
Reminiscenze di un concorso letterario. Un grido di dolore sempre attuale dedicato all’Italia e ai suoi inconcludenti, dannosi timonieri
Era il 2014 e oggi come allora, l’Italia non se la passava bene. Preso da ispirazione come mi capitava allora, scrissi una poesia per denunciare il progressivo degrado etico, politico ed economico che stava erodendo ormai da anni il nostro Paese. Presentai l’opera a un concorso letterario e vinsi, ma siccome incombeva il rinfresco, non mi riuscì di leggere e commentare come avrei voluto i plurimi significati del titolo: “Garibaldine imprese”.
Mancando il dibattito, per peccato di presunzione non ritirai il premio. Oggi me ne pento, fu uno sbaglio, ma rileggendola oggi, mi sembra che i contenuti siano quantomai attuali, se non inferiori alla realtà che ci viene dipinta zuccherata, ma i suoi contorni hanno sapore alquanto amaro.
Ho perso la speranza di ogni concreto Risorgimento, anche se una fiamma di positivismo storico ancora resiste.
“Garibaldine Imprese”
Pagine d’imprese italiche
d’amore e vanti intrise
e storia ed onte e riscosse,
giacciono dimenticate e lise
in cantici senza memoria.
Tristi i busti di grandi artisti,
poeti e musici e pittori,
talenti, eroi, esploratori,
nomi dispersi per piazze e vie.
Si struggono i vecchi spiriti
di garibaldine imprese,
ideali e amor di terra
unita, libera, sovrana e bella.
Povera Italia dicesi,
non ancor risorta, ora tradita,
illusa, corrotta, raggirata,
svenduta a furbi, barbari politici,
indi lesa, unta, infangata.
I figli tuoi tacciono apatici,
pavidi uomini senza più nerbo
succubi di tempi atipici
usati, intimiditi, licenziati, offesi,
non cantano più la sera
non danzano nelle incerte vie,
ma nascosti tra le mura,
premono pulsanti ipnotici.
Terra mia ti piango qui
con pochi lemmi sfusi,
ode a remoti tempi atavici
sviliti in fatui, patetici cimenti
2014 Carlo Mariano Sartoris
Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini
Articolo pubblicato il 22/07/2021