Nuove elezioni per una nuova Europa

Serbia e Ungheria alle urne. Il risultato costituirà una nuova Europa

Si sono svolte le prime elezioni europee dopo l’operazione militare russa in Ucraina.

Due i Paesi coinvolti: Serbia e Ungheria. Entrambe Nazioni molto vicine alla Russia. Scopriamo insieme come potrebbe mutare lo scenario internazionale.

 

UNGHERIA

 

Telex rivela come il governo ungherese sia almeno da un decennio il cavallo di Troia della Russia in Europa e nella Nato. L’accusa è di aver lasciato i servizi segreti russi liberi di scorrazzare nella rete informatica del ministero degli affari esteri, tacendo il fatto agli alleati occidentali.

La guerra in Ucraina ha nel frattempo diviso fortemente il gruppo di Visegrad. Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno fatto saltare l’ultimo incontro con i Ministri della Difesa dei loro rispettivi Paesi. L’accusa verso Orban è di aver negato l’invio di armi al governo ucraino e di solidarizzare troppo con la Russia di Putin.

Al potere da dodici anni, il leader nazionalista sta cercando un quarto mandato consecutivo. Orban è il favorito nei sondaggi d'opinione, ma affronta per la prima volta un'opposizione affiatata.

Le precedenti parlamentari, nel 2018, furono vinte dal suo partito, Fidesz, che conquistò il 49,3% dei voti, ovvero 133 seggi su 199. Gli elettori ungheresi saranno chiamati ad esprimersi anche per il referendum sulla controversa legge, approvata a giugno 2021, che limita la propaganda “gender LGBT”.

Tutto il mondo liberal occidentale è schierato contro Orban, reo di difendere i veri valori europei. Hanno provato a creare una grande coalizione progressista anti-Orban, con il risultato e il rischio di fallire miseramente.

 

SERBIA

 

In Serbia si vota per le elezioni amministrative, parlamentari e presidenziali.

Insieme a Orban in Ungheria il presidente serbo Aleksandar Vucic è vicinissimo al Cremlino. Secondo i sondaggi, il presidente uscente potrebbe conquistare il secondo mandato già al primo turno. Vucic e il suo partito sono infatti fra i grandi favoriti.

Il suo ‘Partito del progresso serbo’, già forza di maggioranza nel Paese, viene dato da tutti i sondaggi come vincitore con largo margine sia alle legislative che alle elezioni locali.

Se Budapest, a differenza di oggi, è sempre stata anticomunista e antirussa, il governo di Belgrado ha da sempre uno storico legame religioso, etnico e culturale con la Russia. Mosca e Belgrado, insieme ad Atene, costituiscono la grande fratellanza ortodossa in Europa.

Molto probabilmente avere una riconferma come presidente di Vucic, così come di Orban, significherebbe avere un esecutivo legato a Mosca nei Balcani e uno addirittura dentro l’UE e la NATO. Questo costituirebbe un pericolo e una tensione costante senza precedenti. Un clima di reciproco sospetto che non si vedeva dai tempi della ‘guerra fredda’. È evidente che il cosiddetto “sogno di un’Europa unita”, ammesso che non fosse un incubo, appare lontanissimo dai progressi ottenuti dall’integrazione continentale fatta negli ultimi decenni. Il progetto di un’Europa senza confini e senza barriere che cercarono di costruire gli antifascisti del dopoguerra è oggi miseramente fallito.

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Articolo pubblicato il 04/04/2022