Il (non) significato geopolitico del G20

Analizziamo le lacune del falso mito del G20 e l'irrilevanza del nostro esecutivo, gonfiato dai loro giornalisti.

Il G20 nasce nel 1999 su iniziativa di due Ministri delle finanze specifici: quello tedesco, il socialdemocratico Hans Eichel, e quello americano, il democratico Larry Summers.

Dinanzi alle crisi finanziarie che si stavano verificando alla fine degli anni '90, i due governi progressisti di USA e Germania decisero di mettersi attorno ad un tavolo, e di invitare, a loro discrezione, i ministri delle finanze delle prime 20 potenze economiche del mondo. A questi aggiunsero anche i governatori delle banche centrali, nonché una serie di invitati occasionali (di norma uno o due stati scelti dal paese che ha la presidenza di turno) e realtà permanenti (quali il Regno di Spagna, l'Unione Africana, il Gruppo della Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale). 

Arrivando così a raggiungere oltre l'80% del PIL planetario. Il primo G20 si svolse proprio a Berlino, nel dicembre del 1999. Ad oggi i membri invitati sono 19 Stati più l'Unione Europea, arrivando a rappresentare più di 4 miliardi e mezzo di abitanti, ovvero due terzi della popolazione mondiale.

Dopo la crisi dei mutui sub prime, il Presidente Usa George W. Bush decise di estendere il G20 anche ai Capi di Stato e di Governo. Dando maggior rilievo all'iniziativa d'incontro.

Ergo, che cos'è il G20? Risposta secca, un G19 con l'aggiunta dell'Unione Europea. 
Come tutti i meeting multilaterali in termini geopolitici è una grande occasione di confronto, ma anche di decisione su grandi tematiche comuni, di rilevanza strategica, energetica ed economica.
Ai margini del Summit, di grande rilievo vi sono poi i singoli incontri bilaterali, i quali assumono per il Paese che li organizza maggior rilievo ed importanza.

Al di là delle potenzialità legate ad un possibile rafforzamento o diminuzione del soft power del Paese che ne prende parte, resta tuttavia da constatare il fatto che il G20 ha diminuito negli anni la sua cogenza.

Questo stato di cose, rapportato all'ultimo G20 di Roma, dietro la pomposa propaganda del regime nostrano, si manifesta ancora più lampante, se contiamo che le defezioni sono state innegabilmente più importanti di molte presenze. Fra gli assenti di rilievo possiamo constatare: il Presidente russo Vladimir Putin, il suo omologo cinese Xi, il nuovo Premier giapponese Fumio Kishida e il Capo di Stato messicano Obrador.

Le motivazioni ufficiali di simili assenze sono state giustificate dalla situazione pandemica. In realtà però dietro queste scuse si possono scorgere motivazioni ben più profonde.

La prima, risiede proprio nel fatto, che, come sopradetto, il G20 ha perso via via il suo prestigio negli anni, divenendo agli occhi delle potenze asiatiche, più una vetrina che non un reale teatro strategico dove mostrare i propri obbiettivi.

La seconda ragione, è che ad oggi vi è un atteggiamento fortemente antagonistico delle potenze emergenti nei confronti dell'Occidente; molto più di quanto non capitava alla fine degli anni '90.

Nel '99, quando il G20 è stato immaginato, il mondo era dominato dagli Stati Uniti in maniera più placida. Ancora pesava la dissoluzione dell'Urss e una Cina Popolare ancora dormiente(anche se già crescente).

Allora, l'idea di partecipare al Washington Consensus era inevitabilmente più serafica da tutti gli Attori geopolitici in gioco.

Terza ragione è che negli anni '10 di questo secolo, le potenze emergenti, come il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), avevano tutto l'interesse a mostrarsi in perenne ascesa durante summit multilaterali come il G20. Oggi, le economie di queste Nazioni sono fortemente mutate, per molti sono persino in discesa. 
Da qui, l'interesse sempre più decrescente delle ex Nazioni del BRICS nei confronti del G20.

Quarta ed ultima ragione, è che in una fase pandemica come questa, le economie dei Paesi sono ancora fortemente provate; Ergo, tutti gli incontri internazionali devono avere un valore concreto e reale, dove la partecipazione di una Nazione rispetto ad un altra possa avere seriamente un peso nelle politiche future, che non siano mere "passerelle" atte ad esibirsi davanti ai riflettori.

Aspetto altrettando denigrante di questi Summit consiste nella forte ideologia economicista che vi sta dietro. Non stupisce che storicamente sia stato pensato da forze politiche liberal progressiste dell'America e dell'Europa, le quali imbevute di idealismo pacifista, rinunciarono completamente ad analizzare i reali rapporti di forza militari fra Nazioni, ad oggi ancora determinanti nelle relazioni internazionali.

La perdita di cogenza del G20 si inquadra anche sui temi su cui va concentrandosi. Il tema dell'impatto ambientale, ad esempio, oltre a non essere percepito come cruciale dai diversi popoli del Mondo, ha poco impatto persino sui reali rapporti gioco-forza che vedono contrapporsi l'asse russo-cinese con il blocco militare atlantico.

Le tematiche ambientaliste, sono da sempre di grande interesse per le multinazionali e le banche, le quali, visti gli ingenti investimenti sulle energie alternative, hanno una reale necessità di far invertire la produzione dei Paesi capitalisti in un'ottica più "green" ed ecosostenibile.

Tuttavia, queste esigenze di mercato poco interessano a chi punta al dominio dei mari e del Globo. In gioco, come sempre, ci sono obbiettivi militari che esulano dalle aspirazioni legate alle rispettive domande aggregate.

All'EUR, in questo ultimo G20, ci si è concentrati su due temi principali. Uno, la lotta alla Pandemia, ambito discretamente onirico. Dal momento che pensare ad una cooperazione su questo tema risulta al quanto lontano dalla realtà (basti vedere il discrimine sui vaccini di marca russa e cinese, rispetto a tutti quelli derivanti dall'Anglosfera).

L'altro grande tema è quello già sopradetto dell'ambiente. Tema che scalda i cuori a tutti i gretini del Mondo, ma ben poco agli analisti con un po' di sano realismo politico.
Ad oggi non esiste questione meno universale dell'ecologia. Sopratutto se affrontata con la grande assenza del Presidente che inquina più di tutti gli altri, il Premier della Repubblica Popolare Cinese Xi.


Obbiettivo utopistico del Summit è stato quello di convincere i partecipanti a segnalare che il surriscaldamento globale dovrebbe fermarsi ad un grado e mezzo a partire da oggi, e che entro la metà del secolo le emissioni di carbonio dovranno essere praticamente azzerate.

Dichiarazioni come queste non costano nulla, sebbene gia India e Cina abbiano declinato l'offerta, tuttavia per i nostri "telegiornalisti" il G20 è stato un successo. 


Poco importano se le tematiche ambientali da sempre vengono strumentalizzate da quella o da quest'altra potenza col fine di ridurre o di affermare l'egemonia; per i nostri "fenomeni" di stampa e Tv, in questi giorni, il Mondo si è unito nel nome di Greta, e forse anche di Draghi e Burioni.
 

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Articolo pubblicato il 01/11/2021