Il FAI apre la Facoltà di Biotecnologie di Torino

Dalla Scuola di Veterinaria alla ricerca sulle cellule

Ho visitato questo complesso domenica 27 marzo, grazie alle Giornate FAI di Primavera 2022, quasi un monolite austero e moderno quasi nel centro di Torino.

Le visite sono state guidate dai volontari del Gruppo FAI Giovani di Torino.

Quella che era la Scuola di Veterinaria nasce in stradale di Nizza 11 (oggi via Nizza 52). Il suo posto è stato preso dalla Facoltà di Biotecnologie dell’Università di Torino.

Su questi terreni preesistevano le cascine Cassone e Tonello.

L’esedra del padiglione di chirurgia è stata abbattuta nel 1999, contestualmente ai lavori progettati dall’architetto Luciano Pia, per costruire il nuovo edificio. Nello stesso isolato esisteva anche il magazzino degli olii lubrificanti dei F.lli Ceresa.

La cascina Cassone viene pesantemente colpita dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, ed è stata abbattuta.

La cascina Tonello è, invece, sopravvissuta: è il palazzo più antico che si può osservare anche attraverso la cancellata su via Nizza. Sono state ristrutturati gli ambienti interni, quelle che erano le stalle e il lato posteriore aperto da un portico colonnato.

La nuova sistemazione degli ambienti è il risultato dei progetti e della ristrutturazione portati avanti dall’architetto Luciano Pia. La attuale facciata su strada è in vetro trasparente, che isola dai rumori e consente la visibilità da entrambi i lati. Le pareti perimetrali interne sono state edificate in calcestruzzo autocompattante, materiale innovativo alla fine del XX secolo. Al primo piano della nuova Facoltà ci sono due aule con una capienza di duecento posti ciascuna, senza colonne a sostegno della struttura. Due maestose scale aperte permettono la salita, disegnando l’area come un anfiteatro moderno.

Il primo ambiente interno è un cortile accessibile a tutti, il secondo cortile richiama la forma di un chiostro, con il giardino al centro e i laboratori intorno.

Nel corso della visita si è potuto ammirare un soffitto affrescato al primo piano. Qualche figura potrebbe raffigurare personaggi di casa Tonello, ma non esiste documentazione a riguardo.

Cosa c’era qui in passato?

Dobbiamo andare indietro nel tempo di oltre due secoli e mezzo e scopriamo che la Scuola Superiore di Medicina Veterinaria viene istituita da Carlo Emanuele III, con le Regie Patenti del 1° settembre 1769, per poter curare i cavalli del suo esercito, fin allora affidati soltanto ai maniscalchi (un reggimento contava dai 600 ai 700 cavalli).

Davide Bertolotti descrive alcuni particolari sulle origini nella sua “Descrizione di Torino”, Pomba, 1840 (pagg. 300/301), a partire dalle vicissitudini del periodo napoleonico e al ritorno di Vittorio Emanuele I di Savoia dopo la Restaurazione.

Essa durante la guerra fu chiusa. Nel 1802, venne ristabilita nel Regio Castello del Valentino. Vittorio Emanuele nel 1818 di molto l’accrebbe, e la trasportò alla Venaria Reale. Da alcuni anni è in Fossano. Prima faceva parte dell’Università. Ora è dipendente dal Ministero di Guerra. Tre sono i Professori: uno insegna l’anatomia comparata e i precetti generali di medicina legale; un altro gli elementi di botanica e di chimica, la materia medica; il terzo la fisiologia, la patologia, l’igiene, le operazioni e la teoria della ferratura.

Uno spedale somministra agli Alunni i mezzi d’acquistare la pratica.

Il corso è di quattro anni”.

Inoltre, sul sito della Facoltà (www.veterinaria.unito.it) è riportato che “La Scuola Veterinaria piemontese venne fondata nel 1769 per volere del re Carlo Emanuele III che aveva inviato quattro chirurghi a Lione a studiare presso quella scuola che esisteva già dal 1762. Giovanni Brugnone (1741-1818) diede i migliori risultati e, tornato in patria, ebbe l’incarico di costituire un istituto sul modello di quello francese ed a questo scopo ricevette alcuni locali nel padiglione di caccia del castello reale della Venaria. La scuola, che aveva nel Brugnone il direttore e l’unico insegnante, dipendeva dal ministero della guerra ed era finalizzata principalmente alla cura dei cavalli per l’esercito”.

Il sopra citato Giovanni Brugnone (1741 – 1818) è, quindi, il primo Direttore.

Poi la storia si fa movimentata!

La Scuola risulta alla Mandria di Chivasso fino al 1798, quindi al Castello del Valentino dal 1800 al 1813 (sarà chiusa fra il 1814 e il 1818); ritorna a Venaria dal 1818 al 1834, dove Carlo Lessona (1784 – 1858), allievo del Brugnone, ne sarà il Direttore; trasloca al Castello degli Acaja a Fossano dal 1834 al 1841; è ancora a Venaria, per altri dieci anni, dal 1841 al 1851 (dal 1847 al 1851 la scuola viene sostituita da un Istituto Agrario Veterinario Forestale) e di nuovo al Castello del Valentino dal 1851 al 1859. Approda, infine, in via Nizza 52, dove rimarrà dal 1859 al 1999, prima dell’ultimo trasferimento a Grugliasco. E qui chiudiamo un cerchio della storia e della visita propugnata dal FAI.

