Ipazia, vittima del fanatismo religioso

Italia, vittima dell'ingordigia umana

Lunedì di quaresima del 415: viene assassinata Ipazia, matematica, astronoma, filosofa neoplatonica, insegnante autorevole ed estremamente rispettata, anzi, amata da cristiani e pagani, ma evidentemente odiata da qualcuno.

 

Quel qualcuno è il vescovo Cirillo che con ogni probabilità ordina ai parabolani, una setta di fanatici cristiani, di fare giustizia: una donna che si permette di parlare in pubblico ed è a capo della scuola neoplatonica di Alessandria; una donna che risulta essere la più importante intellettuale della città; un punto di riferimento non solo per i suoi studenti, ma anche per le autorità politiche e religiose… deve essere eliminata.

 

La giovane Ipazia - frequentando la scuola neoplatonica - non era esente da influenze teosofiche e occultistiche tratte da filosofie e religioni egizie nonché assiro-babilonesi: qualcosa di impensabile per chi è legittimato dall’editto di Tessalonica a giudicarsi depositario della vera religione.

 

Inoltre quella donna era stata citata dallo stesso Teone, suo padre, nell’edizione del Sistema matematico di Tolomeo con “controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”, volume che contiene la teoria astronomica geocentrica, alla base dei futuri studi per la teoria copernicana.

Teone, filosofo e matematico molto conosciuto, viene ricordato ancor oggi per aver salvato dalla dimenticanza gli Elementi di Euclide; commentato e pubblicato l’Almagesto di Tolomeo; scritto un saggio sull’astrolabio piano.
 

La cultura di Ipazia era arrivata a un tale grado di perfezione da non avere paragone con tutti i filosofi del suo tempo, tanto da succedere nella scuola platonica, ripristinata da Plotino, ed essere disponibile per chiunque desiderasse spiegazioni su tutte le scienze filosofiche. Come testimonia Socrate Scolastico, teologo suo contemporaneo.

 

Ci si chiede come abbia potuto succedere tale assassinio, dato che il suo carisma era enorme e riconosciuto ovunque; tanto da richiamare allievi da ogni parte del mondo allora conosciuto e da annoverare tra i suoi ammiratori anche il prefetto romano Oreste, spesso alla ricerca del suo consiglio nelle questioni di carattere pubblico; da Cirene era giunto persino Sinesio, filosofo, poeta e oratore, che diventerà vescovo di Tolemaide, e che cercherà di operare una sintesi tra la dottrina cristiana e il pensiero filosofico neoplatonico.

 

Una rapida panoramica della situazione nella Alessandria dell’appena iniziato quinto secolo può dare una spiegazione e anche un monito a noi cittadini di questo ventunesimo secolo agli albori.

 

L’Impero è in declino e pure Alessandria in disfacimento, al tramonto per mille motivi, non ultimo la crisi di identità con problemi interni tra cristiani legati alla tradizione e gli innovatori, come anche tra i pagani filosofi e i tradizionalisti.

 

Il tessuto sociale è lacerato, i punti di riferimento che la politica imperiale aveva dato sono svaniti… gli dei dello stato se ne sono andati e sono rimasti pochi richiami alla grandezza del passato.

 

Il questo vuoto di un potere forte, Ipazia si trova quindi a rivestire anche un ruolo politico, protagonista del momento più infuocato degli scontri interreligiosi tra le varie comunità di Alessandria, decisamente cruenti all’inizio del quattrocento.

 

La scintilla è la trasformazione del tempio di Dioniso in chiesa cristiana, quando emergono i resti di un tempio segreto dedicato al culto di Mitra.

Alcuni teschi lì ritrovati danno modo di accusare i pagani di sacrifici umani e al vescovo Teofilo di indire una processione antipagana con gli oggetti sacri: ovvia la reazione con conseguente inizio di guerra civile con i cristiani che assediano il tempio di Serapide.

L’imperatore Teodosio II, apertamente filo cristiano, è costretto a intervenire: chiede a Teofilo di perdonare le offese pagane concedendogli di poter distruggere il tempio e l’annessa biblioteca.

 

Per Ipazia, la cui filosofia non è semplice erudizione, ma “uno stile di vita, una costante, religiosa e disciplinata ricerca della verità”, pur mantenendosi neutrale, è difficile non intravvedere la degenerazione dei possibili sviluppi: non può ignorare il fanatismo, la violenza e l’intolleranza di questa nuova religione che invece di costruire distrugge templi e biblioteche continuando a provocare scontri tra ebrei, pagani e cristiani.

 

Alla morte di Teofilo nel 414 viene eletto vescovo Cirillo, incarnazione della perfezione la Chiesa che, dopo l’editto di Teodosio del 380, resa religione di Stato, ha iniziato a trasformarsi da perseguitata a persecutrice e non solo del paganesimo, ma anche dell’ebraismo.
 

Ecco quindi che si apre per Alessandria un nuovo periodo in cui il vescovo assume potere politico e militare con un suo corpo di polizia, i parabolani.

Un vescovo pronto ad affermare il suo potere a ogni costo, e che, nell’entrare in conflitto con il prefetto Oreste, trova ottima occasione per mettere in circolazione la voce che sia proprio Ipazia a impedire la riconciliazione.

 

Perché?

 

Perché la filosofa - che cerca di sostenere un sistema eclettico di filosofia prendendo il meglio da tutte le filosofie religiose contrapposto al dilagare della nuova religione che vuole, invece, cancellarle - è pericolosa.

 

Una religione filosofica da cui inizia a emergere il concetto di un Dio a cui potersi assimilare e un percorso in cui poter raggiungere la divinità non attraverso la Santa Madre Chiesa è inaccettabile per un vescovo dalle mire di potere inesauribile, a cui l’intera popolazione deve assoggettarsi.

 

Sinceramente l’immagine di una Italia piena di risorse, in cui gli abitanti esprimono la creatività più spiccata, il cui territorio è fertile, ammirato e ambito da chiunque minimamente lo conosca, una Italia dove sono nati menti geniali come Giordano Bruno, Galileo Galilei, Leonardo da Vinci, Raffaello, Tiepolo e mille altri personaggi totalmente fuori dal comune; Italia terra di santi come San Francesco e Santa Chiara d’Assisi, sant'Antonio di Padova, santa Rita da Cascia, San Francesco di Paola, santa Caterina da Siena, san Benedetto da Norcia, san Gabriele dell'Addolorata, san Giovanni Bosco, san Luigi Orione, san Pio da Pietrelcina, San Gennaro, questa Italia in mano a personaggi dai loschi affari pronti a venderla per pochi denari, mi fa pensare a una Ipazia stuprata perché “eccessiva”.

 

Una Ipazia che deve fare il capro espiatorio delle forze occulte della contro iniziazione.

 

Un’Italia antesignana della campagna di vaccinazioni il cui massimo leader americano, Antony Fauci - definito lo zar anti Covid - inquisito, si è dimesso proprio in questi giorni.

 

Chi sta portando l’Italia alla rovina non è diverso dal vescovo Cirillo (fatto Santo non a caso da Leone XIII) che ha troncato la vita di una donna che portava in sé il dono del Sapere e quindi del Futuro.

 

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Articolo pubblicato il 25/08/2022