Cambia il Mondo con la fine della neutralità scandinava

Svezia e Finlandia sempre più intenzionate ad entrare nel "Patto Atlantico". Mosca e Ankara si oppongono.

Proseguono i combattimenti fra le truppe russe che cercano di conquistare l’Est e il sud del Paese e quelle ucraine che resistono e in qualche caso fanno indietreggiare l’attacco, come accaduto nell’area attorno a Kharkiv. Intanto all’acciaieria di Azovstal a Mariupol le forze russe stanno attaccando non solo con caccia e artiglieria, ma anche con i carri armati.

Questo conflitto ha portato Paesi storicamente neutrali a schierarsi. Ha iniziato la Svizzera, ponendosi per la prima volta della sua storia dalla parte di uno dei due paesi cobelligeranti.

Poi è stata la volta della Finlandia, la quale accelera per l’ingresso nella Nato dopo oltre 70 anni di neutralità, cominciata durante la guerra fredda e dichiarata nel 1948. Un disallineamento rispetto agli altri Paesi Ue in cui è accompagnata dalla Svezia, la cui neutralità risale al 1834, che sta rapidamente virando verso l’ingresso nella Nato sulla scia della guerra russa all’Ucraina.

Dopo l’operazione speciale russa in Ucraina, la tradizionale neutralità di dei due Paesi scandinavi è diventata all’improvviso obsoleta.

Si chiude un' Era.

Nel momento in cui la Finlandia entrerà nel Patto atlantico, la Russia si ritroverà con 1.300 km di territorio Nato in più al suo confine nord-ovest. Mosca minaccia: «prenderà contromisure tecnico-militari e di altro tipo se la Finlandia aderirà alla Nato». Mentre per il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sostiene che «dipenderà dalla vicinanza delle infrastrutture dell’Alleanza ai confini russi. La Russia adotterà le necessarie misure per garantire la propria sicurezza».

In caso di allargamento della NATO verso nord assisteremo alla trasformazione del mar Baltico, che diverrebbe un “mare atlantico”. Nel caso in cui la Russia dovesse riuscire a consolidare le proprie posizioni in Ucraina, si ritroverebbe comunque ancora più circondata di quanto non lo fosse prima di febbraio.

Il Baltico diverrebbe un’area libera per le flotte aeree occidentali, andando così ad accentuare il senso di accerchiamento e di assedio di cui Mosca soffre in maniera esistenziale. Due i maggiori territori russi minacciati: Kaliningrad (enclave russa dentro l’antica Prussia), e l’area di San Pietroburgo, antica capitale russa, ora Oblast di Leningrado. Queste due regioni subirebbero un forte blocco navale. Queste le ragioni geostrategiche del dissenso russo.

Tuttavia, in soccorso di Mosca è arrivata la Turchia. La quale ha accusato Helsinki e Stoccolma di aver finanziato i terroristi del PKK. Questo per Ankara è inaccettabile. Ergo si opporrà con tutte le forse ad un allargamento NATO verso Nord. Tuttavia, questa potrebbe risultare una strategia per trattare e chiedere qualcosa in cambio. Come, ad esempio, il suo possibile ingresso nella UE; oppure far volgere a suo favore le contese internazionali con il vicino-rivale greco. Certamente anche altri Paesi, anche se in maniera meno esibita della Turchia, nutrono forti perplessità circa l’ingresso di Svezia e Finlandia. Anche se la Svezia possiede una forza militare ragguardevole, e il Regno unito ha promesso di proteggere i paesi scandinavi e baltici da qualsiasi attacco russo; al momento l’area scandinava e baltica rischia di essere fortemente esposta. Anche perché i tempi di attesa per l’adesione alla NATO sono piuttosto lunghi.

Ad ogni modo una possibile adesione sposterà gli assetti strategici e militari dell’alleanza occidentale verso est e verso nord, a discapito dei paesi mediterranei ed europeo-occidentali come l’Italia.

Non sapremo come andrà a finire. Una cosa è certa. Dietro falsi moralismi e propaganda occidentale, da questa guerra stanno venendo fuori i reali interessi dei singoli Paesi “in gioco”. Ad esempio, dietro l’interesse filorusso dell’Ungheria vi è chiaramente l’intento di riprendersi la Transcarpazia dall’Ucraina. Così come, al di là del sentimento antirusso dei polacchi, vi è certamente l’intenzione di Varsavia di spostare Leopoli e tutta l’Ucraina occidentale verso la propria influenza.

Tuttavia, in gioco non c’è solamente il Baltico e la penisola scandinava, ma anche la rotta artica, che i russi controllano per ragioni geografiche. In caso di un maggiore scioglimento dei ghiacci (per Mosca avverrà nei prossimi 20-30 anni), le rotte artiche sarebbero le vie più brevi per i commerci fra Usa e Cina, in alternativa alla via mediterranea. Questo è uno dei motivi principali e geostrategici per cui la Federazione russa farà di tutto per impedire una maggiore presenza militare NATO in quelle rotte. Noi di Civico20 continueremo a seguire in questi giorni lo sviluppo di queste tensioni.

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Articolo pubblicato il 16/05/2022