Adotta un filare nelle Lanze (AT)
Il "criolin", il setaccio per il grano

Vendemmia e pigiatura alla Azienda Agricola Criolin di Castagnole delle Lanze

Castagnole delle Lanze appare nel Medioevo fra le pagine del Codex Astensis, che lo colloca tra le terre appartenenti ai conti di Loreto. Il conte che ebbe maggiori relazioni con la comunità di Castagnole fu Manfredo I, dal 1190 marchese di Busca e conte di Loreto; egli inaugurò la dinastia dei Lancia dall'appellativo che si era posseduto avendo servito come lancifero, in gioventù, presso la corte di Federico Barbarossa; questa famiglia darà i natali alla leggendaria Bianca Lancia (1). L'accostamento tra la dinastia dei Lancia e l'attributo “delle Lanze” (delle Lance, NdA ) è più che logico, in quanto Castagnole è l'unico comune piemontese a potersi fregiare di una tale denominazione.

Situato in provincia di Asti e al confine con la provincia di Cuneo, Castagnole è sempre stato un paese a forte vocazione vitivinicola, caratterizzatosi nella produzione di vini e vermouth. Apprendiamo, inoltre, da un testo storico di Loredana Dova che, nel 1862, con profondo spirito di avanguardia, l'amministrazione castagnolese acquista 200 azioni dalla società costruttrice della nuova linea ferroviaria Cavallermaggiore – Alba – Alessandria (2), al costo di 500 lire l'una , con l'impegno per la ditta a costruirvi una stazione. Il 26 maggio 1865, al completamento dei lavori per le gallerie e la posa dei binari, il paese vede il primo treno.

L'iniziativa “Adotta un filare nelle Lanze” è nata nel 2010 a Castagnole Lanze, dall'idea di un amministratore al fine di promuovere il nome e la qualità del vino Barbera che, rispetto ad altri prodotti del territorio, era ancora considerato un vino minore. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: www.lanze.it

Il 18 settembre 2022 è tornata la giornata dedicata alla vendemmia, con la partecipazione di circa 200 “adottanti” (sui circa 1.500 che hanno aderito negli anni al progetto), in una domenica di festa e appuntamenti sul territorio, in cui ciasun partecipante si poteva mettere in gioco nella raccolta delle uve. Dopo il ritrovo al Lanze Point in piazza Giovannone, i partecipanti si sono trasferiti in vigna per la vendemmia. All'interno di questo ricco programma l'Azienda Agricola Criolin ha proposto, oltre alla vendemmia di uve barbera, l'antico rito della pigiatura con i piedi in cascina e una degustazione finale di prodotti locali.

Una trentina di partecipanti è scesa nei filari poco al di sotto della cascina Criolin, attrezzati con guanti, cesoie e ceste, per iniziare la raccolta. Ritrovarsi  a fianco di persone in gran parte sconosciute non ha rappresentato un problema, in un'ora i filari sono stati animati da persone di varia provenienza e tutte le età (uomini, donne e bambini), in armonia fra di loro : le voci si alzano al cielo e si disperdono nell'aria come nella migliore tradizione dei tempi andati. 

Si è, quindi, raggiunta a piedi l'azienda agricola: sullo spiazzo retrostante la cantina si è provveduto a versare i grappoli neri sul fondo di due grandi ceste e i più coraggiosi hanno affrontato la pigiatura con i piedi. Nonostante l'alta temperatura di una giornata soleggiata, la sorpresa è stata di trovarsi a contatto con una materia prima e poi un liquido freddi, che comunicavano un senso di benessere quasi curativo. 

La degustazione finale, con i tavoli all'aria aperta nell'aia prospiciente la cascina, ha rappresentato un momento di socializzazione fra gli intervenuti e ha permesso la conoscenza dell'azienda agricola, in un clima familiare e sereno. I prodotti sono stati forniti dalla stessa Criolin, dalla società agricola La Pineta (di Neive), dall'azienda agricola Dogliotti Paolo (di Castiglione Tinella), del caseificio Ca' Bianca (di Loazzolo) e della pasticceria di Castagnole.

Claudio Canavero, titolare della Criolin ed erede di una dinastia di vignaioli iniziata nel 1949, e la moglie Giovanna Vespa (ingegnere castagnolese, ritornata alla terra per passione e per amore) si sono rivelati padroni di casa raffinati e generosi. Il piacere della conversazione al tavolo ha permesso di conoscere la storia dell'azienda agricola e, nello stesso tempo, capire e raccontare per quale motivo ci si è ritrovati ad una vendemmia didattica. Questo “esperimento” è nato lo scorso anno per coniugare innovazione e tradizione, come a Criolin si è scelto di fare. Alla mattina di lavoro segue un pasto e l'assaggio dei vini dell'anno precedente, quasi un preludio ai lavori in cantina.L'esperienza del 2021 è stata più che soddisfacente, per i rapporti umani che ha creato e per la condivisione del lavoro in vigna, al fine di trasmettere qualcosa di questa realtà agricola. Si è così deciso di replicare l'esperienza.

