Sulla guerra in Ucraina non si parli a vanvera

Prevale l’opinione che diventa verità di personaggi che godono di una autorità spesso non motivata

La guerra in Ucraina sta riempiendo le nostre giornate con tutte le sue immagini di distruzione e dolore, non possiamo che sperare che questo inferno finisca al più presto.

Non aiuta sicuramente a farci comprendere la situazione, per quanto si possa comprendere ciò che avviene in quella terra dal momento che la guerra è sempre stata anche guerra di comunicazione con censure o mezze verità che vengono fatte trapelare,  il quotidiano diluvio di opinioni di “esperti” sulle televisioni e sui giornali.

Buona parte di questi esperti in realtà della situazione capiscono ben poco guardandosi bene dal muovere il loro sedere dai comodi uffici romani o milanesi spostandosi al massimo agli studi televisivi delle trasmissioni a cui sono invitati; tra l’altro spesso anche questo sforzo non è necessario dal momento che esprimono la loro verità, e guai a chi li contraddice, in collegamento da casa.

Spesso sono gli stessi opinionisti che fino a tre mesi fa erano esperti di pandemia e virologia.

Poco spazio viene concesso agli autentici eroi del giornalismo di guerra, ai corrispondenti che si trovano sul campo; pensiamo ai Biloslavo, ai Semprini e ai giornalisti che già da prima di questa guerra hanno raccontato conflitti più o meno conosciuti in prima linea.

E poco si ascoltano i punti di vista di inviati di guerra “storici” come Capuozzo o Quirico, che oggi, probabilmente a motivo dell’età, non sono più in prima linea ma possono offrire spunti di chi ha raccontato ciò che ha visto coi propri occhi in molti conflitti degli anni passati.

No, purtroppo prevale l’opinione che diventa verità di personaggi che godono di una autorità spesso non motivata; se ne stanno nelle loro comode residenze e ci parlano di schieramenti, movimenti di truppe, incrociatori e altro.

Nei giorni scorsi ad esempio Edward Luttwak ha detto la sua, bene inteso dalla sua comoda poltrona d’ufficio, su come far finire la guerra.

Ecco l’ideona: fare dei plebisciti nelle due repubbliche separatiste del Donbass per dare la parola al popolo, visto che ormai pare chiaro che l’obiettivo dei russi è mettere in sicurezza quel territorio abitato per la quasi totalità da russi che vengono bersagliati dal 2014 dalle milizie ucraine.

Certo, si dirà, sentiamo cosa vuole davvero quella gente, da che parte vogliono stare gli abitanti delle repubbliche di Lugansk e Donetsk e finiamola con questa guerra.

Bene, bravo, questa è la voce forte che serve, diamo voce al popolo.

Ma questo esperto di politica internazionale non sa che le repubbliche di Lugansk e Donetsk hanno proclamato la propria indipendenza nel maggio 2014 a seguito di un referendum in cui i cittadini si sono espressi a favore dell’indipendenza dall’Ucraina rispettivamente per l’86% ( Lugansk) e 79% ( Donetsk)?

Bastava una veloce ricerca su internet. O un minimo di memoria.

E stiamo parlando di un politologo ritenuto tra i maggiori esperti di politica internazionale.

Soggetti come questo riempiono le serate, e non solo, delle nostre famiglie e contribuiscono solo a creare confusione, quando non vera e propria disinformazione.

Di tutto c’è bisogno in questo momento tranne di questo.

 

Luigi Cabrino

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Articolo pubblicato il 18/04/2022