Scendere negli abissi luminosi per incontrare lo sciamano che ancora vive dentro di noi

Incontrare il professor Angelo Tonelli è un’occasione un po’ particolare perché invece di riceverti in uno studio polveroso, stracolmo di libri e giornali, può capitare che ti dia appuntamento in un prato, sulle Alpi Apuane, in una data prossima al solstizio estivo e presumibilmente con la luna piena. Con aria serafica ti può spiegare che sono coincidenze e se tu sussurri “a-casuali” c’è la possibilità che ti sorrida con aria sorniona, facendo finta di non aver capito. È un omone che supera il metro e ottanta, capelli grigi sulle spalle e vestito con una tunica d’oro fino ai piedi, una voce tonante leggermente velata, come si conviene a chi sa invocare le divinità sul palco di legno allestito tra alberi secolari. Devi cercare di mantenere il controllo, perché la persona che ha scritto testi fondamentali per la comprensione della cultura greca e l’attore circondato da Baccanti in versione contemporanea, sono due soggetti completamente diversi, lievemente lontani l’uno dall’altro.

Nato a Lerici nel 1954 è tra i maggiori grecisti viventi e presenta un curriculum così imponente da mettere in soggezione chiunque. Non ci siamo perse d’animo e, forti della lettura del suo ultimo “bambino di carta” “Negli abissi luminosi: Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia antica.” abbiamo iniziato con domande personali spinte da una vera e propria curiosità.   

 

Quale è stata la scintilla che le ha fatto amare il mondo greco in modo così appassionato?

 

La confidenza già dai tempi del Liceo con la lingua greca. Tradussi la versione della maturità in mezz'ora, senza vocabolario, per far dispetto a un professore che mi dava sempre voti bassi per punire il mio spirito ribelle. E poi soprattutto l'incontro a Pisa, dove insegnava, con Giorgio Colli, il più grande studioso di filosofia antica e tra i maggiori filosofi del Novecento. Eravamo in pieno marxismo e strutturalismo. Un amico mi disse che a Palazzo Quaratesi c'era un professore molto diverso che parlava, di Nietzsche, Apollo, Dioniso; me lo descrisse come il Diavolo. Come resistere? Andai a lezione e me ne innamorai per sempre. Dopo il suo trapasso sognai che mi indicava un libro nella Biblioteca dell'istituto di Filologia Greca, di Pisa. Il giorno dopo vi andai. Era l'edizione in greco e francese delle opere degli alchimisti greci. Aprii un volume a caso e mi imbatte nelle visioni di Zosimo di Panopoli. Le studiai per 9 anni e poi pubblicai il mio primo libro. 

 

Insegnare significa trasmettere: quale pensa sia la sua dote migliore come insegnante?

Giocosamente irradiare con rigore la passione per ciò che comunico, in empatia con chi mi ascolta, con fiducia nelle sue doti di ascolto e di apprendimento. 

 

Tradurre significa escludere il proprio ego per accogliere nuove informazioni da metabolizzare e proporre al pubblico: in quali testi ha trovato maggiore difficoltà?

Sicuramente nei cori delle tragedie di cui ho curato l’edizione per Marsilio e Bompiani. In particolare Eschilo, pressoché intraducibile nel suo linguaggio condensato, barbarico e fulgente. 

 

Quali sono le qualità più spiccate per tradurre testi iniziatici? 

Avere spirito mistico e esperienza iniziatica. In caso contrario non si capisce niente. Si pensi a come è stata ridotta la grande età dei Sapienti greci, traducendo lógos con ragione (invece che con senso), nous con spirito o intelletto (invece che con intuizione), physis con natura (invece che con origine), per fare alcuni esempi, eliminando così la dimensione mistica e sapienziale che è alle radici della nostra civiltà. Un vero furto d’organo attraverso le parole. 

 

Lo shamano oggi, tra le persone ignoranti, è visto come un border-line, cosa che in effetti è: mediatore tra cielo e terra, ma se lei dovesse definirlo con tre aggettivi?

Armonico, connesso con l'Uno-Tutto, amorevole.

