Nascere oggi in AFGHANISTAN

Donne nate per difendere il diritto di vivere

Che cosa può aspettarsi Zaira, la bambina dagli occhi di velluto, nata oggi in Afghanistan? Sicuramente non quello che attendeva sua madre vent’anni fa.

Davanti al fagotto messo fra le sue braccia la di lei nonna avrà creduto in un futuro migliore per la propria figlia: l’esercito dell’Alleanza del Nord con il supporto di USA e NATO avevano da poco liberato Kabul e, dicevano, tutto sarebbe cambiato.

Quasi vent’anni, il tempo di crescere, diventare una donna, prendere marito e incominciare con la prima gravidanza, poi la seconda e la terza: non come le più fortunate che avevano potuto andare a scuola, istruirsi, persino guidare l’auto.

Eppure Amina, quella bambina nata nel 2002, era cresciuta con fiducia nel futuro e pur conoscendo i landays, quei “serpentelli velenosi” che le sorelle pashtun cantavano andando al fiume, non ne aveva mai composti.

Lei era serena, sapeva quali fossero i suoi compiti e guardando i suoi figli sapeva che avrebbero vissuto una vita ancora migliore della sua.

Non sarà così, perché le donne afghane sono state tradite nel modo più spregevole, lasciate alla mercè dei talebani che ora stanno andando di casa in casa, uccidendo collaborazionisti e rapendo le giovani tra i 10 e i 30 anni scelte come mogli per i propri soldati.

Che cosa potrà gridare Zaira quando poco più che bimba sarà violentata da qualche “mullah” doc che le insegnerà una interpretazione molto personale della Shaira?

  

Antonella Barina ha interpretato questa voce, dal profondo, dove tutte siamo legate a un unico sostrato tellurico, dove il pianto di ognuna di noi sono lacrime collettive e dove la lotta per i nostri diritti ci accomuna in un unico canto…

Nascosta

Quando è stagione di caccia

La volpe resta nascosta nella sua tana

 

Burka

Indossalo senza esitare

Sei unica, devi sembrare una tra mille

 

Landai

Ogni goccia del tuo sangue

è un landai che viaggia in cielo e in terra

 

Augurio

L’acqua di luna sia balsamo

ad ogni dolore dell’anima e del corpo

 

Il vento

Non siamo sole, sorella mia,

il vento fa volare i nostri pensieri

 

Era il 14 settembre 2019 e trovarci sulla scalinata della Gran Madre a Torino, antico tempio di Iside, è stato per noi tutte - giunte da ogni parte d’Italia - un vero e proprio “canto” alla vita, un’invocazione al divino, alla Madre di tutte le donne, affinché affievolisse quella violenza perpetrata quotidianamente; affinché il divino soffiasse su di noi tutti il reciproco rispetto tra i generi.

Gli ultimi avvenimenti sembrano darci torto, come se la Madre non avesse voluto ascoltarci; ma forse tutto quel che sta accadendo nella terra di Amina, Zaira e delle loro sorelle è un “memento”, un incitamento ancora più forte affinché ognuno di noi con pensieri e preghiere si colleghi al Femminile, alla Madre Terra chiedendo Pace, portando Luce dove il Buio possa essere diradato e alla fine esorcizzato.

E non solo in Afghanistan.

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Articolo pubblicato il 21/08/2021