Mitologia oggi

… nei meandri dell’inconscio

Mitologia e vita

Non è un periodo facile da vivere, il nostro; ma se abbiamo scelto di nascere in questi anni, il motivo ci deve essere e sinceramente non ne sono nemmeno così dispiaciuta. Vedere cambiamenti epocali in breve tempo, assistere a capovolgimenti storici imponenti e farne parte ha suscitato in me un senso di responsabilità non indifferente.

 

I nostri avi, i nostri nonni, i nostri padri hanno affrontato guerre, invasioni, carestie, terremoti e sconvolgimenti di ogni genere; quelli che son sopravvissuti hanno mantenuto dentro di sé il ricordo delle difficoltà con un sentimento di soddisfazione verso il proprio ritrovato equilibrio interiore e la volontà di costruire dove tutto era andato distrutto.

Così deve essere per noi dopo due anni catastrofici, in cui le nostre certezze sono state azzerate e abbiamo perso le coordinate entro cui ci muovevamo.

 

Come gran parte degli appartenenti al segno zodiacale dei Pesci preferisco nuotare nel fondo degli abissi piuttosto che arare un campo o scalare montagne innevate: è la mia natura, governata da Nettuno, condizionata dal periodo in cui le forze della Natura premono, già in attesa della primavera.

Non è un gran merito: sarebbe stato difficile non ascoltare le voci provenienti dall’inconscio e negare l’amore per il mistero e la spiritualità che han segnato tutta la mia vita.

Questo mi ha aiutata molto, non vivendo il distanziamento sociale, come un limite, ma un’occasione per leggere, scrivere e vivere il tempo in modo diverso.

 

La grande difficoltà che però da sempre mi accompagna è l’apparente razionalità (indotta per questioni di sopravvivenza in un habitat poco consono alle mie fantasie) che mi ha spesso fatto apparire come decisa e determinata, radicata nella vita pratica.

Le persone che mi conoscono e leggono per la prima volta i miei scritti restano interdette e stentano a riconoscermi nella mia vera natura: le due immagini sono così discordanti l’una dall’altra da credere che non possano coesistere e in effetti ancor oggi mi capita di dovermi impegnare non poco per metterle d’accordo.

 

Rileggendo il Simposio di Platone mi sono resa conto però di quanto la dualità sia alla base di ogni essere vivente e di quanto il raggiungimento dell’equilibrio derivi dalla abilità e capacità di affondare le proprie radici in quella nostra parte più autentica piuttosto che nell’immagine mandata avanti per relazionarci con gli altri: saper congiungere le due metà, quelle in cui siamo divisi, è ciò che prelude al nostro riconoscimento profondo.

 

Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione. […].

Le persone quando incontrano l’altra metà di se stesse da cui sono state separate sono prese da una straordinaria emozione, colpite nel sentimento di affinità con l’altra persona, se ne innamorano. […].

C’è qualcos’altro: evidentemente la loro anima cerca nell’altro qualcosa che non sa esprimere, ma di cui intuisce la presenza con immediatezza.

 

Grande la verità nell’insegnamento mitico del filosofo, eppure fuorviante e spesso tragica è la ricerca alla lettera; ovvero la ricerca dell’altro fuori di sé, perché anche quando ci illudiamo di aver trovato “l’altra metà” (vulgo l’anima gemella) e siamo convinti che nulla potrà mai separarci, cadiamo nell’errore di credere che esista davvero quell’essere in grado di colmare il nostro vuoto interiore: in realtà ciascuno di noi è solo la metà, ma di se stesso, non di qualcun altro.

 

Noi esistiamo a metà semplicemente perché non abbiamo la consapevolezza della nostra divinità, dell’unità che è armoniosa perfezione, ben lontana dalla cosiddetta perfezione terrena!

Ecco perché percepiamo l’incompletezza, che in realtà è solo incompiutezza.

A volte siamo così lontani da quel filamento che ci unisce al divino da credere di poterne fare a meno e di decidere, sbandierando con orgoglio il libero arbitrio, come indirizzare la nostra vita secondo ciò che la nostra mente ci suggerisce.

 

Perdere o sottovalutare il nucleo vero della nostra esistenza è un errore che provoca danni inestimabili: è come tagliare il cordone ombelicale a un bambino nel ventre di sua madre quando ancora la gestazione non è giunta al termine!

 

E che cosa ci lega alla Natura se non quel “filo” invisibile?

 

L’anima infatti non permette a nessuno di ignorarla, a meno che non sia costretta a ritirarsi quando lasciamo spazio alle forze distruttive, quelle che ci circondano nel tentativo di sviarci, di non farci raggiungere il “sogno” da realizzare, quel sogno che è il motivo della nostra venuta sulla terra.

 

Un sogno di coesione, di empatia, di accoglienza dei nostri fratelli come parti di noi; esattamente l’opposto di quello in cui, se non siamo più che vigili, possiamo cadere con la stupida e malvagia discriminazione tra vaccinati e non.

 

Infatti le forze della contro-iniziazione esistono e sono potenti quanto quelle che ci sospingono verso la Luce.

