Il silenzio e la paura
Foto G.Guerreri

Brevi considerazioni sulla natura delle emozioni

 

Anche se non ce ne rendiamo conto viviamo immersi nei rumori e nella luce. I primi sono spesso cacofonie urbane che non vengono riconosciute e nemmeno più codificate dal cervello, mentre la luce crea un altro tipo d’inquinamento che ci impedisce, ad esempio, di cogliere quel brulicare di stelle che i nostri antenati conoscevano assai bene.

Quando non percepiamo il rumore di fondo, frutto dell’attività umana, ci industriamo per creare delle valide alternative che possano far tacere il temuto silenzio.

Ambienti con musiche ad alto volume, locali dove il blaterare ad alta voce, se non addirittura il gridare in modo sguaiato diventano, parte dell’arredamento. Luoghi che ci costringono ad immergerci in quelle stesse cacofonie, che a lungo andare acquisiscono un effetto analgesico sulle nostre menti.

Spesso mi chiedo cosa spinga le persone a convivere con i rumori, cosa faccia preferire un ambiente caotico ad un luogo isolato dove la pace regna sovrana.

Una spiegazione potrebbe riguardare il sopracitato “effetto analgesico” del rumore, ovvero quello stordimento autoindotto che limita l’ingresso di pensieri molesti o di ricordi sgradevoli.

Per essere più chiari: chi preferisce l’ambiente assordante di una discoteca alla pace di una passeggiata nei boschi, probabilmente, teme di relazionarsi con la parte più profonda di se stesso, teme di aprire un dialogo intimo con la propria anima, in altre parole teme di ascoltarsi.

Le tecniche meditative sono tutte orientate ad interrompere il flusso dei pensieri per far emergere il silenzio interiore.

Che si mediti in cima ad una alta colonna come gli Stiliti o nella cella di un monastero come i Monaci oppure durante una visione estatica di un luogo naturale, fa poca differenza. Tecniche a parte ci sono persone che preferiscono passeggiare in solitudine e fermarsi ad ammirare uno spettacolo naturale, piuttosto che scegliere di chiudersi in un monastero.

Si tratta di scelte personali che aiutano a raggiungere la pace interiore, presupposto basilare per poter iniziare il Dialogo con se stessi.

Non mi soffermerò ad elencare tutte le possibili tecniche per raggiungere tale scopo, ma vorrei concentrare l'attenzione sul fatto che, ad esempio, la realizzazione di  espressioni artistiche, come pittura, poesia, scrittura di racconti o composizione di brani musicali, possono aiutarci a raggiungere la pace dell’ascolto interiore.

Tuttavia il vero problema può nascere proprio dal raggiungimento di tale Stato di Coscienza.

Molte persone non sono pronte ad ascoltarsi, a percepire quelle emozioni nate dal profondo benessere, che rischia di renderle felici. Viviamo immersi nella paura e la recente catastrofica esperienza sanitaria non ha fatto che accentuare tale profondo disagio dell’anima, creando fantasmi amplificati volutamente dai mass media per scopi che sembrano abbastanza palesi.

La paura ha modificato la vita di molte persone fragili, sottoposte ad un martellante stress che le ha modificate, forse per sempre.

La paura è chiusura verso il mondo, verso l’altro ed è anche accoglienza nei riguardi dei fantasmi e degli spettri che, da sempre, hanno popolato e popolano i nostri incubi.  

L’opposto della paura è il coraggio, come ben sappiamo, un tipo molto particolare di coraggio: quello fondato sull’Amore.

Se la paura è chiusura, paralisi, gelo delle emozioni e caotica disarmonia che ci impediscono di essere lucidi, l’Amore è apertura, accoglienza ed energia benefica e calore, che ci regalano il più profondo benessere.

Dante, non a caso, descrive l’inferno come il luogo della completa immobilità, dove persino Lucifero è bloccato nei ghiacci del lago Cocito. L’inferno dantesco ci fa paura. Freddo e spaventoso, ci appare privo di energia vitale. Per dirla con il linguaggio dei Fisici, la temperatura è quella dello zero assoluto, ovvero dei -273 gradi centigradi. A quella temperatura limite sappiamo che persino gli atomi sarebbero assolutamente privi di moto.

Dante fa coincidere il punto centrale dell’Inferno con il centro della Terra, o meglio, con il centro dell’Universo, allora concepito dalla visione Aristotelico-Tolemaica.

Il Paradiso si trova all’esterno del Primo Mobile, in un punto non ben specificato che sembrerebbe essere una “zona virtuale” equidistante dal centro dell'universo e quindi la zona più lontana dall’Inferno.

Questo dimostrerebbe che Dante opponga alla immobilità materiale della Paura proprio quel concetto d’Amore spirituale in grado di “movere il Sol e l’altre stelle”.

Dire che l’uomo viva circondato dalla paura, significa ammettere che la vita attuale possa apparire, per molti, simile ad un girone infernale. Volendo allargare il concetto potremmo anche supporre che vi siano esseri infernali che ci inducono alla paura per mantenere in schiavitù proprio il Genere umano.

Senza voler entrare nel merito di un discorso che ci porterebbe, forse, troppo lontano, limitiamoci a ipotizzare che le chiavi indispensabili per uscire dalla nostra prigione interiore si trovino, accuratamente celate, proprio dentro di noi.

Questo potrebbe spiegare perché il silenzio risulti essere, ad alcune persone, tanto fastidioso. Nel silenzio entriamo in contatto con il nostro “Centro di gravità permanente”, e per usare un’altra immagine donataci dal compianto Franco Battiato, il silenzio può aiutarci a “trovare l’alba dentro l’imbrunire”.

Nel noto brano "Prospettiva Newskji" il cantautore catanese cita un noto verso riferito al suo grande Maestro George Gurdjieff: “E il mio Maestro mi insegnò a trovare l’alba dentro l’imbrunire”, inducendo l’ascoltatore a riflettere sul fatto che la dualità delle categorie non sia tale, o meglio lo sia solo in apparenza. Bene-Male, Bello-Brutto, Giusto-Errato… sono solo concetti grossolani che esprimono giudizi, non accertate verità.

Molto chiaro il simbolo del Tao che vede due gocce, una bianca e una nera, che presentano un punto del colore della goccia adiacente.

Evitiamo di giudicare e di pensare ingenuamente che tutto debba necessariamente essere o Bianco o Nero, Giusto o Sbagliato… cerchiamo la Verità che perdendo i limiti di una falsa dualità possa condurci verso quella dimensione divina che si identifica con L’Uno, con la Monade, con Dio.

Il tanto temuto Silenzio interiore può rivelarsi un mezzo di crescita individuale, un prezioso antidoto per operare importanti cambiamenti.

I cambiamenti sono sempre dolorosi ma sono anche l’unica via che ci permette di uscire dalle prigioni della paura.

 

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Articolo pubblicato il 14/12/2023