La fiducia di Draghi e i risvolti internazionali

La risoluzione per l'invio di armi in Ucraina passa su larga scala.

Mario Draghi, nato a Roma il 3 settembre 1947, è Presidente del Consiglio dei ministri dal 13 febbraio 2021. Da allora sembra avere una maggioranza solida e indistruttibile. Il Parlamento, al di là di qualche lamentela sottobanco, sembra essere diventato un gruppo unitario di scolarette sottoposte all’unico Maestro dominante: il Premier Draghi.

Al netto di scissioni interne al M5S e ad un Salvini sempre più ridimensionato e umiliato dalla fallimentare linea Giorgetti, l’Esecutivo sembra più solido che mai. Ieri, in Senato, abbiamo avuto un altro assaggio di fedeltà atlantista a perenne danno del popolo italiano.

Questa volta Mario Draghi si è presentato in Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di giovedì sull’Ucraina.

La risoluzione è stata approvata dall’aula di Palazzo Madama con 219 favorevoli, 20 contrari e 22 astenuti. Anche M5s e Leu hanno sottoscritto il testo della risoluzione unitaria. Subito dopo, in aula a Palazzo Madama c’è stato un applauso.

A rendere delicato questo passaggio è stata la spaccatura, evidente, nei cinque Stelle: la linea del leader del Movimento, ed ex premier, Giuseppe Conte, era quella di chiedere che ogni spedizione ulteriore fosse sottoposta al voto parlamentare. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha criticato questa posizione. Alla fine, nel testo passato c'è l'ok alle armi a Kiev ma con la necessità di continuare a coinvolgere le camere. Poi l'impegno a esigere il ritiro russo affiancato da iniziative utili alla de-escalation.

Dopo il voto il Ministro degli Esteri Di Maio ha lasciato il Movimento 5 Stelle. Sempre più incompatibile con il pacifismo dei suoi colleghi di Movimento.

Le prime reazioni internazionali dopo il voto sono state positive da parte della Commissione europea. La Presidente Ursula von der Leyen si è subito congratulata con Draghi. Di diverso avviso è il Cremlino, il quale non prenderà benissimo questa scelta folle, servile e scellerata.

Dopo questo voto è evidente che qualunque confronto parlamentare appare inutile, ridotto ad un mero plebiscito ‘draghiano’.

Il teatrino della politica non si è mai ridotto così in basso. Tutto appare patetico. Svuotato del reale senso di democrazia. Tolta qualche sparuta minoranza, Draghi controlla il parlamento e i parlamentari non rappresentano più gli italiani.

Tuttavia, nonostante l’enfasi sul voto di ieri, la tenuta del governo è indice del fatto che i temi affrontati non siano secondari, ma primari.

L’intero occidente Nato spera che Draghi continui. L’Italia è vista come ambigua dalle potenze egemoni anglosassoni. Il Premier, per il Pentagono, servirebbe proprio a questo, ovvero a mantenere lo status quo, possibilmente peggiorando l’Italia. Impoverita e futura vittima del Fondo Monetario Internazionale. Resta il fatto che dopo il voto in Senato, l’Italia ne esce isolata e ridimensionata ulteriormente alle posizioni ultra-interventiste degli angloamericani.

Mai nella storia d’Italia c’è stato tanto distacco fra i cittadini e i suoi rappresentanti.

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Articolo pubblicato il 22/06/2022