1416: Savoie Bonnes Nouvelles

Un nuovo pregevole studio sulla storia sabauda

L’evento era stato annunciato da Mauro Bonino. Il 30 marzo 2022 il Centro Studi Piemontesi ha dato vita ad una partecipata ed affascinante presentazione storica, al centro della quale si è collocata un’opera di pregio, composta di due volumi con il contributo di 56 studiosi.

1416: Savoie Bonnes Nouvelles

Studi di storia sabauda nel 600° anniversario del Ducato di Savoia

L’Auditorium Vivaldi, accanto alla Biblioteca Nazionale Universitaria di piazza Carlo Alberto, ha ospitato gli intervenuti, sotto l’organizzazione della Associazione Amici della Biblioteca Nazionale, con Albina Malerba a coordinare gli interventi e a fare gli onori di casa per il Centro Studi Piemontesi.

Per entrare in confidenza con i Savoia e capirne la portata storica bisogna partire da lontano: da quando, nel Duecento, Pietro II si afferma con un ruolo politico di primissimo piano (con trecento feudi e castelli) e suo fratello Bonifacio diventa Arcivescovo di Canterbury.

Apre i lavori Guglielmo Bartoletti, Direttore della Biblioteca Nazionale: egli spiega come il lavoro sia nato da un convegno svoltosi nel 2016, in occasione del seicentesimo anniversario del Ducato di Savoia, con la partecipazione del Centro Studi Piemontesi, l’Università di Toirno e il contributo della Compagnia di San Paolo.

Il generale Franco Cravarezza è Presidente della Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria (Abnut) e Direttore del Museo Pietro Micca. Con grande entusiasmo, evidenzia che i due volumi ripercorrono la storia che va dai Savoia all’Italia, in un eccezionale excursus di 1800 pagine.

“Bonnes Nouvelles” era il motto del Reggimento Savoia Cavalleria, di stanza a Pinerolo (oggi trasferito a Grosseto).

Nel citato convegno, della durata di tre giorni, fu esposto per la prima volta il documento di nascita del Ducato di Savoia, nella prima mostra allestita all’Auditorium Vivaldi, nato nel 2015. Fra le rarità, vi era la penna con la quale fu firmato l’armistizio di Salasco (9 agosto 1848, dopo la battaglia di Custoza), al termine della Prima guerra di indipendenza (oggi conservata al Castello di Marchierù, dalla famiglia Prunas Tola – Mariconda).

Il Generale ricorda che proprio il giorno successivo, il 31 marzo 1944, si è svolto il combattimento di Monte Marrone, una tappa importante nella liberazione dell’Italia, nel quale il C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione) comandato dal generale Umberto Utili, conquista la vetta e ne ricaccia le truppe tedesche (1).

Conclude affermando che ritrovarsi a un avvenimento culturale aiuta a conoscere; ai fondamenti della conoscenza è bene aggiunger la riconoscenza per chi ci ha preceduto, e ne deve conseguire l’impegno a far bene e meglio per il futuro.

Enrico Genta Ternavasio, dell’Università di Torino, evidenzia come quest’opera possa essere un libro di consultazione e diventare la base di partenza per nuove ed ulteriori ricerche. Il riconoscimento del Ducato a Casa Savoia avviene in un tardo Medioevo; in quel contesto il novello Duca sarà un sovrano feudale, in un mondo cavalleresco guidato da un imperatore. Si sofferma sulla figura di Amedeo VIII, il primo Duca di Savoia (detto il Pacifico per il ruolo di arbitrato e mediazione che ha svolto in più occasioni in ambito internazionale).

Nel 1430 promulga gli Statuta Sabaudiæ, un corpus che raccoglieva le leggi degli stati da lui retti, che in quell'anno si estendevano dal Lago di Neuchâtel alle coste del mar Ligure: è il primo sovrano a ordinare una simile raccolta, per averne un’altra bisognerà aspettare circa un secolo e mezzo. Amedeo VIII può essere definito anche “uomo della rinuncia”: per diventare l’ultimo Antipapa, il 24 luglio 1440, assume il nome di Felice V e rinuncia al suo Ducato; nove anni più tardi, il 7 aprile 1449 cede alle richieste del Papa Niccolò V e rinuncia alla tiara, concludendo con il suo gesto uno scisma all’interno della Chiesa.

