Il presidente Xi Jinping dichiara: "Taiwan, una questione interna alla Cina e non ammette interferenze esterne".

Dure dichiarazioni del presidente cinese nei confronti di una questione strategico territoriale mai risolta

9 ottobre 2021: Pechino. Il presidente Xi Jinping, nel corso delle cerimonie per i 110 anni dalla Rivoluzione del 1911, ha affermato che Taiwan è “una questione interna alla Cina e che non ammette interferenze esterne, questione nata dalla debolezza e dal caos della nazione cinese”.

Il presidente ha precisato "Il secessionismo di Taiwan è il più grande ostacolo alla riunificazione nazionale, una seria minaccia al ringiovanimento nazionale. Chiunque voglia tradire e separare il Paese sarà giudicato e non farà una buona fine", ha aggiunto Xi, affermando con fermezza: "la riunificazione del nostro Paese ci sarà e potrà essere realizzata". Xi Jinping ha quindi precisato che la soluzione di Taiwan: "è determinata dalla tendenza generale della storia cinese, ma l'aspetto più importante, è la volontà comune di tutto il popolo cinese. La riunificazione nazionale con mezzi pacifici serve al meglio gli interessi della nazione cinese nella sua interezza, compresi i connazionali di Taiwan".

Proseguendo nel messaggio con un tono rigoroso, Xi ha aggiunto: "I compatrioti su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan dovrebbero stare dalla parte giusta della storia e congiungere le mani per ottenere la completa riunificazione della Cina e il ringiovanimento della nazione. Coloro che scordano la loro eredità, tradiscono la madrepatria e cercano di dividere il paese. Non avranno una buona fine".

Infine, Xi, ha specificato che i contrari all’unificazione saranno disprezzati dalla gente e condannati dalla storia. Le parole conclusive poi, hanno un tono chiaramente indirizzato verso il recente asse difensivo che si sta schierando di fronte al Mar cinese, formato da USA, Giappone e Australia, mettendo in guardia gli ipotetici contrasti: "Nessuno dovrebbe sottovalutare la determinazione, la volontà e la capacità del popolo cinese nel salvaguardare la sovranità e l'integrità territoriale".

(Fonte ANSA).

Scenario dalle molteplici sfaccettature, già pronosticato dagli osservatori della geopolitica mondiale, subito dopo il precipitoso ritiro delle truppe Nato in Afganistan, soprattutto di quelle americane. Un ritiro che ha indebolito l’immagine militare dell’Occidente e affievolito la fiducia delle nazioni alleate e protette dall’ombrello militare USA. Nazioni quali Taiwan, strategico Stato insulare posto tra il Mar cinese e l’oceano Pacifico, sempre rivendicato dal gigante cinese. Una nuova aria di altra guerra fredda si sta levando dunque in quell’inquieta area del contenente asiatico? Le premesse non mancano.

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Articolo pubblicato il 10/10/2021