Domenico Bazzano: Eroe di ogni guerra

Di Alessandro Mella

Tante volte abbiamo rievocato la vigilia della partenza di Garibaldi da Quarto di Genova, le sue preoccupazioni a Villa Spinola, l’attesa spasmodica di notizie dalla Sicilia insorta, le mille spigolature da affrontare verso un’avventura il cui esito pareva tutt’altro che scontato.

Nei pressi del capoluogo ligure, intanto, convergevano volontari ed esuli da tutte le provincie d’Italia i quali, trovato rifugio nel Regno di Sardegna, ora bramavano di riprendere le armi ed in specie i siciliani che, ovviamente, avevano a cuore la sorte delle loro contrade.

Quando il generale nizzardo si convinse che la ribellione patriottica seguitava a resistere nelle campagne egli si decise ad intervenire ed a partire:

Nella notte dal venerdì al sabato il generale Garibaldi, dopo avere data la demissione da aiutante di campo del re, è partito (…) per la Sicilia, sopra vapori mercantili. Sono con lui, fra gli altri, Nino Bixio ed il deputato Sirtori. A Livorno sono accorsi molti volontari per recarsi in Sicilia, principalmente da Bergamo. (1)

L’impresa era ardita, il governo di Torino non poteva avvallarla, almeno non ufficialmente, l’approvazione di re Vittorio Emanuele II era sincera ma per ragioni d’opportunità politica silente. Garibaldi dovette tenerne conto:

Sabato a notte, buon numero di questi uomini, armata mano, sorprendevano due battelli della compagnia Rubattino, li traevano fuori del porto di Genova, e quivi li caricavano d’armi, di munizioni e d’altra gente che stavano attendendo su barconi. Dicesi che il General Garibaldi fosse munito di passaporto estero ed inalberasse una bandiera che non è quella sarda. E ciò deve averlo fatto per precauzione, perocchè non poteva ignorare che, per imperiose esigenze, il Governo del Re aveva dato ordine alle navi della Marineria militare di opporsi alla spedizione quando fosse fatta sotto la nostra bandiera. (…). Gli uomini imbarcatisi con Garibaldi sommavano ad oltre 1300, ben muniti d’armi. Fra essi erano oltre a 150 giovani accorsi volontari dalla Lombardia. Altri legni provenienti da Livorno e da Piombino dovevansi unire a Garibaldi (…). (2)

Su quei barconi, trepidanti, c’erano appunto anche tanti patrioti siculi il cui solo desiderio era tornare a casa, liberare le proprie borgate dai mercenari al servizio del governo di Napoli, poter riprendere la propria vita in libertà senza dover temere il passo cadenzato dei soldati nelle calde notti siciliane. Tutti erano pieni di vibrante passione e di ardenti speranze per l’avvenire.

Tra loro il protagonista di questo nostro breve testo, Domenico Bazzano fu Salvatore nato a Palermo il 13 settembre 1827 da famiglia di origine romagnola. (3)

Domenico portava una lunga barba scura, marchio inconfondibile dei patrioti e cospiratori tanto che i gendarmi borbonici erano soliti dire che chi la portava, prima o dopo, finiva in galera.

E lui era, effettivamente, condusse una vita al limite dell’epico perché fu presente a tutte le grandi campagne militari del Risorgimento.

Nel 1848 fu milite della Guardia Nazionale, fu alla battaglia di Palestrina con la Repubblica Romana nel 1849, seguì l’Armata Sarda nella guerra in Crimea nel 1855-1856, fu presente nella guerra del 1859 contro l’Austria e combattente a Palestro, Montebello, Magenta e Solferino; nella campagna garibaldina del 1860 combatté negli epici scontri di Calatafimi, Palermo e Milazzo; con Garibaldi fu ancora in linea in Aspromonte nel 1862 ed a Bezzecca nella guerra del 1866 per la liberazione del Veneto.

