“Sampling”: l’immaginario cromatico di Gerry Di Fonzo

Il giudizio critico di Roberto Mastroianni

Dal 2009 Gerry Di Fonzo porta avanti una sperimentazione artistica complessa e originale, che integra una procedura tecnologica, dai tratti analitico-scientifici, con la rilettura dell’arte visiva del passato, all’insegna di un’esplorazione dell’immaginario dell’umanità. I “sampling”, infatti, non sono nient’altro che la resa oggettuale di un “immaginario cromatico”, che predilige il regime della percezione e dello sguardo a quello del simbolico, che indaga la percezione e il colore al posto delle forme e della figurazione.

 

Noi possiamo affermare che, in analogia con termini come “acquario”, “erbario”, “terrario”…, il primo significato di “immaginario” sia di essere una collezione d’immagini, presumibilmente la raccolta delle immagini di un certo tempo e di una certa cultura, o di un certo argomento, o di una certa produzione o ambiente sociale. Per espansione analogica si è soliti collocare nell’ambito dell’immaginario non solo i materiali visivi, ma anche quelli narrativi, audiovisivi, spaziali, musicali. Da questo punto di vista, l’immaginario si può sovrapporre con ciò che Umberto Eco definisce “Enciclopedia”, cioè la raccolta generale della semantica di un gruppo, di una società, di un periodo, al limite di una persona. 

 

In questa prospettiva, l’immaginario” contiene non solo “l’immaginato”, ma “l’immaginabile”,

non solo il “percepito”, ma il percepibile”, non solo il “pensato”, ma il “pensabile” … e quindi l’indagine sull’immaginario e le sue forme diventa immediatamente una ricerca sulle immagini che popolano la nostra memoria individuale, collettiva e culturale. L’immaginario è quindi una struttura psico-semantica attraverso la quale vengono catalogate e collezionate le immagini del tempo e dell’umano, che vigono in una certa epoca e in un certo spazio, e i prodotti culturali, effettivi e potenziali, cui l’immaginario può dare forma o da cui esso deriva. 

 

L’immaginario (come collezione di immagini del mondo e dell’umano e come collezione semantica) fornisce in questo modo una specie di “griglia” che pone limiti al linguaggio, al fine di agire, dire e pensare il mondo; tutto ciò è possibile in quanto: l’immaginario contiene non solo l’immaginato, ma l’immaginabile; non solo il detto, ma il dicibile; non solo il pensato, ma il pensabile; non solo il percepito, ma il percepibile... 

 

L’arte ha sempre attraversato l’immaginario antropologico dell’essere umano e, mentre lo faceva, lo ha ri-articolato, ri-prodotto e ampliato, insistendo sempre e comunque sull’aspetto formale e simbolico delle immagini che attraversano la nostra vita sociale, anche quando lo ha fatto in modo non mimetico, astratto e concettuale.  Nel caso di Gerry di Fonzo si assiste, invece, al tentativo di superare questa condizione, dando vita ad una ricerca e sperimentazione che tenta di rendere ragione degli elementi primi del nostro immaginario visivo e percettivo: i colori.

 

La caratteristica principale di questa pratica artistica è, infatti, la capacità di materializzare un “immaginario”, capace di fare interagire passato, presente e futuro dello spazio e del tempo di una società, portando a rappresentazione la campionatura dei cromatismi che l’arte ha utilizzato per ri-fare il mondo e l’umanità attraverso la rappresentazione visiva. L’artista analizza e riproduce il colore di opere visuali patrimonio comune dell’uomo, attraverso una campionatura e una sovrapposizione digitale delle scale cromatiche che le compongono.

 

Il colore di un’immagine artistica osservato attraverso una riproduzione foto-realista, viene scansito e campionato, divenendo parte “del sistema RGB (Red, Green and Blue) e come tale soggetto ad una varianza di 256 livelli tonali per ciascuno dei tre canali cromatici. Oltre sedici milioni di possibili combinazioni che restituiscono, comprimendola, l'ampia varietà di soluzioni a disposizione di ogni artista per dare voce, timbro e carattere alle sue figurazioni”. La campionatura digitale permette dunque di sottrarre i colori ad un dipinto o a una fotografia d’arte e ricomporli in una rappresentazione di cromatismi sovrapposti in linee parallele, intersecate o circolari, dando vita ad un prodotto estetico autonomo che sfida l’intelligenza dell’occhio e della percezione del fruitore.

 

La nostra memoria culturale e percettiva riconosce, in questo modo, nei “sampling” del materiale conosciuto, come appartenente ad una storia e ad un esperienza individuale e collettiva, ma nello stesso tempo si trova a dover decifrare un nuovo codice con il quale l’immagine lancia la propria sfida cognitiva. L’occhio e l’oggetto instaurano in questo modo una relazione complessa, creando un’esperienza, slegata da ogni considerazione formale e figurativa, ma interessata ad indagare l’elemento primo (il colore) delle “immagini”, che compongono un “immaginario” condiviso.

 

Le linee parallele, scandite e sovrapposte o polarizzate, i cromatismi che si stratificano in una relazione reciproca mettono in luce l’intelligenza percettiva specie-specifica dell’essere umano, dando vita a nuova opera. L'intervento dell'artista non può essere comunque completamente arbitrario in questa ricomposizione del colore, in quanto la sua possibilità di “percepire”, “dire”, “assemblare” le scale cromatiche è vincolata a quella griglia concettuale e cognitiva che condivide con il fruitore.

 

L’immaginario prodotto dalla storia della percezione e delle immagini vincola, quindi, la possibilità di riprodurre in modo arbitrario le scale cromatiche e, in questo modo, si assiste alla creazione di opere che hanno una qualche “somiglianza di famiglia” con le opere cui si sono ispirate. Le opere diventano così, pur nella loro autonomia, una ri-articolazione della storia percettiva ed artistica dell’uomo, prodotti di un indagine che mette assieme portato tecnologico, riflessione sul visivo e ricerca interiore. 

 

Roberto Mastroianni

 

Roberto Mastroianni è filosofo, curatore e critico d’arte, ricercatore indipendente di semiotica, estetica filosofica e filosofia del linguaggio presso il C.I.R.Ce (Centro Interdipartimentale Ricerche sulla Comunicazione) dell’Università degli Studi di Torino. Laureato in Filosofia Teoretica alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, sotto la supervisione di Gianni Vattimo e Roberto Salizzoni, è dottore di Ricerca in Scienze e Progetto della Comunicazione, sotto la supervisione di Ugo Volli. Si occupa di Filosofia del Linguaggio, Estetica, Teoria generale della Politica, Antropologia, Semiotica, Comunicazione, Arte e Critica filosofica. Ha curato libri di teoria della politica, scritto di filosofia e arte contemporanea e curato diverse esposizioni museali e  tenuto seminari e lezioni  in differenti Università italiane e straniere."

 

Nelle immagini, una performa artistica di Carmela Santoro che vive a Venezia e prossimamente farà un numero teatrale in una piazza veneziana. Gerry Di Fonzo partecipa con un lavoro 6 metri per 5, un Sampling del 2009. Lo pubblichiamo per mostrare una sua opera esposta nel corso della biennale del contemporaneo, sicuramente motivo di orgoglio.

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Articolo pubblicato il 14/10/2022