La Geopolitica dello Spazio

Il dominio del cosmo interessa alle grandi potenze, e non solo...

Il 21 luglio del 1995, durante la terza crisi di Taiwan, i cinesi lanciarono tre razzi a scopo dimostrativo verso l'isola di Formosa. Di uno di loro però si perse completamente il segnale, questo perché la Cina di allora disponeva ancora del GPS americano. Quella che doveva essere una dimostrazione di forza, costui una grande umiliazione per l’ex Impero celeste. Questo fatto spinse Pechino ad accelerare lo sviluppo di un’sistema satellitare alternativo.

Questo aneddoto ci fa capire quanto il cosmo non sia solo un bel cielo stellato da osservare nelle quieti serate estive.

Come si è capito, oggi, parliamo di spazio; anzi, di geopolitica dello spazio.

Iniziamo col dire, in maniera del tutto disincantata, che l'uomo è andato nello spazio per farsi la guerra. Esistono però fondamentalmente due tipi di spazio, che qualche volta si intersecano fra di loro; il primo riguarda la ricerca scientifica, in particolar modo quella astronomica, poi c'è lo spazio dove invece le grandi potenze terrestri cercano di controllarsi e di dotarsi di strumenti per colpirsi a vicenda sulla terra; per farla breve: ci sono le orbite basse, che sono decisive per il controllo della terra. In queste orbite, che arrivano fino a duemila Km dalla superficie del mare, incontriamo satelliti che servono allo spionaggio, alla ricognizione, all'intelligence, ma anche alle telecomunicazioni e alla meteorologia. Non è sempre facile distinguere le rispettive funzioni, e non è sempre facile distinguere l’aspetto scientifico-tecnologico da quello militare.

Ancora più concretamente, negli ultimi anni, alcune potenze, probabilmente gli Stati Uniti, ma sicuramente la Cina e la Russia, hanno sviluppato dei missili ipersonici capaci di volare nello spazio e di colpire bersagli su terra dotati di testate nucleari (quindi di produrre danni catastrofici sul pianeta), questi missili attraversano altitudini molto elevate, in quello che in gergo si chiama l'aerospazio, cioè appunto lo spazio più vicino alla terra; il quale può arrivare intorno ai 100-150 km, quindi al limite dell'atmosfera, per poi ricadere su bersagli terrestri.

Più in generale, tutte le potenze (Usa, Cina, Russia, India, Giappone) cominciano a dotarsi di strategie e di comandi spaziali. Le armi spaziali con i suoi rispettivi comandi sono un po’ la regia di tutti i sistemi strategici odierni, perché appunto dallo spazio, attraverso i satelliti, si può controllare la terra, ed eventualmente colpirne i bersagli.

Storicamente c'è sempre stato questo uso duale dello spazio; perché in realtà con lo sviluppo dei missili balistici intercontinentali, quelli con cui Stati Uniti e Unione Sovietica potevano colpirsi da un continente all'altro, generarono quella fase di equilibrio incentrata sul rispettivo terrore di una possibile guerra nucleare. Questo status quo abbinò ben presto propaganda e ricerca scientifica con gli obbiettivi e gli usi strategico-militari.

Oggi però non ci sono più solo i missili balistici intercontinentali, grazie soprattutto ai satelliti, si riesce a controllare la terra nei modi più svariati possibili.

Sicuramente partiamo dal presupposto che qualunque tipo di operazione bellica dovrebbe iniziare necessariamente con l'utilizzo dei satelliti, poiché essi sono il primo strumento di raccolta informativa di cui dispone un esercito di una grande potenza; e questo vale per gli Stati Uniti così come per la Cina.

In misura crescente soprattutto quando Pechino ha dispiegato a livello globale BeiDou, il rivale del GPS americano. Idem dicasi per la Russia, anche lei con il sistema satellitare alternativo GLONASS.

Però è anche vero che altri paesi si stanno organizzando con sistemi anti-satellitari. Argomento interessante questo, perché nonostante questi dispositivi siano estremamente potenti in termini di raccolta informativa, sono anche allo stesso tempo piuttosto vulnerabili, possono essere disturbati e danneggiati; e quindi le grandi potenze si interessano anche per ostruire il trasferimento di informazione e quindi comprometterne l'applicazione tattica del dispositivo.

Fra i diversi piani di interpretazione geopolitica, non possiamo dimenticare l'aspetto culturale delle rispettive potenze. Le quali, oltre che dotarsi di tecnologie di tracciamento satellitare differenti, puntano anche ad un uso del lessico politico proprio per indicare i rispettivi eroi dello spazio. I quali diventano per le forze NATO filo-Usa degli “astronauti”; dei “cosmonauti” per la Russia, e dei “taikonauti” dai cinesi (letteralmente “marinai dello spazio).

L’America, dal canto suo, interpreta lo spazio alla stregua delle rotte marittime. Cerca di applicare Mahan anche al dominio del Cosmo, atto a farlo corrispondere con il proprio dominio dei mari.

Ergo, oggi risulta molto importante considerare la necessità di controllare le rotte spaziali, perché ormai si è sviluppata, insieme alla competizione scientifica e militare una partita economico-commerciale, in particolare alcuni imprenditori americani, penso soprattutto a Elon Musk, hanno investito miliardi nello spazio in coordinamento con il governo americano e con le sue strutture militari; quindi, con il Pentagono, associando l'aspetto economico commerciale all'aspetto militare.

In futuro si può immaginare la colonizzazione della Luna, o anche di Marte, da parte terrestre; dove dei robot potrebbero portare sulla terra materiali e risorse da altri pianeti. Ciò muterebbe per sempre gli scenari geopolitici ed economici del Pianeta. Questa visione, apparentemente fantascientifica, potrebbe riguardarci in un futuro non troppo lontano.

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Articolo pubblicato il 21/01/2022