 

L’immagine dell’auriga che tiene per le redini il cavallo bianco e quello nero nel Fedro di Platone può darci un’ulteriore visione del nostro essere: solo nell’equilibrio delle forze contrastanti, la nostra anima può procedere verso la Luce, può giungere a identificarsi con il Sole, verso il quale si dirige!

 

Trattenuti in falsi scopi, zavorrati da obiettivi a noi profondamente estranei, può capitare che inseguiamo un successo effimero sospinti da “energie” con connotazioni molto chiare nella mitologia classica: Marte che ci incita all’ira, Mercurio che ci rende ladri, Venere che provoca una libido senza confini, Giove che ci fa rimpinzare di dolci, Saturno che non ci fa scoprire le gioie della generosità e l’orgoglio del Sole legato all’accidia della Luna che ci inibisce definitivamente  nella nostra crescita spirituale.

 

Ed è in “Virtù dei vizi” che ho voluto mettere in luce proprio questi duplici aspetti di una stessa energia: diverso è l’approccio alla stessa tematica se la persona vive in armonia con se stessa o se viene dominata dalla divinità che impera su quel tipo di tematica.

A un “voi” impregnato di vizi ho contrapposto un semplice “noi” depositario degli stessi vizi esorcizzati in quanto vissuti in positivo, nella consapevolezza della loro esistenza:

Il vostro orgoglio vi rende sicuri del vostro potere

Il nostro orgoglio ci rende liberi dall’apparire

La vostra accidia vi rende certi dei vostri credo

La nostra accidia ci aiuta a non competere

La vostra invidia vi rende ladri di idee

La nostra invidia ci rende cercatori di verità

La vostra lussuria vi rende preda degli istinti

La nostra lussuria anima solo le nostre notti

La vostra ira grida le vostre ragioni

La nostra ira alimenta il nostro desiderio di giustizia

La vostra gola vi rende ingordi di benessere

La nostra gola ci rende bramosi di sapere

La vostra avarizia vi tiene prigionieri del denaro

La nostra avarizia ci fa trattenere i ricordi dei giorni felici

 

È così che quando le forze nascoste tutelari si sono riversate nei miei scritti, dopo che si erano manifestate abbondantemente in altre situazioni, ho imparato a non sottovalutare i messaggi che in questo modo si sono trasmessi: ho preso quindi la decisione di lasciare loro la libertà di dettare interi capitoli di opere per lo meno inquietanti, molto significative se messe in relazione con altri scritti di autori già noti.

 

Non perché creda di poter competere, inopportunamente con i mostri sacri della letteratura, ma perché ci si rende conto che concetti, simboli, parole appartengono a quella zona di inconscio collettivo dove un autore può arrivare, senza aver la presunzione che siano proprie.

Sono semplici indicazioni che provengono da luoghi in cui il tempo non ha significato, ma danno vita a intuizioni che vivono di un sempre presente davvero rassicurante.

 

 

Amore in silenzio

Non è stato semplice apprendere a far silenzio in me, poiché solo lasciando andare le immagini egoiche legate al potere della mente, affrontando una paura dopo l‘altra - dall’inadeguatezza alla emotività sempre pronta a inibire ogni reazione - ho intravisto qualche sprazzo di vuoto: un luogo situato dove si uniscono i due emisferi cerebrali ed è in grado di connettersi al cuore per comunicare, fare udire la voce che viene da lontano.

 

Così ho immaginato il Nirvana, una libertà totale dalla realtà immanente, ma soprattutto dal giudizio: che qualcuno pensi che io sia “un po’ strana” perché confesso di ascoltare le parole che si formano nella mia mente, poco m’importa. So solo che avere la percezione diretta di una verità che può sorgere all’improvviso nei pochi attimi in cui si riesce a mettere a tacere la mente, ascoltando quel sussurro impercettibile, è davvero struggente.

 

Attraverso i molti esercizi ci si allontana dalle illusioni della mente, quelle che oggi stanno soffocando la magia, quelle che ci portano a perdere il significato arcano della vita e a seppellire il sacro, rinnegando, rinunciando troppo di frequente alla conoscenza vera, alla saggezza primordiale e divina dell’uomo.

 

È così che si rinuncia all’amore senza condizioni, all’amore che sta alla base della vita, perché è lì che dimora l’impulso alla vita.

 

Il problema è che solo attraverso questa forma d’amore incondizionato verso la divinità, verso quella parte dell’umanità in cui si riflettono le divinità, superando il pesante muro della materia, cogliamo la possibilità di avvicinarci alla fonte della vita, molto poco terrena e in grado di riconnettere l’umanità alla sua vera natura eterna.

 

Non esistono maestri, non ci sono scuole o chiese che possano fornire strumenti per un tale “salto” in cui abbracciare l’infinito: esiste solo l’Amore e non per nulla anche il Cristo è stato un Dio d’amore.

 

 

In copertina, Filemone e Bauci, illustrazione di Chiara Rota, 2020.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 13/02/2022