Cronaca dai quartieri - Pentole a pressione prossime alla deflagrazione

La perenne inesorabile deumanizzazione della circoscrizione 7

É tutto così come appare, nel dedalo del quartiere le sofferenze sociali sono più degradate, degradate secondo dei canoni borghesi sabaudi, nella realtà con riferimenti più allargati non è poi così malaccio visto che il quartiere viene scelto come meta dagli ultimi del mondo ad eccezione di pochi pionieri, che dalla Crocetta/Collina vengono a sperimentare la vita "molto pittoresca" della prossimità, questi "cremini" fatto un po' di curriculum poi fanno ritorno nelle loro auguste magioni, dove davanti ad un aperitivo in piazzetta Cavour possono esclamare: "Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare".

Tralasciando queste facezie da portineria, il quartiere è una pentola a pressione prossima alla deflagrazione, le sofferenze sociali: reddito pro capite vergognoso per la Detroit «de noantri», i servizi sociali peggio solo nel terzo mondo, la microdelinquenza legata all’abbandono scolastico, i venditori di sogni «droghe» che spadroneggiano il territorio lasciato incustodito da decenni da una discutibile amministrazione, e altresì vero che a fronte di una richiesta di droghe vi sarà un’offerta, quindi pensare di regolarizzare il consumo e la distribuzione potrebbe essere una soluzione definitiva, a patto che le frange benpensanti non ostacolino il progetto di regolarizzazione, affermando che le droghe leggere sono la certezza che chi ne farà uso poi finirà col consumare quelle pesanti, bella scusa per non ragionare, c’è l’odore dei soldi basta seguire la scia per risalire chi da questa pratica si procura ingenti patrimoni.

Il quartiere dal punto di vista urbanistico architettonico sarebbe un bel vedere, ma qui ci si scontra con i palazzinari, tengono gli immobili sotto la soglia della bellezza e igiene minima, non fanno interventi conservativi adeguati, le norme minime degli alloggi sono disattese, affittano e gli affittuari, a loro volta subaffittano a chiunque, non è dato di sapere chi e quanti bivaccano nel quartiere, in alcuni casi sono dei dedali impenetrabili anche alle F.D.O.

La viabilità è in tensione come una corda di violino, assenza totale sul territorio delle forze di polizia, la maleducazione e prepotenza fa sì che gli automobilisti rendono vana la parola civiltà, parcheggi selvaggi doppia e terza fila, posti disabili occupati dagli abili maleducati e spocchiosi, la segnaletica verticale o orizzontale o è insufficiente o è creativa, manca totalmente un programma territoriale sull’educazione civica.

I proprietari di cani andrebbero in buona parte educati con lo scopo di convivere degnamente con i loro cani e con gli abitanti del quartiere. Le deiezioni non solo animali sono una costante, mancano quei presidi pubblici che dovrebbero ridurre questa pratica animale: i vespasiani pubblici, i servizi igienici fruibili nei locali pubblici. Per i cani suggerirei di mettere dei distributori di buste per raccogliere le deiezioni, questo come servizio gratuito.

La circoscrizione non avrà grandi risorse economiche per riportare il quartiere a condizioni più normali, la cittadinanza cosa deve fare? Ascoltare le prediche elettorali, dare il proprio voto sotto la pressione della strumentalizzazione e promesse storicamente vane? A questo punto una cittadinanza attiva deve fare delle proposte, e gli amministratori delegati devono passare ai fatti e se necessario con fatica preso atto di non essere capaci, dimettersi!

Se questo non accade da decenni, la tenuta della pace sociale non è più una certezza, si sta tirando troppo la corda.

Ricordo che di recente in una riunione con la cittadinanza in circoscrizione (associazioni e comitati strumentalizzati), ci fu l’ex direttore di un giornalone (nonostante che ha perso mediamente il 9% di tiratura costantemente per 5 anni è stato promosso a un’altro giornale più grande), la convocazione fu indetta dal presidente per accogliere le istanze dei cittadini, come da tradizione tutti gli anni il direttore voleva sincerarsi dello stato dell’arte della sicurezza del quartiere, presero parola 4/5 cittadini facenti capo al terzo settore (indottrinati prima) per vomitare cattiverie strumentali verso l’amministrazione di via Milano, non una voce contraria, c’erano in sala anche due consigliere d’opposizione che dopo di me si alzarono e abbandonarono l’aula.

Mentre passavo d’avanti al tavolo dei relatori ho guardato negli occhi tutti i 5/6 astanti, non ho potuto notare belle persone. Il direttore negli anni a seguire non ha più organizzato questa tradizionale attenzione ai poveri cittadini di Aurora, chissà perché, forse ci è stato il miracolo, Aurora è diventata come Zurigo e non ha più bisogno di protettori pennivendoli?

Dopo questo pippone mi viene da pensare che i cittadini che male si informano, altrettanto male votano, servirebbe con urgenza quelle sane sedi di partito che senza ideologia informavano e insegnavano la pratica dell’auto discernimento.

La scuola che dovrebbe farlo non lo ha mai fatto, anzi è il primo luogo di discrimine, i rampolli anche se senza merito saranno i dirigenti del futuro, i figli della plebe saranno condizionata a seguire altre strade. Quei pochi che incontrano l’ascensore sociale non danno verità al principio che in un paese democratico come il nostro, se hai i numeri emergerai. Non è vero, vale la regola che per convincere mille persone ne premiano uno.

 

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1987 Casa Aurora di Aldo Rossi, primo italiano a vincere il prestigioso premio Pritzker per l’architettura. Opera che rende omaggio con citazioni stilistiche e di materiali alla città Sabauda.

 

La deindustrializzazione piemontese torinese ha asciugato valori umani e economici dei nostri territori.

Affinchè si possa rimpiazzare l’epopea F.I.A.T. con tutto il suo terziario manifatturiero, sono necessarie scelte che vanno in più direzioni, con lo scopo di rimettere in piedi Torino serve:

• valorizzare le risorse: umane (abbiamo delle eccellenze),

• ambientali, con il proteggere e valorizzare quanto la natura ci ha dato in gestione e che abbiamo in prestito dai nostri figli,

• architettoniche storiche (la città è un giacimento di testimonianze che vanno dai romani all’archistar Renzo Piano,

• culturali museali, escluso l’egizio che va bene di suo, fare ripartire i musei e se non si è capaci vanno mandate delle delegazioni di tecnici negli altri paesi dove funzionano e se necessario prendere appunti da chi è più capace dei nostri,

• la riconversione dell’archeologia industriale deve sfruttare queste opportunità per fare diventare Torino il «polo universitario»

• il commissariamento di tutto ma proprio tutto il terzo settore, a partire dalle fondazioni (con l’attuale regime fiscale, sono solo minore gettito per l’erario e roccaforte ad uso e consumo dell’alta borghesia) scendere fino a comprendere tutto ciò che è associazionismo diffuso in capo ai partiti politici, che di fatto monopolizzano e strumentalizzano ai fini di blindare i consensi, questo per la collettività è il cancro della libera imprenditoria e inibisce l’offerta buona e sana.

Gerry Di Fonzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 02/06/2022