Cesare Zanolini: Dalla greca al laticlavio

di Alessandro Mella

Tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento furono molti gli ex militari che decisero di offrire la propria esperienza alla politica ed alla società civile al termine del proprio servizio in armi.

Si trattava, infatti, per lo più di figure che in qualche modo avevano accumulato esperienze importanti e competenze consolidate da un sincero idealismo patriottico figlio del Risorgimento cui molti avevano partecipato convintamente.

Cesare Zanolini nacque a Bologna il 13 aprile 1823 figlio del senatore Antonio e di Caterina Aldini, genitori di famiglia con una discreta agiatezza economica e con altri tre figli: Carlo, Filippo e Cornelia. (1)

Tra i fermenti ideali e politici della città pontificia il nostro Cesare si ritrovò a maturare un forte sentimento libertario ed una sincera ostilità al governo papalino. Tali idee ne condizionarono così tanto il pensiero e l’azione che dovette fuggire all’estero per scampare alla polizia.

Tuttavia, egli fece ritorno nel 1848 quando i moti rivoluzionari offrirono ai patrioti la speranza, purtroppo vanificata, di ottenere finalmente la liberazione sospirata e lungamente sognata. Nella Bologna insorta, ai primi d’agosto, contro le milizie austriache mandate in soccorso dell’autorità papale egli fu tra i difensori del capoluogo ed i combattenti.

I fatti, purtroppo, non andarono come sperato ed alla fine la vittoria andò ai nemici della libertà italiana contro i quali egli combatteva.

Passò del tempo ma quando il Regno di Sardegna entrò, affiancato dalla Francia imperiale, in campagna contro l’Austria nel 1859 egli corse ad arruolarsi nell’artiglieria come semplice artigliere guadagnandosi, tuttavia, i gradi di luogotenente, in poco tempo. Fu proprio in quel conflitto che si meritò una medaglia d’argento al valore militare a riprova dell’indomito spirito con cui egli si scagliava contro il nemico di sempre. (2)

In seno al neonato Regio Esercito Italiano prese parte anche alla campagna del 1860-1861 detta della “Bass’Italia” nonché a quella del 1866, ancora contro l’Austria, per l’affrancamento del Veneto dal giogo asburgico.

Ma, nel frattempo, la vita privata gli aveva sorriso ed aveva felicemente preso moglie nella persona della signorina Maria Macchiavelli.

Dopo le campagne d’indipendenza la sua carriera militare si caratterizzò per una lunga ascesa che lo condusse fino al grado di colonnello e poi alla promozione, al momento del congedo nel ruolo della riserva nel dicembre 1892, a generale.

Tecnico brillante, progettista e mente rigorosa e scientifica, aveva fatto parte del Comitato per l’Arma d’Artiglieria e Genio ma soprattutto aveva assunto il comando dell’arsenale militare di Terni ove si distinse anche per la capacità di inventare nuovi dispositivi come un tipo particolare di spoletta:

Le macchine per la fabbrica d'armi di Terni. (Nostre private informazioni). Ci scrivono da Roma che il tenente colonnello d'artiglieria cav. Cesare Zanolini e il capitano Giovanni Fasce, di artiglieria, addetti al Comitato d'artiglieria e genio, sono partiti per l'Inghilterra incaricati dal Ministero della guerra di fare acquisto di macchine per la fabbrica d'armi di Terni. (3)

La vita militare, l’impegno in prima linea, gli valsero anche un ricco medagliere che comprendeva tra l’altro le insegne di commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, di cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro ed oltre alla già citata medaglia d’argento anche quelle a ricordo delle guerre combattute per l'indipendenza e l'unità d'Italia, l’Unità d'Italia 1848-1870 e la croce d'oro per anzianità di servizio.

Nel frattempo, però, in mezzo alla vita militare già si era fatta viva la passione per la politica e l’impegno civile così accettò la candidatura in parlamento venendo eletto più volte alla Camera dei Deputati per i collegi di Bologna. Fu parlamentare, a fasi alterne, tra il 1876 ed il 1890 cercando di conciliare la vita militare con quella istituzionale. (4)

Nell’autunno 1892, poco prima del congedo dalle forze armate, fu cooptato come senatore del regno in virtù della lunga attività politica:

Nuovi Senatori (…): Cesare Zanolini. È bolognese. Figlio del patriota Antonio Zanolini, che fu anch'egli deputato e senatore, prese il diploma da ingegnere. Andò all'estero, ma ne tornò per la guerra del 1849 e fu tra i difensori di Bologna. Nel 1859 entrò volontario nell'arma d'artiglieria e vi giunse al grado di colonnello. Partecipò alla campagna meridionale del 1860-61. Ebbe in seguito molti incarichi per questioni militari, industriali e politiche. Fu deputato per la prima volta nella XI legislatura. Sedette sempre a Sinistra. (5)