 

Dioniso e i rituali dionisiaci prevedevano lo stato di estasi (procurato quando non spontaneo) oggi molto difficile, se non impossibile, da raggiungere per la maggior parte di noi: connessioni cerebrali diverse o mancanza di scuole idonee?

Soprattutto scarsa coltivazione di tali stati di coscienza oceanica, ovvero di appartenenza al Grande Uno, che a sua volta è nome di un Assoluto ineffabile. Questi stati di coscienza realizzata sono stati e tuttora vengono sepolti sotto i detriti dell'intellettualismo accademico e non, del razioscientismo, del materialismo e del sentimentalismo. 

 

Cartomanti, chiromanti e medium vari - anche se non lestofanti - a volte dicono quel che in realtà ci può aiutare: intuito solo manipolatorio o doti diffuse in ognuno di noi?

Doti potenzialmente diffuse in molti noi. Ma solo chi le coltiva, senza ambizioni di potenza e con purezza di spirito, può attingere a esse. Come la pietra filosofale alchemica che è sotto i nostri occhi ma solo gli iniziati possono scorgerla.

 

"Negli abissi luminosi” è il titolo del saggio edito da Feltrinelli, in cui il concetto di abissi richiama l’oscurità in antitesi con aggettivo “luminosi” che lo accompagna. Gli studi di quanti anni vi sono contenuti? Quanto l’intuizione l’ha aiutata? 

Almeno 40 anni di studi e ricerche sulla Sapienza greca e il suo sfondo rituale, mitologico, iniziatico, catalizzati poi in 3 o 4 anni di stesura effettiva del libro, durante gli inverni. Non sono un secchione. E non faccio lavorare assistenti. L'intuizione è fondamentale per accostarsi a testi sorti da esperienze intuitive, come quelli che ho incluso nel libro e nei miei libri precedenti. 

 

Possibile oggi per noi occidentali raggiungere l’illuminazione seguendo le tracce nei testi?

Possibile per quanto sia possibile raggiungere illuminazioni stabili grazie soltanto ai testi. Parmenide e Eraclito non hanno nulla da invidiare a Buddha o alla tradizione induista, ma la Sapienza deve, spartirsi nelle viscere attraverso vissutezze e esperienze mistiche continuative. 

 

Auto-iniziazione: scuole carenti o disinteresse?

L'autoiniziazione è fondamentale perché garantisce l'autenticità e la corrispondenza con l'ethos o il daimon dell'individuo e evita sovrapposizioni schizogene di dottrine e stili esistenziali, nonché falsi Io, al Sé profondo. Ma se diventa un modo per rinchiudersi nel proprio guscio narcisistico crea ostacoli. Direi che l'autoiniziazione efficace include anche vicinanze con vie iniziatiche consonanti con l'ethos e il daimon di ognuno. 

 

In Grecia esistevano luoghi dove tutti potevano ascoltare la voce degli dei: poi solo gli iniziati hanno potuto connettere l’uomo al divino. Oggi pare che non riusciamo ad ascoltare quello che la Natura ci sta urlando nelle orecchie… pochi si salveranno?

 

Auspico ascolti degli Dei e salvezza per tutti, da sempre; non amo lo snobismo e un certo “razzismo” di molti esoteristi. Ma è evidente che stiamo vivendo una crisi ecoantropologica i cui effetti sempre più devastanti vado vaticinando da almeno 30 anni, e questa crisi richiede accelerazioni esponenziali di crescita della consapevolezza e dell’azione consapevole, solidale, illuminata. Altrimenti c’è l’abisso nichilistico e esistenziale per quelli che chiamo Figli dei Porci, che nella catastrofe più o meno esplosiva non trovano un porto di pace nel proprio Sé profondo.  

 

La maschera era usata nel teatro anche per amplificare la voce: la personalità (per-sonare) che noi usiamo continuamente, inibisce o protegge?

