Il portalettere inossidabile

Ricordo di Domenico Sicilia, figura ottocentesca (di Alessandro Mella)

Correvano gli anni del Risorgimento italiano ma in verità tutta l’Europa fremeva e moti ed insorgenze ne percorrevano borghi e contrade.

Anche a Cosenza le idee liberali raccoglievano vivaci simpatie e quel vento di rinnovamento, europeo e nazionale, giunse anche a Rogliano, piccolo ma incantevole paese collinare di provincia.

Un comitato insurrezionale e rivoluzionario era sorto presso il podere dei fratelli Morelli, i quali si erano posti di petto contro il giogo borbonico. Si tramava, si cospirava, si sperava in tempi migliori, infiammati da mille sfumature ideali e dall’apostolato laico mazziniano.

A portare le lettere indirizzate ai Morelli e al loro comitato, in quel 1848, vi era un giovane postino che aveva preso il posto del padre, portalettere fin dal 1799, altro anno infuocato per le provincia napoletane, al momento del pensionamento di questi.

Domenico Sicilia era nato il 13 marzo del 1826 e, succedendo appunto al genitore, era stato assunto come portalettere il 7 novembre 1840 al tempo del regno borbonico dal quale riceveva uno stipendio annuo di circa 108 ducati distribuiti su 9 ogni mese.

Le cose non andarono bene per i rivoluzionari ma il portalettere seguitò ad onorare il suo mestiere tornando a consegnare importanti messaggi anche in occasione dei fermenti del 1858 e 1860 quando i patrioti di Rogliano presero ad attendere, giubilanti e speranzosi, l’arrivo dell’Esercito Meridionale di Garibaldi che dopo Milazzo aveva passato lo stretto. (1)

Venne il Regno d’Italia e cessato il regime borbonico il nostro Domenico andò avanti per anni, decenni, nel suo prezioso servizio. Invecchiando ma sempre consegnando la posta e, quando l’età e la cecità ne minarono le forze, appoggiandosi al nipotino che l’accompagnava ed aiutava in quell’opera divenuta ragione di vita.

Agli inizi del Novecento, quando piegato sulla schiena ancora s’arrampicava per i vicoli del suo amato paesello, egli percepiva 41.63 lire italiane, ogni mese, di retribuzione dopo sessantasei anni di servizio.

La sua storia, così singolare e curiosa ma anche tenerissima, giunse lontano ed arrivò fino a Roma sulla scrivania del ministro Carlo Schanzer il quale, in occasione del compleanno del re Vittorio Emanuele III, volle onorare l’anziano servitore dello stato con una piccola ma significativa gratificazione:

Il decano dei portalettere. Ci telefonano da Roma, 12, ore 17,20: Nella ricorrenza del genetliaco di S. M., il ministro delle poste ha voluto compensare in modo speciale, aumentando la retribuzione ed accordando un sussidio, il portalettere ottantenne Domenico Sicilia di Rogliano (Cosenza), che, benché cieco, disimpegna ancora il suo servizio di distribuzione facendosi accompagnare da un suo nipotino. Il Sicilia ha 66 anni di servizio! (2)

Di Domenico Sicilia oggi rimangono solo poche immagini, lo si vede piegato nel corpo ma non nello spirito, fiero ed orgoglioso con il suo berretto e la borsa della posta, accanto al nipote che ne fu sostegno negli ultimi anni della lunga esistenza.

Un veterano ottantenne che rese onore quotidianamente alle istituzioni e che oggi, con quell’esempio, fa riflettere sull’approccio che un tempo s’aveva ai propri compiti. A quel senso di serietà, del dovere, dell’operosità che oggi sembra essersi perduto nei gironi danteschi del tempo e della storia.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Tribuna Illustrata, 45, Anno XIV, 11 novembre 1906, p. 713.

2) La Stampa – Gazzetta Piemontese, 316, Anno XL, 13 novembre 1906, p. 2.

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Articolo pubblicato il 15/08/2022