Frequentò il Senato ancora per qualche tempo, qualche anno, ma intanto il suo corpo vigoroso di eroe e veterano, di soldato di tempi lontani, prese lentamente a sfiorire finché, il 30 giugno 1902, passato il vecchio secolo, egli si spense e raggiunse i suoi soldati ai campi elisi. (6)

Ebbe solenni ed imponenti funerali come si conviene ad un militare la cui storia personale si intrecciava con quella della patria tanto amata:

La salma del generale Zanolini a Bologna. Ci telegrafano da Bologna, 3, ore 14,55: Stamane, alle ore 4,10, giunse la salma del generale senatore Cesare Zanolini. Alle ore 7 seguì il trasporto al cimitero, che è riuscito imponentissimo. Un battaglione di fanteria, con musica e bandiera, e un battaglione di bersaglieri rendevano gli onori. Parteciparono all'accompagnamento le Associazioni militari e operaie, con bandiere. La Musica municipale precedeva il carro funebre, fiancheggiato da bersaglieri. Essendosi seguita la volontà dell’estinto, non vi erano fiori. Tenevano i cordoni i rappresentanti del Senato, il sindaco, il prefetto, il comandante del Corpo d'armata, gli amici, la famiglia. Seguivano le altre Autorità e un lungo stuolo di ufficiali. Non vi furono discorsi. Motta folla lungo il percorso. (7)

Anche a Palazzo Madama, sede del Senato del Regno, il suo ricordo fu perpetuato qualche tempo dopo unitamente a quello di altri senatori venuti a mancare a cavallo della pausa estiva parlamentare. (8)

Tuttavia, la sua figura ebbe un ulteriore, straordinario, omaggio ed un bellissimo episodio voluto per proteggerne il ricordo. Accadde nel 1917 quando l’Italia si trovava nuovamente in guerra con l’Austria.

Fu in quel momento che la vedova del generale Zanolini decise di offrire i cimeli, le medaglie, le uniformi del glorioso combattente, che tanto aveva amato, al Museo del Risorgimento di Bologna che oggidì le custodisce:

Ill.mo Sig. Direttore. Al Museo civico del Risorgimento, dove si custodiscono preziose memorie di uomini che col braccio e la mente onorarono la patria, mi è caro offrire in dono le decorazioni ed alcuni documenti e oggetti che appartennero al compianto senatore Cesare Zanolini. Siamo alla vigilia del 58o anniversario della battaglia di S. Martino e Solferino ed io ritengo che non avrei potuto cogliere un’occasione più bella ed opportuna per compiere un atto che è insieme soddisfazione profonda di un mio vivissimo desiderio ed affettuoso omaggio verso il mio indimenticabile consorte. Egli se oggi potesse assistere alla rinascita dell’antico sentimento Nazionale, formerebbe più fervidi voti per l’indefettibile vittoria delle nostre armi su quello stesso nemico che egli combatté volontario in gioventù. Con molti e distinti saluti sua dev.ma Maria Machiavelli ved. Zanolini (9)

Il generale Cesare Zanolini fu davvero una bella figura di patriota, combattente, uomo politico e tecnico. Purtroppo, non nota come meriterebbe malgrado tanto se ne sia scritto. Questo piccolo testo vuole, in qualche modo, contribuire a rinnovarne il ricordo perché l’oblio non lo rapisca per sempre.

Alessandro Mella

NOTE

1) Scheda Archivio Storico del Senato.

2) Archivio del Nastro Azzurro fra Decorati al Valore Militare.

3) Gazzetta Piemontese, 222, Anno XIV, 11 agosto 1880, p. 3.

4) La Tribuna Illustrata, 32, Anno X, 10 agosto 1902, p. 382.

5) Gazzetta Piemontese, 293, Anno XXVI, 22 ottobre 1892, p. 2.

6) La morte del senatore Zanolini. Ci telegrafano da Roma, 31, ore 18,15: È morto il senatore generale Zanolini. (La Stampa – Gazzetta Piemontese, 211, Anno XXXVI, 1° agosto 1902, p. 3).

7) La Stampa – Gazzetta Piemontese, 214, Anno XXXVI, 4 agosto 1902, p. 1.

