Crisi ucraina: sarà guerra?

Valutiamo tutte le ipotesi e le conseguenze di una possibile crisi

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov apre uno spiraglio nella crisi ucraina. Ha detto infatti a Putin che ci sono possibilità di trovare un accordo con la NATO. Di diverso avviso appare il Regno Unito. “Ci sono tutti i segnali per pensare che stanno preparando un’invasione. Dobbiamo renderci conto che questa è una situazione molto pericolosa. E tutti possono vedere che sarebbe un errore disastroso per la Russia. Siamo sull’orlo del precipizio!”. Così, il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha parlato della crisi in Ucraina e della possibilità di un’invasione russa nel Paese.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha risposto a queste tesi affermando che si tratta di “un'isteria angloamericana”.

Il cancelliere tedesco Scholz chiarisce che "l'ingresso dell'Ucraina nella Nato non è in agenda" , mentre il presidente (ex comico) ucraino Zelensky avverte: "Grave errore spostare il personale delle ambasciate da Kiev".

«Per Mosca l'Ucraina è un territorio assolutamente ostile. Vladimir Putin in caso d'invasione non potrebbe contare neppure sul consenso della popolazione russofona e questo trasformerebbe il controllo del territorio in un'operazione costosissima in termini militari. Per questo escludo un imminente invasione». Così commenta la crisi il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore delle Forze Armate.

Tuttavia, i venti di guerra si sono intensificati venerdì pomeriggio, con indiscrezioni di intelligence che davano un attacco possibile già per domani, e la telefonata del fine settimana tra Putin e Biden non ha cambiato sostanzialmente le cose.

Nel frattempo, in questi giorni otto nuovi caccia statunitensi F-15 sono atterrati in Polonia. La Nato si sta muovendo insieme all’Ucraina per tutta l’Europa orientale. Contro i 130mila soldati russi sul confine l'Ucraina si sta preparando alla guerra: sono arrivati i missili di supporto dalla Lituania e le munizioni dagli Usa.

Insomma, la guerra potrebbe iniziare da un momento all'altro. A sostenerlo sono gli Stati Uniti che nei giorni scorsi hanno rivelato i piani per cui la Russia avrebbe già pensato di organizzare un "finto" episodio che li autorizzerebbe a scatenare l'offensiva contro l'Ucraina. L’attacco dovrebbe partire con bombardamenti aeronavali di preparazione dai distretti militari occidentale e meridionale russo.

Ci sono altri per i quali invece si tratta solo di una "prova muscolare" e che non si andrà alla guerra. Certo è che con l'ingente spiegamento di forze militari che si sta concentrando nell'aria il rischio di un "incidente" aumenta esponenzialmente. Ma c'è anche chi sostiene che il conflitto sia già iniziato sotto forma di “guerra ibrida”, vedendo questa pandemia, e la sua disinformazione al seguito, come appendice di una guerra mondiale su più livelli.

Ma cosa succederebbe se si scatenasse davvero una guerra in Ucraina e quali sarebbero le conseguenze per l’Italia? Due domande che molti analisti hanno cominciato a porsi, cercando di capire quali potrebbero essere i pericoli per un Paese fortemente esposto come il nostro che rischia dunque di pagare un prezzo elevatissimo.

Il possibile conflitto in Ucraina ha già scatenato il panico sui mercati. L’indice Vix, anche detto “indice della paura”, che misura la volatilità dei mercati, si è impennato al 30,99%, mentre le Borse di tutto il mondo si muovono in rosso, con il Ftse Mib che registra una delle peggiori performance internazionali.

Il 50% delle importazioni extra-europee verso l’Unione arrivano dalla Russia. L’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, spiega che “è dalla metà del 2021 che le forniture di gas russe verso l’Europa sono più basse rispetto alle attese (-25%, addirittura -40% a gennaio), e anche per questo i prezzi spot del gas naturale in Europa in un anno sono quasi quintuplicati”, provocando l’ormai ben noto caro-bollette.

Dovremmo trovarci di fronte a “un mal comune mezzo gaudio”, ma in realtà l’Italia è uno dei Paesi che sta soffrendo di più per questa situazione. Perché? Perché “tra i grandi paesi dell’Unione europea, l’Italia è di gran lunga il più dipendente da Mosca”, fa sapere l’Ispi.

Un discorso simile a quello fatto per il gas è valido anche per il petrolio. Ad oggi la Russia è il primo partner commerciale dell’Ue, con una quota di mercato che si aggira intorno al 25%. Per l’Italia, Mosca rappresenta il quarto fornitore in termini assoluti di petrolio. Facile dunque capire il motivo per cui l’escalation di tensioni tra Russia e Ucraina abbia fatto aumentare il prezzo dell’oro nero.

Oltre alle evidenti ripercussioni sul costo dei carburanti, il rincaro dei prezzi del petrolio potrebbe complicare ulteriormente il quadro inflazionistico, causando un rialzo dei prezzi degli altri beni, soprattutto quelli trasportati da camion e furgoni, e mettendo a rischio la ripresa economica post-pandemica.

Ultimi, ma non ultimi, idem dicasi per il grano e il mais. Non è infatti solo l’energia a preoccupare l’Italia. I venti di guerra in Ucraina hanno fatto impennare le quotazioni internazionali di grano per il pane e mais per l’alimentazione animale. La Coldiretti ci fa sapere che, in una settimana, i prezzi sono saliti rispettivamente del 4,5% e del 5%.

“A preoccupare – afferma l’associazione - è il fatto che il conflitto possa danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali ed il rischio concreto di carestie e tensioni sociali”.

La questione si fa preoccupante se consideriamo infatti che l’Italia è un Paese deficitario che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti.

Nonostante ciò, al momento l’Italia e l’Europa possono stare tranquille. La guerra, almeno per il momento, non converrebbe a nessuno. Scopo della Russia è quello di creare uno stato ucraino diviso al suo interno e per questo impossibilitato ad aderire alla Nato. Sul piano geopolitico Mosca punta invece a divedere la Nato in Europa in due tronconi; l’uno occidentale (economicamente legato al Cremlino), l’altro orientale (storicamente ostile alla Russia).

«Il vantaggio quasi unico dell'offensiva - insegnava Carl von Clausewitz - consiste nella sorpresa». Già questo fa capire perché Vladimir Putin non abbia alcuna intenzione d'invadere l'Ucraina (almeno per ora). L'effetto sorpresa, indispensabile per il successo di un'invasione, si è dissolto fin da dicembre quando Washington ha diffuso le prime informazioni sulla concentrazione di truppe russe lungo confine. E attaccare senza effetto sorpresa equivale, nonostante l'evidente superiorità tattica e strategica della Russia, a moltiplicare le perdite. E con esse i costi politici ed economici del conflitto. Un errore che un presidente formatosi nel Kgb mentre l'Urss era impantanata in Afghanistan non può ripetere.

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Articolo pubblicato il 15/02/2022