Durante la degustazione, Claudio ci spiega che il criolin era il setaccio per il grano, usato quando una persona passava cascina per cascina a offrire questo importante lavoro. Quando se ne è ritrovato uno nel solaio, si è deciso di adottare quel nome per l'azienda. Mentre Claudio versa i vini nei bicchieri (Arneis, Barbera e Moscato), Giovanna ammette di aver preparato i tajarin e le marmellate di prugne e di peperoni che accompagnato hanno i formaggi. 

Quando la degustazione volge al termine, quale "osservatore" posso tirare le somme: ho vissuto una giornata inimmaginabile e indimenticabile fra colline dal respiro eterno, tra verdi declivi al confine tra Langhe e Monferrato, a contatto con la natura. Chi vive in città avrebbe bisogno di tante altre giornate simili, per conoscere la terra che produce quel che mangiamo e beviamo. Una giovane coppia milanese racconta di essere qui perché voleva capire cos'è questa terra, entrare in confidenza con i prodotti del territorio e questa sera ritornano a casa arricchiti. L'anno prossimo i due giovani milanesi contano di tornare qui, magari con una esperienza che si prolunghi più giorni per conoscere più a fondo una realtà territoriale che li ha affascinati. Tutti vogliamo conoscere meglio l'azienda agricola.

Claudio non si nega: con la calma saggezza dei contadini e sempre sorridente inizia a raccontare che la vendemmia è ancora un rito, che un tempo si consumava esclusivamente tra familiari, dall'alba al tramonto del sole. Dopo il nonno ed il papà, dal 2010 ha preso in mano l'attività e ha continuato ad imparare: una vigna richiede tempo e va in produzione non prima di quattro anni (ma il sapore delle uve in trasformazione è ancora grezzo, richiede sei anni per essere completa) e la grandine rappresenta sempre un rischio; inoltre, la siccità del 2022 ha trovato tutti impreparati, perché non si è attrezzati alla raccolta dell'acqua e alla successiva ridistribuzione.

Criolin ha circa dieci ettari di vigne, una dimensione ancora familiare. In questo contesto è il coltivatore che decide quando raccogliere e quando vinificare, perché non è soggetto a logiche e richieste commerciali standardizzate. Penso che questo sia il valore aggiunto di un vignaiolo indipendente, come è Claudio Canavero: indipendente nel carattere, nell'attaccamento a questa terra, nell'orgoglio che lo fa andare avanti e pensare a un futuro di miglioramento nella produzione (la qualità dei vini è il suo obiettivo principale). Mi auguro che la voglia di fare bene gli consenta di creare altri traguardi. Penso ad una “potatura didattica”, il delicato momento in cui un vignaiolo decide quali tralci tagliare e quali mantenere per irrobustire la vite e le uve che ne verranno.Guardo Claudio che cammina silenziosa sull'aia e scende in cantina. Mi vengono in mente i versi di Cesare Pavese ne “I mari del sud”:

Camminiamo una sera sul fianco di un colle,

in silenzio. Nell'ombra del tardo crepuscolo

mio cugino è un gigante vestito di bianco,

che si muove pacato, abbronzato nel volto,

taciturno. Tacere è la nostra virtù.

Qualche nostro antenato dev'essere stato ben solo

– un grand'uomo tra idioti o un povero folle –

per insegnare ai suoi tanto silenzio.

Mio cugino ha parlato stasera. Mi ha chiesto

se sali con lui; dalla vetta si scorge

nelle notti serene il riflesso del faro

lontano, di Torino. “Tu che abiti a Torino…” (…)

 

Un volo di fantasia mi fa sentire protagonista, insieme a lui, di una poesia moderna ancora da scrivere, nel solco di questa grande storia e tradizione. Chissà che non la scrivere insieme, mentre Giovanna ci guarda e sorride, alla prossima “potatura didattica”.

Nota

(1) Documenti discordanti accreditano Bianca Lancia (meglio conosciuta come Bianca di Agliano) figlia quale di Manfredo I o di Bonifacio di Agliano. Bianca Lancia è stata l'ultima moglie dell'imperatore Federico II di Svevia, lo Stupor Mundi: è quindi probabile che da Manfredo discenda il figlio di Bianca, Manfredi, Re di Sicilia, morto nella battaglia di Benevento e fondatore della città di Manfredonia. Manfredi viene celebrato nella Divina Commedia: “…Biondo era e bello e di gentile aspetto…”. Sono discordanti anche le fonti sulla conoscenza fra Bianca e Federico e sulla successiva e avventurosa storia d'amore.

(2) Il primo tratto ferroviario fu aperto il 1º ottobre 1855 come diramazione della linea Torino – Cuneo, che da Cavallermaggiore doveva raggiungere Bra. A metà degli anni Sessanta dell'Ottocento si decide di proseguire la linea per collegarla ad Alessandria. I lavori partirono da Cantalupo, stazione della linea Alessandria – Acqui, sempre in direzione di Bra. Siverso Nizza Monferrato il 13 ottobre 1864, mentre il tronco che da questa cittadina arrivava fino a Canelli fu aperto il 25 febbraio 1865. Il 26 maggio dello stesso anno, aperto all'esercizio il tronco fra Canelli e Bra, che completava l'itinerario prestabilito , avvenne l'inaugurazione ufficiale con grandi festeggiamenti.

Bibliografia

Loredana Dova – Sotto un'unica bandiera. Cronache castagnolesi del Risorgimento (pag. 24).

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Articolo pubblicato il 24/09/2022