8) Atti Parlamentari – Commemorazione Giuseppe Saracco, Presidente. Signori e riveriti colleghi! Mi è grave dover riprendere la direzione dei nostri lavori col mesto annunzio di dolorose perdite toccate a questo nostro Senato, nelle persone di un grande numero di colleghi scesi nel sepolcro fra il 9 luglio ed il 15 del corrente mese. Sono tredici i senatori, che in meno di cinque mesi sono usciti di vita, ed io con l'animo commosso, come di domestica sventura, ne pronuncio i nomi onorati dall'alto di questo seggio, onde significare il cordoglio ed il rimpianto del Senato, che, insieme all'amarezza della perdita, sentirà di un tratto le dolorose conseguenze della improvvisa dipartita di tanti valent'uomini che erano vanto e decoro di questo alto consesso. Nel solo mese di luglio giunsero al numero di sei i senatori colpiti da morte: il principe Trivulzio in Milano, indi il commendatore Spera, già consigliere di Cassazione in Roma, Antonio Mordini, l’ex dittatore di Sicilia, a Montecatini, il professore Edoardo Porro, in Milano, il generale Cesare Zanolini, qui in Roma, e Gaetano Negri a Varazze. Nell'agosto e nel settembre morivano altresì in Roma il generale Annibale Ferrero, ed il commendatore Gloria Francesco, magistrato e riposo. Tre altri colleghi si spegnevano a Rogliano, a Casal Baiocco, ed in Ferrara, e sono l’antico e provato patriota, Donato Morelli, il dottore Gioanni Secondi, ed il duca Galeazzo Massari. Infine, nella prima quindicina di novembre lasciavano questa terra, l’uno a Bologna, l’altro in Milano, il commendatore Lucio Fiorentini, già prefetto di provincia ed il duca Guido Visconti di Modrone. Ed ora, o signori, che ho compiuto il pietoso ufficio di richiamare per brevi istanti davanti agli occhi vostri le nobili figure dei nostri lacrimati defunti che più non vedremo seduti accanto a noi, io mi sento costretto a fare appello alla vostra indulgenza, perché mi concediate venia, se non mi attento, così per la novità della cosa, come per la poca opportunità dell'ora presente, di raccogliere in forma di supremo, separato elogio, i titoli di onore acquistati in vita da ciascuno dei valorosi che piangiamo estinti lasciando in noi tutti l'eguale rammarico del compagno, perduto. Certo non è mancato, e non mancherà chi voglia e sappia scegliere il momento, ed il luogo acconcio a ricordare degnamente le gloriose gesta del patriota cospiratore e del soldato valoroso, le qualità insigni dello scienziato e del pubblicista colto e coraggioso, le benemerenze del magistrato e dell'amministratore integro, e sapiente, e gli eminenti servigi resi all'unanimità sofferente con intelletto d'amore, e coll'uso nobilissimo delle avite ricchezze; onde gli uni e gli altri salirono meritamente in fama su questa terra. Io devo impormi la maggiore brevità possibile. Ma quelle anime elette che aleggiano forse intorno a noi, spinte dal desio di rivedere i luoghi delle loro più care affezioni, e dove hanno lasciato il maggiore desiderio di sé, aspettano la parola che deve partire da questi banchi, e non si dorranno, io spero, di me né di voi, perocché interprete sicuro e fedele dei sentimenti del Senato, rivendico l'onore di portare a tutti, ed a ciascuno dei compagni ed amici perduti il supremo tributo del nostro affetto e della nostra ammirazione. (Benissimo). Essi non sono morti interamente per noi, poiché non muoiono interamente gli uomini i quali vissero ed operarono per il bene della patria. Così la terra sia ad essi leggiera e Dio conceda loro la pace eterna dei giusti. (Vive approvazioni). ZANARDELLI, presidente del Consiglio. Domando la parola. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare. ZANARDELLI, presidente del Consiglio. Io mi associo pienamente alle parole pronunziate dall'illustre vostro Presidente, e aggiungo che il Governo sente tutta la gravità e l'amarezza delle perdite che fece il Senato. Nel porgere quindi alla mia volta a nome del Governo un tributo di cordoglio e di rimpianto a questi illustri perduti, lo faccio tanto più volentieri, inquantochè mentre questi sentimenti, così bene espressi dall'illustre Presidente, sono per il Senato solidarietà e tradizione, noi possiamo pur dire con certezza che essi trovano una eco possente in tutte le classi del popolo italiano. (Bene, approvazioni vivissime). (Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 26 novembre 1902).

9) Il Resto del Carlino – La Patria, 175, Anno XXXIII, 24 giugno 1917, p. 3.

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Articolo pubblicato il 03/10/2022