Il caos in Nord Africa e la totale assenza italiana

In questi ultimi mesi estivi la zona del Magreb è caduta in una instabilità istituzionale senza precedenti. Mentre Roma sta a guardare, le altre potenze regionali si fanno avanti.

Il Nordafrica in questi ultimi mesi sembra non trovare pace.

 

Il prolungamento della sospensione del parlamento tunisino incide anche sulla nostra politica estera. Questo perché a pochissimi chilometri dal territorio italiano è in corso uno scontro fra possibilità con i rispettivi clienti il ??nostro paese è rimasto del tutto escluso.

 

Le agenzie di stampa parlano di vari tentativi di mediazione dell'Algeria e dell'Egitto, ma anche di Stati Uniti e Unione europea che, per mezzo dei rispettivi referenti della politica estera, e cioè il segretario di Stato Antony Biken e l'Alto Rappresentante Josep Borrel, si sono fatti sentire invitando il Presidente Saied a sottovalutare ogni iniziativa per un celere ristabilimento delle normali relazioni politiche interne.

 

Approfittando del crescente caos tunisino e della delegittimazione della branca locale dei filoturchi “Fratelli musulmani”, la Francia appoggia il presidente Kais Saied per ridurre l'influenza di Ankara, con l'aiuto di sauditi ed emiratini.

 

Tutta via anche il Qatar non starà a guardare. Da diversi anni è il miglior finanziatore delle velleità neo-ottomane di Ankara.

 

Come se non bastasse, alla crisi tunisina se ne aggiunge un'altra nel Magreb.

La crisi diplomatica fra Algeria e Marocco. Un altro conflitto è dunque in gestazione in Nordafrica, sempre con uno sfondo franco-turco e sempre nell'assenza del nostro paese. L'Algeria ha interrotto le relazioni diplomatiche con il Marocco, che ha risposto chiudendo l'ambasciata capitale del vicino. Algeri si definisce pronta anche chiudere il gasdotto Gme verso la Spagna, che presto diverrà di proprietà marocchina, ea dirottare il flusso energetico verso Medgaz.

 

 

I rispettivi consolati dei due importanti paesi magrebini resteranno aperti, ma aumenteranno i controlli al confine, già chiuso dal 1994.

 

«La propaganda marocchino ei loro servizi di sicurezza stanno conducendo una vile guerra contro l'Algeria, il suo popolo ei suoi leader», ha spiegato il Ministro degli Esteri algerino Lamamra. Il ministero degli Esteri marocchino ha risposto parlando di una decisione «del tutto ingiustificata» e respingendo «i pretesti fallaci, persino assurdi, che ne sono alla base».

 

 

Di recente, la storica rivalità bilaterale è stata acuita dalle relazioni allacciate dai due paesi con due campi rispettivamente opposti: Stati Uniti, Israele e Francia per Rabat; Russia e Turchia per Algeri.

 

Questa situazione complica le cose anche per noi italiani. I quali siamo costretti a districarci fra mille fazioni avverse per provare a ricucire rapporti strategici che un tempo erano nostri.

 

Al caos nordafricano ne corrisponde uno uguale e peggiore nella nostra politica estera. Oramai obnubilata dalla pandemia e dalla propaganda “pro Vax”, il nostro Governo sembra più interessato ad alimentare odio e divisioni interne alla popolazione che non a consolidare gli interessi strategici nell'Area mediterranea.

 

 

Occorrerà pensare ad un piano più strutturato che rassicuri la società tunisina e che ristabilisca ordine nel Magreb; il quale, se lasciato a sé stesso, potrebbe finire anch'esso fagocitato dal frammentarismo settario che si è rilevato deleterio già in Libia e in Libano (e prima di Al Sisi anche in Egitto), ovvero dai rischi egemonici della Turchia o di altra qualche altra cosa potenza che sta guardando con lungimiranza alle crisi del Nord Africa per espandere la sua sfera d'influenza.

 

Speriamo che Roma la smetta di guardare ad un'Europa che non la vuole. Auspichiamo invece che punti a ristabilire ordine laddove oggi c'è disordine. A ristabilire il suo primato laddove un tempo quelle terre erano bagnate da un Nostro mare.

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Articolo pubblicato il 01/10/2021