è semplicemente tenuto ad obbedire alla legge che gli impone di agire in ogni caso per la tutela del bene pubblico.

Egli non ha altre motivazioni che la legge e la morale della legge.

Così come stanno le cose oggi, i poliziotti che adempiendo ad un dovere, hanno una sola certezza che è quella di sbagliare qualunque sia l’azione che decideranno di porre in essere.

Il Siulp del Piemonte, con una sola voce, esprime il proprio disappunto, la propria solidarietà ai colleghi ma dice basta!!!!!

Se si vuol pervenire ad una paralisi del sistema sicurezza bisogna semplicemente avere il coraggio di disarmare i poliziotti con atto avente valore di legge ed impedire loro ogni uso della forza ed il problema è finalmente risolto per tutti.

I servitori dello Stato le donne e gli uomini in divisa, nonostante le armi che portano, sono presi di mira dalle più varie forme di violenza, nel silenzio più totale come se fossero pagati per essere bersagli perfetti ed imperturbabili, capaci di calcolare ogni variabile in modo da appagare il dovere di garantire i diritti di tutti tranne che i propri.

Il Siulp Piemonte non intende più tacere una condizione che non consente alle forze dell’ordine di lavorare in serenità.

Pertanto, denuncia pubblicamente l’insostenibile situazione e, attraverso una petizione pubblica chiede: strumenti adeguati che corrispondano ad un armamento in grado di assicurare alla giustizia i criminali, come il Teaser e strumenti similari e tecnologicamente più moderni e in grado di fronteggiare situazione di resistenza attiva;

Regole d’ingaggio chiare ed inequivocabili impartite con precisi atti normativi ed eventuali circolari interpretative, affinché siano chiari ed uniformi per tutte le realtà territoriali i limiti entro i quali per un poliziotto è lecito ricorrere all'uso della forza per garantire sicurezza e prevenire delitti, senza dover per forza diventare autore di delitto incorrendo nei rigori della legge e del processo penale.

L’inasprimento delle pene per coloro che oltraggiano, offendono, minacciano e si oppongono con forme di violenza fisiche e verbali alla stregua di quanto già accade nei civilissimi e ipergarantisti sistemi penali anglosassoni;

Per questi motivi, da Lunedì 28 giugno, il Siulp sarà presente davanti alle Questure delle provincie del Piemonte, con gazebo allestiti per raccogliere le firme dei colleghi e di tutti cittadini che vorranno esprimere solidarietà e sostegno alle forze dell’ordine e che con noi vogliono denunciare che la sicurezza dei cittadini non può prescindere dalla serenità di coloro che ne sono preposti a garanzia e che oggi sono e si sentono spesso abbandonati anche quando agiscono nell’adempimento dei propri doveri e non certo per l'affermazione di poteri di “polizia”.

Auspichiamo la sensibilità delle istituzioni e delle forze politiche che insieme ai cittadini sapranno indirizzare lo sforzo del nostro paese perché le forze dell’ordine possano garantire la sicurezza di tutti senza che venga meno la propria.

 

Fonte dell’immagine di apertura: Pixabay.

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Articolo pubblicato il 27/06/2021