Zurigo. Credit Suisse incappa in uno scandalo per 18 mila conti gestiti legati alla criminalità

Tra gli anni Quaranta del secolo scorso e la fine degli anni 2010 avrebbe gestito conti e depositi per oltre 100 miliardi di dollari che fanno riferimento ad attività criminali. Il ruolo del Vaticano

Tornano di attualità le periodiche notizie sulle banche svizzere, dimenticando che il Paese degli orologi, per la sua secolare neutralità si è trovato  sovente al centro di equilibri ed interessi leciti o meno, provenienti da tutto il mondo.

Con la politica internazionale in primo piano. Rifugio sicuro di dittatori esiliati e principi decaduti e di politici disinvolti. In passati remember erano anche emersi, in seguito a rogatorie internazionali , nomi di politici italiani di primo piano.

Poi anche lì è caduto il segreto bancario e le indiscrezioni  spopolano, come gossip sui giornali di tutto il mondo.

Nel nostro caso, la banca svizzera Credit Suisse torna nella bufera.

Secondo un'inchiesta condotta dall'Organized Crime and Corruption Reporting Project (Occrp), consorzio di 47 media internazionale che include testate come "Le Monde", "The Guardian" e "Miami Herald", avrebbe gestito almeno 18mila conti che fanno riferimento ad attività criminali, violazioni dei diritti umani o soggetti sottoposti a sanzioni.

Le informazioni fanno riferimento a conti e depositi di importo complessivo superiore a 100 miliardi di dollari, ospitati dall'istituto tra gli anni Quaranta del secolo scorso e la fine degli anni 2010. 

I dettagli dei conti collegati a 30.000 clienti sono contenuti nell'indagine che smaschera i beneficiari dei conti, pubblicata anche in Italia.

Tra i nomi emersi, vi sarebbero quelli di un cittadino svedese trafficante di esseri umani nelle Filippine, un boss della borsa di Hong Kong incarcerato per corruzione, un miliardario che ha ordinato l'omicidio della sua fidanzata pop star libanese e dirigenti che hanno saccheggiato la compagnia petrolifera statale venezuelana.

E inoltre un figlio dell'ex dittatore egiziano Hosni Mubarak, l'ex capo dei servizi segreti del paese, ma anche italiani domiciliati all'estero, tra cui quasi un terzo abitanti in Venezuela, come Mario Merello, accusato in passato di aver frodato il fisco per 450 milioni di euro.

Fra i clienti speciali anche un conto di proprietà del Vaticano nei dati, aperto nel lontano 1930, che è stato utilizzato per spendere 350 milioni di euro nell'ormai noto investimento in una proprietà londinese che è al centro di un processo penale in corso contro diversi imputati. In seguito a questa vicenda, l’anno scorso ne fece le spese il cardinale Becciu, privato da papa Francesco della dignità cardinalizia.

Credit Suisse avrebbe annunciato una investigazione interna per far luce sulla fuga di notizie, e intanto, respinge fermamente le accuse e le insinuazioni che riguardano pratiche commerciali della banca.

I fatti riferiti sono principalmente remoti, risalendo in alcuni casi addirittura agli anni Quaranta del secolo scorso. “Ciò che viene riportato, sostiene la banca svizzera, è basato su informazioni parziali, inaccurate o selettive che estrapolate dal loro contesto danno adito a interpretazioni tendenziose riguardo alla condotta della banca”. “Credit Suisse non può rilasciare alcun commento su potenziali relazioni di clientela, ma conferma di aver adottato le misure adeguate e di avere già preso provvedimenti dove necessario".

Domani nessuno avrà più interesse a sollevare il caso, sino al prossimo incidente di percorso. Così va il mondo!

 

 

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Articolo pubblicato il 22/02/2022