Maria Gaetana Agnesi, la più celebre matematica del settecento lombardo

Una donna di straordinaria cultura scientifica e filosofica che dedicò la sua vita ai più deboli

In un momento in cui  il nostro mondo, particolarmente quello giovanile, si dibatte tra insicurezze, fragilità ed incertezze, forse un esempio di determinazione, di coraggio nel portare avanti con successo le proprie idee senza schiamazzi, ma con fermezza, può aiutare a ritrovare un po’ di  fiducia  in sé stessi; e nella possibilità di vivere  seguendo le proprie inclinazioni e il proprio talento, senza cedere al conformismo e all’ingiustizia che vuole, per esempio, le donne sempre  in posizione subalterna rispetto all’universo maschile. Se questo è disgraziatamente vero ancora oggi, senza andar lontano anche in Italia,  è facile immaginare quanti ostacoli dovette superare Maria Gaetana Agnesi nel settecento, soprattutto nella seconda parte della sua vita, quando, contro il volere del padre,  decise di abbandonare gli studi matematici e filosofici  per  dedicarsi alla cura dei più poveri.

La sua vita e le sue opere sono state oggetto di diversi studi, tra cui quelli di  Ambrogio Cazzaniga, docente liceale studioso di filosofia greca delle origini e autore del recente saggio “Lo stile filosofico del pensare” (Mimesis edizioni). I suoi studi costituiscono la fonte primaria a cui ho attinto per questo articolo  e quello che seguirà sulla figura dell’Agnesi.

Parte I

La formazione culturale e il manuale di matematica

Maria Gaetana Agnesi, primogenita di sette figli, nasce a Milano il 16 maggio 1718 da una agiata famiglia borghese. Suo padre, Pietro Agnesi, desidera “nobilitarsi” e riesce ad ottenere, allo scopo, il diritto di premettere un “de” al suo nome; inoltre acquisterà il “feudo” di Montevecchia in Brianza, zona prescelta allora per la villeggiatura dei nobili milanesi. Il palazzo degli Agnesi, dove  Maria Gaetana  soggiornò a più riprese nel corso della sua vita, si affaccia sulla piazzetta, a lei dedicata, di Montevecchia alta, da cui si può godere una vista straordinaria sulla pianura e le colline sottostanti. 

Maria Gaetana manifesta subito una intelligenza precocissima e ottiene presto la fama di bambina prodigio; il padre non bada a spese per l’educazione di una figlia così promettente, affidandola ai migliori precettori dell’epoca in ogni settore del sapere, secondo l’ideale enciclopedico  tipico del XVIII secolo . Nel salotto milanese degli Agnesi, un valido strumento di ascesa sociale della famiglia, Gaetana ha modo di mostrare le sue doti e le sue conoscenze. A soli nove anni legge davanti ad un pubblico ammirato una Oratio in favore  degli studi delle donne, composta per la verità dal suo precettore, ma da lei tradotta in latino in modo ineccepibile. L’orazione si inserisce nella temperie culturale dell’epoca, in cui si vanno affermando anche in Italia  le istanze illuministiche di progresso e di emancipazione femminile.

Ma Gaetana non conosce bene solo il latino; a undici anni impara bene anche il greco, successivamente l’ebraico e  tra la lingue moderne il francese e il tedesco. Venne così soprannominata “l’Oracolo settelingue”, anche se in realtà la settima lingua, lo spagnolo, non la conosceva. Pietro non perde occasione di esibire le doti e la cultura della figlia nel suo salotto, frequentato dai più celebri intellettuali dell’epoca. In particolare la ragazza ha modo di conoscere e di conversare con il conte Carlo Belloni, decurione della città di Pavia, che le insegna a rielaborare in modo autonomo le sue vaste e diverse conoscenze.

Nasce così nel 1738 lo scritto di “filosofia” dell’Agnesi; filosofia intesa nel senso illuministico e settecentesco  del termine, cioè come una sorta di “enciclopedia” del  sapere.

L’opera, intitolata Propositiones Philosophicae e dedicata al conte Belloni, mostra infatti la varietà e la vastità dell’erudizione della giovane Gaetana; a soli vent’anni le sue conoscenze di astronomia, fisica, ottica, idrologia, meteorologia, logica, metafisica, etica e  altro ancora le  consentono di diventare un punto di riferimento importante nei circuiti culturali dell’epoca.  

In un diario di viaggio di C.De Brosses, importante giurista e studioso di cultura antica dell’epoca, l’autore racconta di avere frequentato il salotto degli Agnesi e di essere rimasto stupito davanti all’intelligenza di Maria Gaetana. Ma l’opera più celebre dell’Agnesi, quella che le ha assicurato un posto nella storia della matematica, è Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana.

Un’opera in realtà non molto originale, ma che si deve considerare il primo riuscito tentativo di dare sistemazione ordinata ad un settore nuovo della matematica, quello del calcolo integrale  e differenziale, in cui qualche anno prima erano emerse  le innovazioni di Leibniz e Newton, di cui l’Agnesi era fervente sostenitrice.

In particolare in quest’opera viene presentata una speciale curva, detta “versiera”,  in realtà già studiata da P. Fermat (1601-1665) e da G. Grandi (1617-1742), che passò però alla storia come la “versiera dell’Agnesi”. Se infatti la scoperta della “versiera” non si può attribuire all’Agnesi, si deve però a lei la sua spiegazione più chiara e sistematica e quindi  anche la sua diffusione. 

Un particolare curioso: se noi ci riferiamo alla  “curva” Agnesi  con l’espressione “versiera”, nel resto del mondo essa è invece definita come “the Witch of Agnesi” , cioè “la strega di Agnesi”. “Versiera” deriva infatti dal latino versoria, cioè il nome della corda legata all’estremità della vela usata  per virare: fu G. Grandi ad attribuire alla curva tale denominazione.

L’Agnesi tradusse il latino versoria con “versiera”, non immaginando che successivamente un professore di matematica dell’università di Cambridge avrebbe scambiato il termine “versiera” per un’abbreviazione di adversaria; quest’ultima è un’espressione tecnica del latino colto per indicare la moglie del diavolo o la strega.

L’opera, dedicata a Maria Teresa d’Austria che ringrazia l’Agnesi con un prezioso gioiello, ottiene grandi  riconoscimenti; il papa le conferisce la cattedra onoraria di matematica all’università di Bologna ( che però non occuperà mai), Goldoni la elogia nella commedia Il medico olandese, e l’opera viene presentata alla Académie des sciences di Parigi e tradotta in francese e in inglese.

Ecco la "versiera  dell'Agnesi":

 

 

 

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Articolo pubblicato il 05/11/2022