Chiara Devoti, del Politecnico di Torino, esamina gli aspetti tecnici e giuridici dell’opera: il primo volume si occupa di storia, diritto e linguaggio; il secondo sviluppa i temi della religiosità, arte e architettura, storie di famiglia. L’esame dei documenti relativi ai cantieri aperti nel solo anno 1418 rivela una serie di committenze colte e raffinate che danno un respiro europeo alla Corte e mettono in luce le relazioni fra le famiglie patrizie e Casa Savoia. Dopo lo spostamento della capitale da Chambéry, Torino si trasforma in un cantiere a cielo aperto, per la ristrutturazione di una città che diventa capitale, nel sempre difficile equilibrio torinese fra i poteri e la giurisdizione dello Stato, della Chiesa e del Comune.

A Gustavo Mola di Nomaglio, curatore dell’opera, tocca il compito di chiudere i lavori. A suo avviso, a lui è stato assegnato un ruolo quasi bodoniano di assemblatore di un lavoro editoriale ed intellettuale. Quando andranno esaurite le copie cartacee, il libro sarà depositato e reso disponibile anche in digitale, aggiungendosi alla ricca collezione già fruibile in questo modo.

Conclude richiamando un pensiero dello storico anglosassone David Carpenter sulla dinastia sabauda: i suoi rapporti con l’Europa furono sempre molto articolati nel tempo, al punto da allungare i loro tentacoli e poter rivendicare più di un trono all’interno del Vecchio Continente.

L’Auditorium Vivaldi, che ha accolto l’evento, contiene il rinnovato Ridotto, reso idoneo per mostre e attività complementari e l’ampio Atrio, con annessa Sala Storica che riproduce il primo laboratorio di restauro presente nella vecchia sede di via Po.

Il Centro Studi Piemontesi nasce dal sogno di un gruppo di amici l’11 giugno 1969 (Gaudenzio Bono, Giuseppe Fulcheri, Dino Gribaudi, Gianrenzo P. Clivio, Amedeo Clivio, Camillo Brero, Alfredo Nicola, Armando Mottura, Giacomo Calleri, Censin Pich, Tavo Burat), riuniti da Renzo Gandolfo e diventa un breve una istituzione interdisciplinare dedicata allo studio della vita e della cultura piemontese in ogni aspetto e manifestazione. Dal 1972 pubblica la rivista “Studi Piemontesi”; nelle sue stanze sono nate opere storiografiche di grande rilievo (basti pensare al monumentale Epistolario di Massimo d’Azeglio).

Il Centro ha sede in Via Ottavio Revel, 15 ed è aperto dal lunedì al giovedì 9-13 / 14,30-18, il venerdì 9-14 (tel. 011 537486).

info@studipiemontesi.it

L’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria ha sede in piazza Carlo Alberto 3, al primo piano. ABNUT è un'associazione che promuove ogni iniziativa connessa alla valorizzazione, conoscenza e funzionamento della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino

Tel. 011 8101111 – www.abnut.itinfo@abnut.it

I suoi locali sono aperti il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.

Non si può che esprimere un sentito ringraziamento a quello che oggi hanno fatto queste due meritorie associazioni: il riconoscimento al loro valore si rivolge e si estende sopratutto alla loro ininterrotta attività sul territorio e per la storia locale, mai conosciuta a sufficienza e ancora da valorizzare e da difendere (anche da attacchi e mistificazioni al ruolo del Piemonte e di Casa Savoia nella storia).

1416: Savoia Bonnes Nuovelles

Studio di Storia sabauda nel 600° anniversario del Ducato di Savoia

(a cura di Gustavo Mola di Nomaglio, 2 voll. 1681 pagg.)

Centro Studi Piemontesi

 

Note

(1) Il Corpo Italiano di Liberazione fu una grande unità militare operativa dell'Esercito Cobelligerante Italiano. Costituito dopo l'armistizio di Cassibile (8 settembre 1943) nel Regno del Sud, fu impiegato al fianco degli Alleati fino al settembre 1944. Nacque come Corpo d'Armata su due unità di livello divisionale. La prima divisione venne creata ex novo fondendo due brigate di fanteria (tra cui il Primo Raggruppamento Motorizzato) con i relativi supporti; l'altra fu la 184ª Divisione paracadutisti "Nembo", di stanza in Sardegna e riportata sul territorio continentale.

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Articolo pubblicato il 02/04/2022