La meravigliosa storia della vita sulla Terra

A Toirano SV, dal 4 settembre una mostra di interessantissimi reperti fossili

Un nuovo interessante appuntamento con il passato della vita sulla Terra.

Ci troviamo a Toirano, cittadina del ponente ligure, in provincia di Savona, nota al grande pubblico per la presenza di bellissime grotte carsiche, conosciute in tutta Italia. Nelle grotte sono stati rinvenuti numerosi reperti fossili, tra i quali il notissimo Ursus spelaeus, il temutissimo orso delle caverne.

Nella vicina sede della Biblioteca Civica di Via Parodi 31, a Toirano SV, oggi sarà inaugurata la mostra della Collezione Lanzano. Fossili di grande valore, reperti rari e curiosità paleontologiche, saranno esposti con cura dagli organizzatori che racconteranno, durante le visite guidate, i dettagli dei vari processi di fossilizzazione che hanno permesso ad esseri antichi decine o centinalia di milioni di anni di giungere ben conservati fino ai nostri giorni.

Domenico Lanzano, accompagnato dai suoi familiari ci accoglie anticipando la descrizione di alcuni reperti particolarmente significativi: una libellula del Cretaceo che ha interrotto il proprio volo circa 135 milioni di anni fa, si presenta con una delicatissima trama che ci permette di osservare la fine trasparenza delle sue ali.

Un interessante novità è rappresentata dallo scheletro di un Claudiosauro, un rettile di medie dimensioni.

Il Claudiosauro doveva avere abitudini di vita simili a quelle dell'odierna iguana marina (Amblyrhynchus cristatus) delle Galápagos.

Con ogni probabilità questo animale passava gran parte del suo tempo in riva al mare, sulle spiagge e sulle rocce, per scaldarsi al sole.

In seguito dopo aver raggiunto la temperatura corporea ottimale, andava a caccia di prede sott'acqua.

Secondo i paleontologi il Claudiosauro si spingeva verso i bassi fondali, alla ricerca di piccoli animali. Durante il nuoto, gli arti erano probabilmente piegati contro il corpo per migliorarne le qualità idrodinamiche, mentre la propulsione era fornita da movimenti ondulatori della coda e della parte posteriore del corpo.

L’esemplare messo in mostra è ottimamente conservato e si presenta arrotolato su se stesso, in una posizione che sembra denunciare una lunga agonia. Gli arti posteriori ben evidenziati appaiono molto robusti e adatti al nuoto.

Un enorme cranio di Tarbosauro, un mostruoso dinosauro carnivoro, affine al Tirannosauro, fa bella sfoggia nella mostra. Impressionante la lunga fila di denti conici, adatti a strappare i brandelli di carne delle sue vittime.

Domenico racconta l’avventurosa storia che ha condotto il reperto nella sua collezione, aggiungendo particolari molto interessanti sui metodi di caccia di questo terrificante animale.

Tuffarci nel passato remoto della nostra Storia Naturale è sicuramente un'impresa entusiasmante, una rara occasione per dar corpo alle immagini stampate sui libri o presenti nella Rete. Trovarci di fronte ad un essere, di cui possimamo solo immaginare le dimensioni totali, ci aiuta a rivivere con l'immaginazione le scene di caccia e i paesaggi scomparsi che furono i testimoni di sanguinose battaglie.

Proseguendo nella visita vediamo una formazione rocciosa di oltre 30 chili, che contiene numerose impronte di Ammoniti dalle colorazioni veramente straordinarie.

Lontane parenti di seppie e calamari, nonché di un loro erede più affine, il Nautilus pompilius, furono i protagonisti del lungo periodo che inizia con il Devoniano (400 milioni di anni) e termina con il Paleogene (65 milioni di anni).

La conchiglia delle Ammoniti ha in generale la forma di una spirale avvolta su di un piano, sebbene alcune specie facciano eccezione, proponendosi in forme più complesse. 

Fu proprio questa peculiare caratteristica ad aver determinato il loro nome.

Il termine Ammonite deriva, infatti, dal dio egiziano Amon, la divinità che era raffigurata in epoca ellenistica e romana come un uomo con corna di montone.

Altra curiosità: moltissime specie si presentano con un nome che contiene la desinenza “Ceras”, Pleuroceras, Holcophylloceras, Ortoceras… che significa, per l’appunto “corno”.

Molto interessante è un blocco di ambra di oltre un chilo di peso che contiene più di sessanta piccoli insetti, rimasti intrappolati nella resina di una conifera.

Ambra è un termine greco, usato in passato come sinonimo di resina fossile. In particolare il termine ambra è stato usato in senso molto restrittivo per identificare la "succinite", la varietà di ambra baltica più importante dal punto di vista mineralogico. 

Nella comunità scientifica oggi per ambra si intende una qualsiasi struttura formata da resina fossile. 

L’ambra è una sostanza amorfa di origine vegetale, quindi si tratta di una vera e propria resina che colando sulla corteccia di molte conifere è riuscita ad inglobare piccoli insetti e frustoli organici di varia natura.

La colata di resina, scendendo, ha imprigionato piccole creature donando ad esse la vita perpetua.

In altre parole una sorta di immortalità dovuta alla successiva solidificazione della resina stessa che ha conservato, fino ai giorni nostri, insetti o altri piccoli animali, vissuti a partire dal Carbonifero (circa 350 milioni di anni fa).

La collezione Lanzano merita sicuramente una visita che gli appassionati di geologia e paleontologia potranno concludere con l’esplorazione delle bellissime grotte ricche di concrezioni calcaree di grandi dimensioni, presenti nella località savonese.

 

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 04/09/2022