Per Jung la Persona, ovvero la maschera è una delle funzioni fondamentali. Media tra l’anima e l’Ombra, da una parte, e il mondo esterno dall’altra. Essa è quel che di noi può interagire con gli altri. Se ci identifichiamo totalmente con essa siamo dei borghesi piccoli piccoli, schiacciati nel conformismo e senza anima. Se riusciamo a renderla duttile, in equilibrio tra mondo interno e esterno, essa può lasciarci grande spazio di libertà, e favorire l’espansione della nostra, appunto, per-sonalità. 

 

Shiva e Dioniso: sincretismo religioso che indicherebbe la profonda connessione tra ogni essere umano mentre oggi assistiamo sempre di più all’odio crescente tra gruppi. Riduzione del Q.I. esponenziale o solo ignoranza?

Ignoranza coltivata dal sistema di Potere da sempre.

 

Pitagorismo e il “silenzio” oggi assolutamente bandito in un mondo in cui tutti dicono di tutto...

Per i Pitagorici il silenzio era una pratica meditativa. Esso è bandito come lo sono le pratiche meditative al di fuori di mode e simonie new age. Andrebbe introdotto, insieme ad altre pratiche meditative e a forme adeguate di integrazione dell’Ombra fin dalle scuole primarie. Io ci lavoro e ho dedicato a questo tema un libro: “La degenerazione della politica e la democrazia smarrita” (Armando Editore).

 

Potremmo dire che l’etilismo è una traccia degli antichi rituali delle Baccanti?

Si. Lo dice anche Hillman in “La vana fuga dagli dei”: cacciati dal Cristianesimo e rimossi dal razionalismo, riemergono in forme imbastardite o come sintomi nevrotici. L'etilismo è un modo spiccio per lasciar respirare Dioniso o la Baccante sciamana in trance che è in noi. Ma non funziona. Crea dei Dottor Jekyll e Mister Hyde. 

 

La musica e la danza sono l’induzione più manifesta alla trance: le discoteche provocano uno stato di coscienza alterato non proprio costruttivo, mentre una volta le sale da ballo portavano frequentazioni diverse della propria interiorità che si manifestava anche all’esterno. Cosa è successo?

Che la musica si è assimilata alla macchina, si è robotizzata in consonanza con lo spirito candito e transumanistico dei tempi che vuole vuoti automi consumatori e appecorati.

 

“Catarsi” attraverso le meditazioni di Osho - molto osteggiate tanto in USA come in paesi cattolici - risultano salvifiche in alcuni casi.

Hanno un loro valore. La meditazione dinamica unisce Apollo e Dioniso, libera e armonizza 

 

Apollo per vaticini, Dioniso per iniziazioni, Muse per poesia, Afrodite ed Eros per trascendenza attraverso la sessualità: lo shamano passa attraverso tutte divinità?

Le ha tutte in sé, sono declinazioni diverse della trance e di stati di coscienza oceanica. 

 

Apollo si insedia a Delfi, detronizzando Themis, dea del diritto naturale: passaggio dall’uroboros femminile a quello maschile?

Si, certo, ma con persistenza del femminile in figure come la Pizia vaticinante dai recessi del santuario, attraversata dalla voce divina.

 

Il mito è una proiezione della fantasia dei vari Platone e altri scrittori di epoche lontane o ha a che fare effettivamente con un nostro passato di cui solo pochi di noi e con piccole illuminazioni ricordano le immagini?

Il mito - per dirla con Salustios - è il mondo, ovvero quelle cose che non avvennero mai ma sempre sono, la filigrana segreta della nostra realtà psicocosmica.


Il “daimon” socratico pare addormentato nella maggior parte di noi: come risvegliarlo?

Allentando le catene dell'Ego e del Super io, amando, danzando, ascoltando la voce dei sogni, rischiando, avventurandoci nei boschi, trasgredendo, contemplando, meditando, soffrendo, vivendo. 


In una partita a scacchi vince chi conosce le regole del gioco e sa valutare le mosse con più ampia distanza: per l’uomo d’oggi (il cui mantra è “tutto subito per ieri”) la lettura lenta e profonda del suo saggio può fornire sostegno in questa direzione?

Può avvicinarlo al suo Sé profondo e al suo daimon se lo legge come si guarda il mare. 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 24/07/2021