Il Mali si schiera con la Russia ed espelle l'ambasciatore francese

Mosca penetra nell'ex Impero francese e assimila alla propria sfera d'influenza interi paesi africani.

Il Mali ha espulso l’ambasciatore francese Joël Meyer come ritorsione dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri transalpino Jean-Yves Le Drian contro il governo golpista di Bamako.

La notizia segna il culmine di un’escalation durata due settimane, nella quale ha visto coinvolte le principali autorità dei due paesi. Francia e Mali non potrebbero sostenere i costi geopolitici di uno strappo definitivo, ma al contempo non riescono ad abbassare i toni della disputa per via di ragioni interne.

Fonti diplomatiche francesi hanno rivelato all’agenzia Reuters che i governi di Russia e Mali starebbero per chiudere un accordo che consentirebbe ai mercenari russi di operare nel paese africano. In particolare, la società militare Wagner Group sarebbe pronta a mobilitare fino a un migliaio di uomini (dietro a un compenso che si aggirerebbe sui 10,8 milioni di dollari al mese) per fornire addestramento e consulenza alle truppe di Bamako impegnate nella lotta ai jihadisti nel Sahel, oltre che protezione alle istituzioni locali. Parigi starebbe esercitando una forte pressione diplomatica sulle autorità maliane volta a scongiurare la stipula di tale accordo.

Il portavoce dell’esercito del Mali ha detto che i soldati russi si sono già schierati nella città settentrionale di Timbuktu, volti ad addestrare le forze del Mali in una base lasciata libera dalle truppe francesi il mese scorso.

Il governo di Bamako deve riscuotere consensi nella sua popolazione specialmente dopo le sanzioni dell’Ecowas e per fare ciò ricorre alla retorica antifrancese imbevuta di una certa dose di panafricanismo. Il presidente francese Emmanuel Macron non può mostrarsi debole mentre si avvicinano le elezioni di aprile, che si decideranno “a destra”.

L’attrito verso Parigi non mina solamente le relazioni tra i due paesi, ma quelle euro-africane nel loro complesso. Tra due settimane si svolgerà a Bruxelles il vertice Africa-Ue, al quale i 16 Stati europei partecipanti alla task force Takuba dovranno presentarsi con una decisione chiara sul futuro della missione che inizia a fare i conti con i primi disimpegni.

La Svezia ha dichiarato di volersi ritirare entro fine anno, la Danimarca sta smobilitando le proprie truppe dopo le pressioni del governo maliano che ha bollato la presenza di Copenaghen come illegittima.

Lo scetticismo degli europei rispetto a Takuba è accresciuto da un quadro regionale fondamentalmente instabile, specialmente dopo il colpo di Stato in Burkina Faso che, al netto degli sviluppi, rappresenta un danno d’immagine per la narrazione dell’impegno di Parigi e Bruxelles nella regione.

Tuttavia, l’intesa fra Mosca con il Mali è ancora da chiudere, ma la Francia già guarda con apprensione all’eventualità di un’avanzata della Russia in un altro pezzo pregiato del suo ex impero africano, naturalmente a proprio discapito.

l ministro francese, Jean-Yves Le Drian, ha accusato il gruppo privato Wagner, costituito da mercenari russi, di usare “le risorse del Paese in cambio della protezione alla giunta. Stanno depredando il Mali", ha dichiarato. Wagner è costituita da “ex soldati russi, armati dalla Russia e corredati di logistica russa", ha detto Le Drian, e “usa la debolezza di certi Stati per impiantarsi, con lo scopo di rafforzare l'influenza della Russia in Africa".

Tuttavia, se l’intervento in Cirenaica – attraverso sempre i mercenari della Wagner Group – ha dischiuso al Cremlino le porte del Ciad, la presenza di contractor russi nella Repubblica Centrafricana ha fatto di Mosca l’attore militare di riferimento anche a Bangui. La prospettiva di una possibile intesa russa con Bamako è tanto più importante poiché giunge dopo che quest’estate il presidente francese Emmanuel Macron aveva confermato il pesante ridimensionamento del dispositivo militare transalpino nel Sahel. Segno che le autorità russe vedono nelle oggettive difficoltà francesi nella regione un’opportunità d’oro per espandere la propria influenza dalle coste nordafricane alla fascia saheliana. Con l’effetto di assegnare un carattere sempre più strutturale alla competizione Francia-Russia in Africa. Non è un dettaglio di poco conto: cosa potrà succedere ad esempio in Libia, dove sia Parigi che Mosca hanno sostenuto il feldmaresciallo Khalifa Haftar contro il governo di Tripoli? E che ne sarà del contingente di truppe scelte italiane inviato in Mali per supportare la Francia nella sua inconcludente guerra ai jihadisti? Il fatto che Parigi detenga il comando della missione Takuba significa che Roma verrà tagliata fuori dal negoziato con Mosca sulle nuove regole d’ingaggio locali e che, nostro malgrado, rischiamo di trovarci contro i mercenari del gruppo Wagner? Sono interrogativi che ci interessano da vicino perché la competizione franco-russa nel Sahel finirà inevitabilmente per scaricarsi sul Nord Africa, producendo alcune onde d’urto che si faranno sentire fin sulle nostre coste.

Nella confusione che regna sotto il cielo del Sahel, solo la Russia incassa il plauso delle opinioni pubbliche locali e, sentitamente, ringrazia.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 04/02/2022