Quasi si farebbe prima a stendere un elenco dei momenti in cui mancò rispetto a quelli in cui, moschetto alla mano, fu presente con tutto il suo coraggio ed il suo ardore di patriota. (4)

Ebbe le medaglie dei Mille, quella delle Guerre d’Indipendenza, dell’Unità d’Italia ed altre ancora con le quali fregiò il suo petto fino in tarda età.

Passati gli anni dei combattimenti, realizzato il sogno dell’unità e libertà italiane, si ritirò a condurre modesta vita a Catania ove svolgeva la professione di portiere e custode in un bel palazzo di città.

Cittadino onorario di Genova, Calatafimi e Marsala, scrisse al sindaco di quest’ultima quando tale onore gli venne conferito:

Nel marzo del 1911 inviò la seguente lettera al sindaco di Calatafimi:

Ill.mo Sig. Sindaco della città di Calatafimi. Catania 21 marzo 1911

Sottometto alla S.V. Ill. ma le mie più umili scuse per non aver scritto prima d’oggi avendo sperato di giorno in giorno, che lo stato di mia salute mi avesse permesso di appagare il desiderio della patriottica Calatafimi dalla S.V. Ill. ma onorevolmente rappresentata inviando la fotografia richiestami con gentile premura.

Le dimostrazioni d’affetto entusiastiche e spontanee, le generose e calde accoglienze prodigate ai Superstiti dei Mille, miei commilitoni in occasione del 50° Anniversario della redenzione della Patria, mi dicono ancora una volta che codesta Eroica Cittadinanza è degna progenie di chi vide tinte di sangue le zolle di sì fortunata terra di quel sangue fecondo di libertà sparso da quei prodi che un Genio menava alla riscossa.

Si, Ill. mo Signor Sindaco, fra le altre glorie potete annoverare anche quella di aver rivisti vecchi e mutati dal tempo e dalle vicende lontane i baldi che fecero parte della leggendaria Schiera dei Mille di cui altamente mi onoro far parte. Accolga pertanto Ill. mo Signor Sindaco, quale Capo di codesta Eroica Città, i sensi della mia più alta gratitudine ed osservanza.

Domenico Bazzano dei Mille Catania 21 marzo 1911

Ad integrare lo stipendio da portiere ebbe la sola piccola pensione prevista per i “Mille di Garibaldi” dei quali fu glorioso e venerato veterano fino alla scomparsa avvenuta, quasi novantenne, nel 1912. (5)

Si spense a Catania ove oggi, nel cimitero cittadino, riposa in una tomba fortunatamente tutelata dai Beni Culturali per la sua importanza storica.

A Palermo, invece, una via ne perpetua la memoria ricordandone la gloriosa e magnifica figura. (6)

Quella che oggi, con queste poche righe, ho voluto, nel mio piccolo, in qualche modo rievocare in onore ai tanti siciliani che fecero la grande storia italiana.

Alessandro Mella

 

NOTE

1) La Sentinella delle Alpi, 111, Anno X, 10 maggio 1860, p. 2.

2) L’Eco delle Alpi Cozie, 38, Anno VII, 12 maggio 1860, p. 1.

3) La Domenica del Corriere, 11, Anno XV, 16 e 23 marzo 1912, p. 11.

4) Il nome di “Bazzano Domenico fu Salvatore da Palermo” compare in numerose pubblicazioni ottocentesche nell’elenco dei mille che i più riportavano in appendice. Sono così tanti che si è ritenuto superfluo elencarli tutti. Egli, ovviamente, compariva anche nell’elenco ufficiale diffuso dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia.

5) Sulla pietra posta sul sepolcro la data di scomparsa, tuttavia, è 24 febbraio 1913. Vi è da dire che, ad esempio, la Domenica del Corriere ne annunziò la scomparsa l’anno prima. Una foto della lapide è visibile in: https://www.lasiciliainrete.it/directory-tangibili/listing/tomba-di-domenico-bazzano/ (Consultato il 16 luglio 2022).

6) Le strade di Palermo - Storia, curiosità e personaggi di una città attraverso la guida alfabetica completa delle sue vie, Antonio Muccioli, 1998, Newton & Compton, p. 99.

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Articolo pubblicato il 17/10/2022