I missili di Kaliningrad, enclave strategica russa nel centro dell’Europa

I 77 anni dell’arma nucleare, i vari trattati di disarmo strategico incompiuti e disattesi, le minacce di Putin

L’escalation di quella che doveva essere “l’operazione speciale” russa in terra ucraina, ogni giorno ci riserva nuovi motivi per allargare gli orizzonti della conoscenza.

Dal 1945 al 2019 il pianeta Terra ha sopportato oltre 2000 esperimenti nucleari. Esplosioni delle quali ancora oggi non conosciamo gli effetti collaterali, bravate delle superpotenze intente a mostrare i muscoli, nonostante le ipocrisie dei buoni propositi dichiarati al mondo.

Dopo la crisi di Cuba nel ‘61, temendo un potenziale “effetto Dottor Stranamore” e consapevoli di una “mutua distruzione assicurata”, i vari presidenti delle superpotenze hanno cercato di porre limiti alla corsa di ordigni e arsenali esagerati. Nella cronologia dei tentativi di buona condotta, vi sono alcuni dettagli che mostrano con un altro occhio, l’invasione dell’Ucraina.

Mascherando ancestrali rivalità e diffidenze dietro falsi sorrisi e strette di mano, i delegati (perlopiù di USA e Urss), tra il 1969 e il 1979, hanno discusso gli accordi SALT I & II (Strategic Arms Limitation Talks), guastati nel 1980 dall’invasione russa dell’Afghanistan, oltre al trattato ABM (Anti Ballistic Missiles) nel ‘72. Sono seguiti gli incontri START (STrategic Arms Reduction Treaty).

Il primo START, che prevedeva limiti al numero di armi nucleari, è stato siglato tra USA e Urss nel 1991, pochi mesi prima del crollo dell’unione Sovietica. Da allora (particolare importante), Ucraina, Bielorussia Kazakistan, hanno azzerato il loro arsenale. Il trattato START I, decaduto nel 2009 è stato rinnovato dallo NEW START nel 2010.

Lo START II siglato nel 1993 da Eltsin e Bush non è stato fortunato, poco gradito dalla Russia per le note vicende dell’Iraq e del Kosovo, nonché dell’adesione alla NATO da parte dei paesi ex patto di Varsavia e dello Scudo Spaziale americano, rifiutato dall’Urss a causa del precedente trattato ABM.

Lo START III è iniziato nel 1997 a Helsinki, tra Clinton e Eltsin, ma le richieste delle due parti su scudo antimissile e limitazioni delle testate non hanno trovato un accordo. Nel 2002 gli USA hanno lasciato le trattative.

Quindi, il trattato SORT (Trattato di Riduzione dell’Offensiva Strategica), steso a Mosca nel 2002 tra Putin e Bush Jr. poneva un “limite” al numero di testate (1700 e 2200), vietando l’uso di quelle multiple.

Infine, il trattato NEW START sul disarmo nucleare e la limitazione dei vettori strategici, firmato a Praga nel 2010 da Barack Obama e Dimitrij Medvedev è stato rinnovato nel 2021 da Joe Biden e Vladimir Putin. Un accordo accolto dagli analisti con un ottimismo senza precedenti.

Dopo solo un anno il clima è cambiato e i due presidenti si sono già palleggiati più volte lo spettro di una terza guerra mondiale, giustificando il mostro con pretesti storici, geopolitici e la voce più terribile: “ideologici”, in un contesto tendente alla pace mai veramente “NATO”.

Ad oggi, la Russia possiede un arsenale di ben 6000 armi nucleari e gli Stati Uniti “soltanto” 5500,  480 delle quali distribuite nei paesi NATO (70 in Italia). La Francia ne ha 300, la Gran Bretagna 225. Nel 2021 le testate cinesi erano stimate 350. Pakistan, India, Israele e Corea del Nord sono gli altri Stati in possesso di arsenali nucleari.  

Tra questi numeri allucinanti, l’invasione dell’Ucraina, giustificata da Putin con molteplici pretesti, alcuni dei quali considerati dagli analisti persino convincenti, oggi si presenta in un quadro più realista se valutata con parametri aggiornati. La Russia è in possesso di un vettore a testata multipla di ultima generazione, il Satan 3, capace di eludere ogni sistema antimissile e colpire in ogni parte del mondo trasportando fino a 15 ordigni con capacità di errore inferiore a 1 m. Un missile che spaventa l’America, e solo di recente al centro dell’attenzione.

Dunque, le paure del Cremlino di un’Ucraina armata dalla NATO, potevano contare su un potente deterrente, ma c’è dell’altro. Negli accordi START I l’Ucraina aveva aderito al trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari, declinando le centinaia di testate ereditate dal crollo dell’URSS. Mosca avrebbe invaso l’Ucraina se fosse stata dotata del vecchio arsenale?

Infine, con l’inasprirsi del conflitto, Svezia e Finlandia, già partner di esercitazioni congiunte, hanno chiesto di aderire alla NATO, e un motivo ci sarà. Il Cremlino ha reagito sorvolando con dei caccia i cieli di Finlandia e Danimarca e minacciando una nuclearizzazione del Baltico e  “gravi conseguenze”, omettendo un dettaglio che, solo sette giorni fa, ha scoperto le carte.

La tivù russa ci ha messo in guardia: dall’Olbast di Kaliningrad, enclave russa sul Baltico, incastonata tra Polonia e Lituania e risultata armata fino ai denti, la Federazione Russa è in grado di colpire le capitali europee in 106’’ con i missili ipersonici dislocati nel suo territorio di soli 15.000 km quadrati.

Nodi che vengono al pettine, ponendo lecite domande. Dunque, l’ossessione del Cremlino di un attacco NATO ha creato tensione nel Baltico? I missili russi erano già in posa da tempo, strategicamente piazzati proprio nel centro del Nord Europa. Un’Europa poco attenta che si scopre vaso di coccio tra le smanie delle due superpotenze, nessuna delle due succube e innocente.

Dunque, è ora di smettere le dispute interne su colpe e pretesti dell’una o l’altra parte, e decidere cosa aneliamo noi del Vecchio Continente. I missili puntati sulle nostre città hanno scritte in cirillico, sono svelti, sono tanti, sono pronti da tempi non sospetti. Intanto, Moldavia e Romania si stanno preparando al peggio.

Il rischio esiste, reagire con rumoroso, occidentale senso di superiorità è una pessima mossa. Il futuro è incerto, può farsi pesante. Mentre il Cremlino mostra al mondo il lancio del vettore supersonico dal Kaliningrad, rassicura: “non vogliamo una guerra nucleare”. La logica vuole che sia un bluff, ma tra cautela e paura, occorre che l’Europa si compatti, concreta e riflessiva. La storia racconta ahimè, che le regole del gioco sono spesso state infrante.

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Articolo pubblicato il 07/05/2022