Panda4Mission, da Torino al Madagascar
Allievi del CFP Rebaudengo intorno alla Panda

Lavoro e solidarietà si uniscono al Centro Formazione Professionale salesiano Rebaudengo

Un prezioso esempio di coinvolgimento dei giovani nella solidarietà internazionale. Una vecchia Fiat Panda ha compiuto a giugno 2022 il suo viaggio (virtuale) più lungo, dalle campagne cuneesi fino a Ivato (Madagascar), per portare agli allievi della locale scuola professionale “Notre Dame de Clairvaux” un rifornimento di strumenti di lavoro insieme al messaggio di amicizia dei loro coetanei del Centro di Formazione Professionale Rebaudengo di Torino. Seimiladuecento chilometri in linea d’aria, attraverso la nostra penisola e il Mediterraneo, scavalcando l’Africa orientale e il Canale del Mozambico, per dare esito all’operazione Panda 4 mission.

“È un esempio di economia circolare” commenta don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco di Torino, l’organismo che ha fatto da tramite fra l’Italia e don Erminio De Santis, salesiano di Borgo Velino (in provincia di Rieti), da quarantadue anni missionario a Ivato, nel circondario della capitale Antananarivo. L’operazione si è rivelata un prototipo di cooperazione internazionale e ha coinvolto entità diverse fra loro per natura e obiettivi, che sono riuscite a convergere sul raggiungimento di un obiettivo comune.

A dare il “la” è stato Francesco Joly, imprenditore appassionato di automobili storiche, tesoriere dell’associazione Torino Heritage, che ha per finalità la salvaguardia del bello e del buono della cultura automobilistica (nella quale Torino si è distinta per eccellenza e qualità). Una Fiat Panda 4x4 degli Anni Ottanta, icona di un fuoristrada a portata di tutti, giaceva in un cortile di campagna. Joly l’ha prelevata e portata al CFP Rebaudengo e ha proposto una sfida per insegnanti e allievi: farla tornare nuova, operando su una carrozzeria corrosa dal sale e su un motore da rifare in molte parti per via dell’usura. Dopo il restauro si sarebbe potuto proporla ai collezionisti di auto storiche.

Il direttore del Centro di formazione salesiano, Fabrizio Berta, ha percepito le potenzialità di questa sfida: affrontare con i ragazzi un caso concreto di restauro, sia nel reparto di carrozzeria sia in quello di meccanica. “Anziché montare e smontare un motore funzionante o le parti di un veicolo standard, abbiamo affrontato la rimessa in funzione di un’auto abbandonata” ha spiegato Mauro Teruggi, il nuovo direttore al Rebaudengo, subentrato in corso di restauro; e, da analista degli sbocchi occupazionali, ha aggiunto: “c’è un filone in fase di sviluppo nel settore automotive che è proprio quello della manutenzione di veicoli storici e da collezione”. 

Un insolito programma di formazione per una scuola professionale che, ancor prima che finiscano i corsi, riceve dall’industria e dagli artigiani richieste di segnalazioni di operatori specializzati. A far compiere un salto in avanti al progetto “Panda 4x4” è stata l’interpretazione del numero “4” all’inglese: “per”. L’Istituto Rebaudengo nasce nel 1930 con una esplicita finalità missionaria: preparare i salesiani che sarebbero andati nel mondo, a portare con sé una professione manuale da esercitare per autosostenersi e per generare capacità tecniche fra i ragazzi nei Paesi che chiedevano di svilupparsi, sopratutto nei settori dell’agricoltura e dell’artigianato. Il responsabile dell’Istituto, don Luca Barone, ha congiunto i fili e ha proposto che il restauro e la cessione dell’auto venissero finalizzati al sostegno di una analoga scuola professionale. È bastato scorrere i progetti che Missioni Don Bosco sostiene per individuare il partner giusto: il citato Centro Notre Dame di Clairvaux.

Sull’onda dell’entusiasmo, è stato coinvolto anche Giorgetto Giugiaro, il designer della Panda. A lui la scelta della selleria fra le proposte che hanno avanzato gli allievi del Rebaudengo, con l’autorizzazione a usare la sua firma sul cruscotto: un dettaglio prezioso in più per questo restauro “doc”, per il quale la Pirelli ha riesumato gli stampi e fornito pneumatici tassellati del modello originale.

A mettere la ciliegina sulla torta una coincidenza: il veicolo fu immatricolato nel 1988, centenario della morte di san Giovanni Bosco. A questo punto si è osato il grande salto: vendere la “Panda 4 mission” al miglior offerente fra i cultori di auto d’epoca. È entrata in campo la casa d’aste Bolaffi (istituzione a Torino nella valorizzazione del collezionismo di alto livello), che ha accolto con curiosità e immutato sguardo professionale l’operazione. Il 10 giugno 2022 si è svolta l’asta che ha fatto staccare, a chi si è aggiudicato il lotto, un assegno da 13.250 euro, già trasmessi alla missione in Madagascar. Laggiù don Erminio potrà acquistare macchinari aggiornati, attrezzature mancanti e materiali di consumo per l’officina dove si insegna meccanica. Al Centro Notre Dame de Clairvaux ci sono anche altre specializzazioni, come quella di muratore, che consentono ai circa 200 giovani inseriti nei percorsi formativi di trovare facilmente lavoro in un Paese che sta subendo un impoverimento generalizzato e un avanzamento della desertificazione.

“Qui anche una Panda sarebbe per noi un mezzo attualissimo” ha commentato con un po’ di umorismo il missionario in un video-messaggio trasmesso al CFP di Torino il giorno in cui gli allievi hanno presentato il risultato del loro lavoro.

Un ulteriore valore di questa operazione è rappresentato dalla sensibilizzazione dei giovani allievi che vi hanno partecipato, direttamente e indirettamente, coinvolti man mano sul piano operativo e su quello della comunicazione: hanno condiviso con gli insegnanti la programmazione e l’esecuzione degli interventi; hanno presentato in prima persona le fasi e il risultato del restauro. Una decina di loro è stata presente all’anteprima dell’asta, con la presenza a sorpresa di Giugiaro dal quale hanno ascoltato aneddoti sulla genesi della Panda. Come ha sottolineato don Antúnez, essi sono stati protagonisti di una apertura verso il mondo: “hanno trasceso la frontiera dei muri della loro scuola per essere attenti alla condizione dei loro coetanei, che hanno avuto in sorte di nascere in un Paese povero di mezzi materiali”.  Di fatto è nato un gemellaggio fra i CFP di Torino e di Ivato, che ha generato un primo appuntamento via web a settembre, alla ripresa dei corsi di formazione.

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Articolo pubblicato il 05/08/2022