La Riviera dei Cipressi (Imperia)

Un percorso sentimentale su strade poco frequentate

Esco dalla trafficata autostrada A10 al casello di Imperia Ovest, poco dopo il capoluogo creato nel 1923 con l’unione dei due borghi di Oneglia e Porto Maurizio (ciascuno di essi è orgoglioso di tanta storia, che va ben oltre una autonomia amministrativa comunale).

Si incontra subito San Lorenzo al Mare, un pugno di case e un campanile battuto dal vento; la stazione ferroviaria dismessa è diventata un parcheggio affacciato sul mare.

Costarainera deve il suo nome alla famiglia Raineri, che l’ha fondata nel corso del XIII secolo. Affacciata sulla Via Aurelia, sbuca all’improvviso la mole dell’ex Istituto Elioterapico Giuseppe Barellai. Il grande edificio, dopo una complessa cessione immobiliare, dalla locale USL a un gruppo milanese, è stato ristrutturato ed è ancora vuoto, in attesa di ospitare una residenza per anziani. L’edificio originario è stato definito “un significativo esempio di sanatorio antitubercolare della prima metà del XX secolo”.

Barellai (Firenze 1813 - 1884, benefattore e fondatore di ospizi marittimi) era un fiorentino di umili origini, che riuscì a laurearsi in medicina. Nel 1856 apre il primo ospizio marino per la cura della tubercolosi, scrofolosi e rachitismo nei bambini. Nel 1870 è un promotore della costruzione dell’ospizio marino di Porto Santo Stefano, in Toscana, sul viale che oggi porta il suo nome.

Sofferente egli stesso di tubercolosi, muore nella sua abitazione fiorentina nel 1884 e viene sepolto al cimitero della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, il camposanto di Pinti.

Di fronte a questo complesso una breve stradina asfaltata sale a un parco pubblico, oltre il quale si trova il soprastante ex Ospedale Filippo Giacomo Novaro, che si innalza su quattro piani e una superficie di oltre 14.000 mq, che fu un centro specializzato per la cura delle malattie polmonari, costruito negli Anni Trenta del Novecento e ormai inattivo da oltre dieci anni, recintato e inaccessibile (lo si intravede attraverso il bosco), di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti.

Il Novaro era nato a Diano Serreta di Porto Maurizio nel 1843 e morirà a Diamo Marina nel 1934. Nel 1908 è nominato Senatore del Regno d’Italia per speciali meriti scientifici (al Senato siede insieme all’Unione Democratica Sociale, poi Unione Democratica). Sarà anche Direttore del Museo Riberi dell’Ospedale San Giovanni di Torino (fra il 1868 e il 1869).

Il successivo borgo è Santo Stefano al Mare: prima del suo sviluppo, risalente agli Anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, la sua spiaggia era una fascia sassosa battuta dalle mareggiate, non esisteva una vera e propria passeggiata a mare e la strada litoranea si interrompeva sotto la torre, mentre le strutture ricettive erano limitate ad un solo albergo e a pochi ristoranti.

La mia ultima tappa è Riva Ligure.

Qui l’Oratorio di San Giovanni, nel carrugio principale, ospita affreschi restaurati come sinopie e la copia del quadro con l’antica parrocchiale di San Maurizio e l’antica abbazia benedettina di Santo Stefano (sul monte). Questo luogo di spiritualità appare per la prima volta in un documento del 1029 e poi nella donazione della contessa Adelaide di Susa nel 1049. Estende i suoi domini da Santo Stefano al Mare a Riva Ligure. Qui nel 1217 l’Abate promulga la prima Carta Statutaria della Liguria Occidentale. Nel corso del XIII secolo sarà affidato ai Cistercensi provenienti da Lérins (come avvenuto più a nord al monastero sull’isola di Bergeggi).

Ben cinque incursioni di pirati (fra il 1551 e il 1562) hanno portato al rapimento di gran parte della popolazione locale; la contemporanea distruzione di molte abitazioni ha suggerito di edificare una fortezza difensiva sul mare (ora abitazione privata).

A Palazzo Lombardi nel 1714 viene ospitata Elisabetta Farnese, promessa sposa al Re Filippo IV di Spagna. Nel suo viaggio tocca molte località italiane: provenendo da Borgotaro, in Emilia, scavalca il Passo Cento Croci per giungere a Varese Ligure, si ferma a Sestri Levante (nel palazzo del nobile Giovan Carlo Brignole, oggi Hotel Villa Balbi) e prosegue per tutta la costa ligure, fino a giungere in Francia.

Non c’erano automezzi o treni, i mezzi di trasporto utilizzati dalle classi sociali più elevate erano i cavalli e le carrozze. Ed è bello pensare a questo codazzo di persone e animali che si sposta fra paesi e paesi, fra città e capoluoghi, guardato con curiosità dai popolani intenti a svolgere i loro lavori usuali.

In quel periodo, pur nelle sue ristrettezze, la vita a Riva Ligure è un perfetto equilibrio tra mare e campagna, si pesca e si coltiva per vivere.

Su un lato del palazzo una lapide molto sbiadita ricorda il poeta Francesco Pastonchi, che in questo paesino ha iniziato e concluso la sua vita.

Che cos’era la cosiddetta Ferrovia dei Cipressi?

L’antica ferrovia Genova – Ventimiglia che percorre lungo questo tratto della Liguria di Ponente (è stata completata nel 1872) ha sofferto fin dagli inizi i problemi di traffico merci e passeggeri dovuti alla costruzione di una tratta a binario unico. Nel corso dei decenni è stata faticosamente ampliata attraverso alcuni raddoppi di binario, spesso deviando o spostando il percorso originario.

All’epoca la ferrovia attraversava orti e paesi, e sfruttava spesso la sottile striscia di terra tra il mare e la strada statale Aurelia, che affiancava nella maggior parte del percorso.

Le stazioni sulla linea, destinate principalmente al cosiddetto “incrocio dei treni” per sopperire al binario unico, erano: San Lorenzo - Cipressa, Santo Stefano - Riva Ligure - Arma di Taggia, Sanremo, Ospedaletti.

La nuova linea ferroviaria, costruita all’interno, ha portato alla dismissione delle stazioni sulla vecchia litoranea. Lo spostamento a monte della rete ferroviaria ha cambiato la fisionomia della Riviera ligure di ponente: la realizzazione di una pista ciclabile sull’ex tracciato ferroviario ha contribuito ad incrementare l’offerta turistica della zona, ha liberato Sanremo e i piccoli borghi da una linea che spezzava in due parti i paesi, disseminati di passaggi a livello e angusti sottopassi di difficile percorrenza per auto e pedoni (ne restano attivi ancora alcuni, in cui spesso è realmente necessario chinarsi se percorsi a piedi).

I treni antichi e le ferrovie dismesse trovano in rete molti ammiratori e appassionati: grazie a loro è possibile ancora oggi rivivere la vecchia Ferrovia dei Cipressi San Lorenzo – Ospedaletti attraverso contributi fotografici, scansioni di cartoline d’epoca, e filmati amatoriali riversati da vecchie VHS in cui si può realmente “ripercorrere” tutta la linea, in alcuni casi “vista” dai macchinisti dei locomotori.

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 19/10/2021