Una Victoria Cross per un italiano

L’eroismo di Dennis Donnini (di Alessandro Mella)

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale furono migliaia gli atti di eroismo compiuti da soldati italiani meritevoli di memoria. Questo ha, tuttavia, qualcosa di particolare poiché pur trattandosi di un italiano all’estero, esso non riguarda, come spesso accadeva, un italo-americano in combattimento sul suolo della patria d’origine.

Tutto iniziò quando Alfredo Donnini, nel 1899, emigrò da Castelnuovo in Garfagnana, verso il Regno Unito in cerca di fortuna e lavoro finendo per trovarvi il primo come gelataio a Easington e la seconda con amore ed avvenire sposandosi con la signorina Catherine Brown. (1) La posizione del coraggioso “Alfred” andò consolidandosi rendendolo un commerciante dalla vita serena.

Il 17 novembre 1925 i due sposini diedero alla luce un bimbo italo-britannico cui fu dato il nome Dionigi detto Dennis (a volte citato come Denis) il quale poi finì per arruolarsi, dopo i fratelli (Alfredo II detto Alfredo e Luigi detto Lewis), nell’esercito britannico negli anni della guerra con cui l’Inghilterra aveva reagito alla prepotenza della Germania. (2)

Ai tempi della disfatta di Dunkerque il giovane Albert fu catturato e deportato dai tedeschi mentre Lewis fu congedato a causa delle ferite riportate. Lesioni che ne minarono la salute fino a condurlo alla morte il 1° maggio 1944. Dennis era in pena, andava ancora a scuola nel 1939 allo scoppio della guerra e nei giorni della partenza dei fratelli, la sera frequentava un corso di addestramento premilitare ed appena gli riuscì si arruolò, proprio mentre il Lewis moriva, in un battaglione del Corpo dei Reali Fucilieri Scozzesi.

Fu durante l’Operazione Blackcock, il 18 gennaio 1945, che il reggimento di Donnini dovette attaccare gli avamposti tedeschi che difendevano la cittadina di Stein lungo il confine tra il Reich e l’Olanda nei pressi dei fiumi Roer e Maas. Al tempo in cui le truppe alleate avanzavano dalla Francia risalendo dirette al cuore della Germania agonizzante.

Accolti dall’intenso fuoco tedesco, i fucilieri scozzesi andarono all’assalto con vigore e Dennis fu ferito una prima volta al capo ma, nonostante lo smarrimento ed il malessere, malgrado il sangue colasse sul suo volto, si gettò ancora in avanti per salvare un altro commilitone.

Sfinito, ma ancora pieno di disperato coraggio, imbracciò allora un pesantissimo mitragliatore Bren ed andò, sparando, contro il nemico finché le raffiche germaniche non colpirono una delle bombe a mano che il nostro portava alla cintura causando l’esplosione che l’uccise all’istante.

Morì drammaticamente, di fronte ai compagni impotenti, a soli 19 anni nel pieno della sua giovinezza. Nei quadri dell’esercito britannico ma, poiché il padre non aveva ancora preso la cittadinanza inglese e lui non aveva raggiunto l’età per chiederla, ancora italiano di cuore e di spirito.

La sua storia giunse fino a Londra, fino al Re Giorgio VI, e fu proprio il sovrano a decretare per lui la concessione della preziosa Victoria Cross.

Dennis Donnini fu e resta il più giovane, seppur alla memoria, ad averla ricevuta. Uscì di casa, il giorno dell’arruolamento, promettendo alla madre proprio quella prestigiosa e quasi mitica decorazione. Il padre, che nel frattempo in quanto italiano e malgrado il suo passato antifascista e tutti i figli in armi sotto la bandiera britannica era stato internato dal governo inglese, fu poi invitato dalla famiglia reale a Palazzo Buckingham. (3)

Oggi il giovane soldato italo-inglese riposa nel cimitero dei soldati del Commonwealth a Sittard in Olanda. E il suo eroismo costituisce una pagina di gloria comune tra i popoli britannico ed italiano. Un ricordo forte nel Regno Unito, ma meno in Italia dove queste poche righe, si spera, forse contribuiranno a restituirgli un poco di meritata memoria.

Alessandro Mella

 

NOTE

1) Italia Illustrata, 14, Anno I, 15 aprile 1945, p. 7.

2) I ragazzi avevano anche due sorelle: Corinna e Silvia. Le stesse a loro volta si arruolarono nel Servizio Ausiliario Territoriale.

3) Nel 1945, per ragioni d’opportunità politica, i giornali italiani dissero che il padre non aveva avuto problemi malgrado l’origine italiana. In verità le cose erano andate decisamente in modo diverso, ma la stampa del Regno del Sud aveva necessità di consolidare le simpatie degli italiani verso gli Alleati.

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Articolo pubblicato il 24/10/2022