Il partigiano di bronzo

Il monumento al martire Teppati e alla Resistenza delle Valli di Lanzo (di Alessandro Mella)

Risalendo la Val d’Ala delle Valli di Lanzo, lungo la strada provinciale 1, tra Pessinetto e Ceres, l’occhio attento dell’avventore potrà cogliere, sulla sinistra, un interessante monumento. Si tratta, a modesto avviso di chi scrive, di uno dei più riusciti dal punto di vista iconografico. Vi si vede, infatti, un giovane in maniche di camicia, scarponcini e pantaloni corti con, tra le mani, un mitragliatore mab38.

L’immagine richiama, con rara efficacia e veridicità, quella del combattente della Resistenza e fu realizzata dal genovese Alberto Giacomasso. (1)

La statua è dedicata principalmente a Gianni Teppati Losé e, per estensione, ai caduti partigiani delle Valli di Lanzo e del Canavese.

La vicenda del giovane Gianni merita di essere qui raccontata.

Egli nacque il 21 dicembre 1924 dal dottor Giovanni e si presume dalla signora Luisa Balma che il medico aveva però sposato nel 1933. Il giovanotto crebbe certamente in un ambiente anticonformista ed ostile al fascismo, al regime ed alle vigenti convenzioni sociali. Del resto, suo padre, nel 1941, aveva subito pesanti accuse da parte della Polizia, la quale gli imputò pratiche mediche oggi considerate diritto acquisito e sacrosanto ma a quel tempo ritenute fuori dalla legalità. (2)

Non a caso Gianni si avvicinò alle formazioni partigiane, precisamente ai reparti della 2 divisione Garibaldi, fin dal settembre 1943 e prima dei “bandi Graziani” che spinsero tanti giovani ad unirsi alla Resistenza. Quindi per moto spontaneo morale e ideale e per vocazione probabilmente consolidata nella sua mente e nel suo cuore.

Suo padre, del resto, offriva anche la propria arte medica a Balme ove operava nell’ospedale partigiano allestito alla meglio tra le mura di Villa Castagneri.

Fu alla vigilia della liberazione che il giovane studente andò incontro al suo terribile martirio. 

La sera del 19 aprile 1945, infatti, verso le 23-24, quattro militi della Repubblica Sociale (secondo la maggior parte delle fonti alpini della Divisione Monterosa) si presentarono a casa dei Teppati Losè a Pessinetto per prelevare Gianni e condurlo a Ceres per un interrogatorio.

Il dottor Teppati, saggiamente ed assai preoccupato, volle seguire il drappello ma i militi, ad un tratto, presero ad intimidirlo per imporgli il rientro a casa ed onde evitare che la situazione andasse peggiorando anche il figlio lo convinse a tornare indietro. (3)

Giunti appena oltre l’abitato i militari iniziarono a pestare duramente il giovane partigiano, anche con il calcio dei fucili, fino a renderlo inerme ed incapace anche solo di pensare di difendersi.

Nei pressi della “Locanda del Ponte”, in zona Filatoio, terminata la feroce aggressione, gettarono quel povero corpo in un prato. Secondo alcune fonti prima di disfarsi della loro vittima gli scaricarono una raffica di mitra. (4)

Solo il giorno dopo, all’innalzarsi del primo sole, i suoi resti martoriati furono scoperti e recuperati pietosamente.

Terminato il conflitto la sua famiglia volle ricordare il sacrificio del figlio e, facendosi carico della spesa, innalzò un monumento nel luogo della sua prematura morte:

Ai partigiani caduti. Nel cimitero di Sassi sarà inaugurato domenica alle 9.30 un monumento in ricordo dei partigiani della borgata caduti per la libertà. Alla memoria dello studente Gianni Losè Teppati, volontario garibaldino vilmente trucidato e dei settecento caduti delle Valli di Lanzo sarà pure scoperto domenica alle 10.30 un monumento che la famiglia Teppati ha fatto sorgere nell’immediata vicinanza di Ceres, sulla stradale di Pessinetto. (5)

Un paio d’anni dopo, nel 1949, complici probabilmente una vita non facile ma soprattutto il perpetuo dolore per lo strazio subito dal suo figliolo, il dottor. Teppati Losé si spense e forse la provvidenza gli permise di riabbracciare, dove riposano i giusti, il suo ragazzo perduto. (6)

Negli anni che seguirono la statua divenne meta del pellegrinaggio di chi conservava la memoria di quei fatti drammatici nonché luogo in cui si tennero numerose cerimonie:

Commemorazione partigiana. I 700 caduti partigiani del raggruppamento divisioni Garibaldi «Valli di Lanzo e Canavese» e della colonna G. L. «Renzo Giua» saranno commemorati domani presso il monumento eretto sulla strada Pessinetto-Ceres. Alla manifestazione (…) sono stati invitati tutti i sindaci della zona (…). (7)

Oggi il monumento sorge ancora ove fu collocato nel 1947 ed ove il giovane Gianni venne trucidato.

Chi vi passa, spesso frettolosamente in automobile, magari non ci penserà, non ci farà caso, ma a quella bronzea immagine dovrebbe dedicare un pensiero. Grato e memore, per chi espose la propria vita al massimo rischio nel nome del proprio idealismo e per la comune libertà.

Alessandro Mella

NOTE

1) L’Unità, 91, Anno XXIV, 18 aprile 1947, p. 2.

2) La Stampa, 60, Anno LXXV, 11 marzo 1941, p. 2.

3) Partigiani in Val di Lanzo, Gianni Dolino, Franco Angeli Editore, Milano, 1989. p. 147.

4) Resistenza partigiana nelle Valli di Lanzo, Tino Vottero Fin, CDA, Torino, 1988, p. 258.

5) La Nuova Stampa, 90, Anno III, 17 aprile 1947, p. 2.

6) Ibid., 126, Anno V, 27 maggio 1949, p. 4.

7) Ibid., 136, Anno X, 9 giugno 1954, p 2.

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Articolo pubblicato il 01/06/2022