Gli elefanti del de Boigne

Un monumento a Chambery (di Alessandro Mella)

Passeggiare per Chambery è come immergersi nella nostra storia poiché, non va dimenticato, fino agli accordi del 1859-1860 essa fu parte del Regno di Sardegna e dell’antico Ducato di Savoia fu lungamente la capitale.

Questa città ormai del tutto francofona, quindi, custodisce importanti memorie e reminiscenze di quel contesto politico ed istituzionale dal quale partì la grande avventura che poi condusse all’unità politica italiana.

Percorsa la “rue di Boigne”, con i suoi negozi e le sue botteghe che ricordano un po’ la sorella Torino, si giunge alla piazza nella quale sorge un interessante e curioso monumento detto “Fontana degli Elefanti” o “Colonna di Boigne”.

Si tratta di un’opera molto particolare, davvero storica, eretta per un’altezza di 17,65 metri, nel 1838, dalla municipalità per onorare un proprio concittadino e benefattore e cioè il conte e generale de Boigne. Si compone di una fontana alla base, una colonna sovrastante ed una statua del conte all’apice:

Ecco come il Casalis nel suo Dizionario Geografico descrive questo monumento, eretto alla memoria del conte generale di Boigne: In cima di una colonna poggiante sur una fontana vi si vede la statua del benemerito conte in abito di luogotenente generale del sardo esercito: girano intorno all'imoscapo quattro trofei; due iscrizioni latine, e due bassirilievi adornano la base sorretta da quattro pilastroni, frammezzo ai quali si adergono quattro elefanti, che dalle loro proboscidi versano l’acqua in una vasca attorniata da paracarri-fontanili, e da candelabri illuminati col gaz luce.

Gli elefanti ivi rappresentati sembrano alludere alle regioni, ove il di Boigne illustrossi col suo valore e co' suoi talenti militari.

Di squisito lavoro vi sono i trofei composti di stendardi, d'idoli, d'armi, e di varii strumenti della Persia, del Mogol e dell'India.

Non così pregevole appare il bassorilievo, in cui il di Boigne sta per consegnare ai sindaci ed ai consiglieri di Chambery l'atto delle sue generose donazioni.  Più animato l'altro bassorilievo che rappresenta Pertano-Sing Raja di lyporo ed il di Boigne che abbracciansi, dopochè quel sovrano ebbe accettate le dure condizioni impostegli dal generale vincitore.

Conformati con molta naturalezza sono gli elefanti tolti, come si crede, dal vero; ma quello che sovrasta in pregio nel complesso del monumento, è la statua del Generale”. (1)

La fontana è strutturata in modo da riprendere la forma della croce di Savoia ed è contornata di quattro elefanti di ghisa sopra i quali si innalza la colonna alla cui base sono collocati i trofei con le armi indù, persiane e moghul a ricordo delle imprese e degli epici trascorsi orientali del de Boigne.

In ultimo sorge la statua del conte e generale il quale veste l’uniforme di luogotenente generale del Regno di Sardegna. Nelle mani una sciabola orientale a ricordo delle glorie militari ed un documento che rammenta le opere benefiche compiute in vita a favore della città. L’effige del titolato è alta circa 2.82 metri e fu fusa in 750 kg di bronzo a Parigi nel laboratorio di Charles Crozatier.

Il concorso e le procedure utili per affidare la costruzione del monumento impegnarono vari anni, dal 1832 circa al 1834-35, e la costruzione avvenne in più riprese, ad opera di Victor Sappey, con la realizzazione piuttosto celere dell’opera e poi con l’installazione della fontana nel 1838.

Che la città nutrisse il desiderio di commemorare e ricordare il suo concittadino ed illustre benefattore è pienamente comprensibile:

Ma chi fu questo di Boigne? Da quanto appresi da un mio compagno di viaggio, ex-allievo del Collegio di La Motte, questi è stato un avventuriero.

Combatté nell'India per l'Inghilterra poi passò al soldo del principe Maratte, limitrofo dell'impero del Mogol, di cui divenne generalissimo.

Arricchitosi straordinariamente ai servigi di questo sovrano, che lo amava molto, verso il 1800 per motivi di salute rimpatriò.

D'allora sino alla sua morte (1830) la sua vita fu vita di pace e di carità.

Somme favolose spese per abbellire Chambery, e per instituirvi opere pie.

Ecco il perché la sua patria volle tramandarne ai posteri la memoria col monumento sopradescritto. (2)

Si può dire che se lo scopo fu quello di tramandarne la memoria, l’opera riuscì pienamente, al netto dei buffi moderni soprannomi, nel suo scopo.

Ed oggi essa sorge ancora lì, dove venne edificata tanto tempo prima, ed attira oggidì la curiosità dei turisti attratti da quei quattro elefanti i quali, in prima battuta, sembrano essere del tutto alieni al contesto.

Salvo poi raccontare la favola vera di un eroe d’altri tempi, di uno degli ultimi grandi avventurieri sabaudi dell’Ottocento.

Alessandro Mella

NOTE

1) Il Saviglianese, 28, Anno V, 12 luglio 1878, p. 2.

2) Ibid.

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Articolo pubblicato il 24/08/2022