I libri come strumento di crescita personale, secondo Aldo La Fata

Recensione di Dario Noascone

Si ricorda un’affermazione di Jorge Luis Borges, “Mi immagino il Paradiso come una specie di biblioteca”, constatazione che – al netto dell’eccellenza di chi l’ha enunciata - potrebbe essere ragionevolmente attribuita a qualsivoglia bibliofilo.

Chi conosce l’autore, tuttavia, sa che dietro ad un’affermazione apparentemente semplice si nasconde un approccio filosofico alla lettura che fa di ogni libro un potenziale universo. La biblioteca non è vista come accumulo di testi, quanto piuttosto come infinita serie di possibilità, di inattesi sentieri che conducono il nostro vivere verso situazioni nuove. Ben più illuminante, sotto questo profilo, è un’altra sua affermazione: “Il libro non è un ente chiuso alla comunicazione: è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni”.

E proprio l’instaurare una relazione personale e reciprocamente costruttiva coi libri è la linea seguita dall’eccellente Aldo La Fata nel suo nuovo libro.

Studioso di religioni e di spiritualità, instancabile ricercatore di cose alte, l’autore è altrettanto noto per essere custode e saggio divulgatore dell’opera di Silvano Panunzio, di cui cura personalmente le riedizioni dei principali testi e a cui da poco ha dedicato un’esaustiva biografia, colmando una lacuna imperdonabile e contribuendo ad una conoscenza sempre più diffusa di un personaggio la cui grandezza e visione ancora oggi tendono a sfuggire. Sempre ad Aldo La Fata va inoltre il merito di mantenere vivo l’ideale di Panunzio con la pubblicazione del “Corriere Metapolitico”, dapprima rivista online (“Metapolitica”) e oggi anche periodico di rara qualità.

Non diversamente dal suo Maestro, Aldo La Fata è alla costante ricerca di tutti quei frammenti di sapienza disseminati in testi spesso dissimili tra loro, quanto accomunati dall’intento di ciascun autore di contribuire alla ricerca di verità elevate.

Da questo pellegrinaggio intellettuale e spirituale fra i testi più diversi, nasce l’idea di “Nella Luce dei Libri – Percorsi di lettura di un cavaliere errante” (ed. Solfanelli, 2022), ovvero una godibilissima silloge di recensioni – anche se sarebbe meglio parlare di meditazioni – e articoli che l’autore ha stilato nel suo “errare” tra testi che si rivelano veri nutrimenti per l’anima. Si rimane infatti sorpresi dal senso di continuità che si respira in quest’opera, nonostante gli articoli siano dedicati ad autori e tematiche profondamente diversi. La costante che accomuna ogni singolo libro recensito o citato è infatti la capacità di aggiungere un tassello evolutivo al percorso interiore dell’autore, ma anche stimolare chi vuole seguirne le tracce ed i passaggi.

I testi considerati – come evidenzia lo stesso autore – non mancheranno di richiamare l’attenzione di coloro che si rivolgono agli studi della Tradizione, ma ad essere singolare è soprattutto l’approccio dell’autore, che ad ogni testo si rivolge come un’oasi a cui abbeverare lo spirito.

Nulla di segreto, d’altronde: in poche righe introduttive, Aldo La Fata ci dona un’immagine brillante di cosa significa per lui, incontrare libri sulla propria strada: “non si entra nella foresta dei libri senza prima aver ricevuto una investitura speciale, una iniziazione, come quella che consacrava i cavalieri dell’aurea leggenda medievale. Solo se Iddio vorrà e le forze invisibili assisteranno, i libri giusti saranno trovati (…)”.

Il richiamo a quell’”Aurea leggenda”, quella del Graal, trasfigura dunque l’errare cavalleresco – già richiamato dal titolo - tra i libri, in un cammino in crescendo, dove le nostre aspirazioni ci orienteranno negli incontri coi singoli autori, in costante elevazione verso nuove antiche verità.

E dunque, nel nostro errare tra le pagine di Aldo La Fata, ci imbatteremo in nomi quali Mircea Eliade, Moshe Idel, Benedetto Croce e lo stesso Silvano Panunzio; in temi distanti solo in apparenza quali il mito del Graal, il concetto di utopia, la simbologia del colore, le ipotesi di fenomeni extraterrestri, le nuove prospettive della teologia cristiana; in sorprendenti edizioni quali un saggio dell’ex Presidente dell’Iran Mohammad Khatami che disquisisce di religione e democrazia e un autentico, inestimabile gioiello letterario quale “Per Grazia, con Grazia”, commovente tributo a Nietzsche di Arianna De Giorgio. Mondi, tematiche e autori profondamente diversi, così come diversi sono i contesti da cui provengono, ma, come ben osserva lo stesso autore, “(...) l’origine di certe idee e dottrine si trova nell’esperienza spirituale stessa. La vera matrice è trascendente e non storica”.

Se si dovesse fornire un’indicazione relativa all’approccio a questo libro, sarebbe quella di leggere con la capacità di lasciarsi sorprendere.

È infatti riduttivo considerarlo solo una sorta di guida a libri ed autori eccellenti, che va ad allungare le già generose liste del bibliofilo incallito.

Concentriamoci invece su quella particolare sensazione che ogni cercatore di libri ha vissuto almeno una volta nella propria vita, quella non di trovare un testo, ma di “essere trovato” da uno specifico testo, che appare per fare luce in un angolo poco illuminato della nostra anima: possiamo immaginare che sia la stessa sensazione dell’autore all’incontro con tutti i libri che ci ha presentato, perché ciascun lettore possa provare il piacere di “essere trovato” dal proprio libro.

Dario Noascone

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Articolo pubblicato il 01/09/2022