Questa lunga gestazione dimostra come sia stata necessaria una laboriosa evoluzione prima di definire con precisione i compiti e la figura giuridica di quella che diventerà nel 1860 la Regia Scuola Superiore di Medicina Veterinaria. Si trattava di un istituto parificato all’Università, con gestione autonoma, che rilasciava dapprima diplomi in zooiatria e solo successivamente le lauree.

I meriti dell’attività di studio e ricerca sono ben rappresentati da alcuni personaggi di rilievo che hanno interagito in prima persona con la storia dell’istituto e il dispiegarsi delle sue attività.

Il già citato Carlo Lessona, che nel 1838 fonda l’Associazione Veterinaria Piemontese.

Felice Perosino (1805 - 1887), anatomico e primo comandante del corpo veterinario dell’esercito.

Domenico Vallada (1822 - 1888), insegnante di patologia, igiene e zootecnia, tra i primi ad occuparsi di igiene degli alimenti di origine animale.

Giovanni Battista Ercolani (1817 – 1883). Nel 1852 fonda insieme a Michele Lessona (1823 – 1894, direttore di una delle prime riviste di divulgazione scientifica dell'Italia unita, La Scienza a dieci centesimi) il Giornale di Veterinaria. Socio corrispondente della francese Società imperiale e centrale di veterinaria nel 1853, sei anni dopo è nominato Direttore della Scuola di Medicina Veterinaria, della quale era stato promulgato il regolamento il 29 settembre 1855; fonda anche i musei di anatomia e di patologia veterinaria.

Giulio Bizzozero (1846 – 1901). Nel 1873 fonda il laboratorio di patologia generale, può esser definito l’inventore della medicina preventiva e del vaccino contro il vaiolo; introduce l’uso del microscopio per lo studio delle piastrine del sangue; è propugnatore di un ospedale per le malattie infettive in città (il futuro Amedeo di Savoia). Nel 1876 ha fondato l'Archivio per le scienze mediche, una delle prime riviste di ricerca biomedica.

Edoardo Bellarmino Perroncito (1847 – 1936) è il primo titolare al mondo di una cattedra in parassitologia (1879); con le sue scoperte sulle malattie dei minatori impiegati al tunnel del San Gottardo ha salvato la vita a migliaia di minatori in tutta Europa. Lasciò numerosi reperti che, nonostante siano stati in parte distrutti dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, sono tuttora conservati nella raccolta Perroncito presso l'Istituto di anatomia patologica della Facoltà di Veterinaria di Torino.

Facciamo un passo avanti nella storia medica.

A inizio Novecento, con l’avvento dei motori a scoppio e dei mezzi di trasporto motorizzati, il cavallo perde man mano d’importanza; nasce quindi la figura dell’Ispettore Sanitario per non perdere competenze e professionalità e coprire nuove richieste di intervento sanitario.

Nel 1999 la Facoltà di Veterinaria si trasferisce nella nuova sede di Grugliasco.

Come detto, il suo posto viene preso dalla Facoltà di Biotecnologie dell'Università di Torino, che oggi può disporre di adeguati spazi per la didattica, la ricerca e lo studio, l'amministrazione ed i servizi. Queste cinque funzioni distinte trovano collocazione in aree omogenee e interagiscono mediante collegamenti comuni e spazi di relazione, adattandosi alla conformazione del lotto ed alla conservazione degli edifici storici ancora presenti. L'edificio è dimensionato per accogliere circa 1.000 studenti e 200 tra docenti e personale di supporto.

Il corso di studi si sviluppa su due livelli: una laurea triennale in Biotecnologie e una laurea magistrale in Biotecnologia molecolare.

Al termine della visita una ricercatrice racconta la storia di una ricerca sulle cellule epatiche che ha permesso nel 2012 di trapiantare il fegato a tre bambini gravemente ammalati, con il fegato non funzionante, all’epoca non idonei a ricevere un trapianto di organo.

Oggi il fiore all’occhiello della facoltà è la self factory per lo studio delle cellule staminali.

A poca distanza, alle spalle di piazza Nizza e verso la sede ferroviaria passante, sta sorgendo il nuovo centro di studi e ricerche, al posto dell’ex scalo ferroviario. Lo sguardo della scienza e della ricerca si rivolge al futuro, in uno scambio sempre più proficuo e interdisciplinare fra studiosi e materie diverse, per far correre la ricerca più veloce di un treno lanciato sui binari.

 

Bibliografia e fonti

Davide Bertolotti – Descrizione di Torino – Pomba – 1840

Sito Università di Torino – www.veterinaria.unito.it

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Articolo pubblicato il 30/03/2022