Ottobre 1962, la crisi di Cuba e 17 giorni in cui il mondo rasentò l’olocausto nucleare

60 anni or sono le due settimane più pericolose della storia e il ruolo del traditore russo, colonnello Oleg Penkovskij

A sessant’anni di distanza lo spettro di una guerra nucleare torna a sussurrare la sua voce al mondo, ma ciò che è accaduto all’apice della guerra fredda, durante la crisi di Cuba e dei missili russi installati a 100 miglia dalle coste americane, era ben diverso dallo scenario che sì è andato a delinearsi in seguito alle vicende militari in Ucraina.

Nell’ottobre del 1962, le note della storia ci riportano un confronto ad alta tensione, dove falchi militari cubani e americani fremevano per uno scontro che avrebbe cancellato l’umanità e ogni forma di vita dalla faccia della terra, mentre due personaggi politici che rispondevano al nome di Nikita Krusciov e John Fitzgerald Kennedy, dopo essere giunti a un passo dall’apocalisse, presero coscienza della loro responsabilità, dei rischi di un incidente e della impellenza di trovare una via d'uscita in apparenza quasi impossibile. 

Dunque, Kennedy non attaccò l’isola di Cuba, ma impose il blocco navale della stessa, così che le navi russe cariche di missili balistici a media gittata, destinati alle rampe edificate sull’isola caraibica, il 27 ottobre 1962, di fronte alla flotta USA fecero marcia indietro e nei giorni seguenti i due leader rassicurarono il resto dell'umanità.

L'unico scontento, sul momento parve Fidel Castro che si sentì abbandonato dal potente alleato sovietico, ma se ne fece presto una ragione, l'isola sarebbe stata la prima porzione di mondo  ad essere spazzata via. La terza guerra mondiale, alla quale il mondo intero era già quasi rassegnato, fu dunque evitata grazie a molteplici motivi, non tutti completamente noti.

Il primo fu un accordo segreto tra Kennedy e Krusciov, il quale chiese lo smantellamento di 17 missili nucleari dislocati in Turchia e in Italia, in grado di raggiungere il territorio russo, in cambio della rimozione dei missili installati a Cuba.

Un accordo rispettato e rimasto segreto per molti anni. Va rimarcato che il leader russo, una volta rimossi i missili Nato dalla Turchia e dalla Puglia, avrebbe potuto rendere pubblico un successo militare e politico di portata mediatica internazionale, invece non lo fece, mantenendo la parola.

Il presidente USA fece altrettanto, privo di interesse nel pubblicizzare l’accordo, mentre invece passò alla storia per coraggio e sagacia, sia nel blocco navale di Cuba, sia nel non aver ceduto alle insistenze dei militari che fremevano per “friggere Cuba” e sparare missili su 72 obiettivi russi secondo la tesi strategica di “chi spara per primo spara due volte”. Le valutazioni delle perdite previste dalla risposta dei missili intercontinentali e dei sottomarini russi era di 2/3 della popolazione americana.

Dunque, John Fitzgerald Kennedy fece un favore al mondo scegliendo la via del dialogo, della mano pesante e dell’accordo segreto. E altrettanto, Nikita Krusciov, preso atto della sottovalutate determinazione americana, ebbe consapevolezza e paura di essere la potenziale causa dell’Olocausto nucleare, fece la scelta giusta, interpretando bene la sua parte di statista.

Ciò che non successe sessant’anni fa alla fine del mese d’ottobre forse è anche dovuto a fatti ancora più sconosciuti, come il contributo del colonnello russo Oleg Penkovskij, ufficiale dell’intelligence dello Stato Maggiore russo, caduto in disgrazia per l’appartenenza del padre alla ex “armata bianca”.

Oleg Penkovskij , ferito nell’onore si offrì come spia al servizio dell’MI6 britannico e quindi della C.I.A., fornendo filmati di 5500 documenti segreti e circa 8000 pagine sulla reale consistenza degli armamenti sovietici.

È proprio facendo affidamento sulle informazioni di Oleg Penkovskij che lo staff politico formato dai fratelli Kennedy decise di sfidare la sorte di un attacco missilistico russo durante la crisi di Cuba, poiché l’arsenale sovietico era stato svelato dal colonnello traditore, per molto meno agguerrito di quanto gli americani avessero temuto.

Il colonnello Oleg Penkovskij, che stando a testimonianze tramandate, aveva l’ambizione di diventare la più grande spia della storia, sicuramente diede un forte contributo nell’evitare lo scontro tra USA e Urss nel 1962 e il mondo deve essergliene riconoscente.

Riconoscenti non furono gli agenti del KGB. Infatti, Oleg Penkovskij si fece sempre più spavaldo e imprudente. Smascherato al termine del 1962 fu giustiziato con un colpo in testa nelle patrie segrete nove mesi dopo.

Sono passati sessant’anni e oggi il mondo si trova di fronte alla rievocazione dell’arma nucleare, dell’utilizzo tattico, della bomba sporca. Minacce e scambi di accuse tra russi e americani in uno scenario differente, così come di differente spessore sono i due leader che giocano a risiko con le sorti del mondo. Da una parte Vladimir Putin in cerca di una via d’uscita per quella guerra in Ucraina che si sta mettendo male, dall’altra un Biden un po’ obsoleto e fatiscente che proprio in questi giorni, al pari di Putin, rievoca quei fatti di Cuba del 62, strumentalizzando l'avvenimento.

Cambiano i tempi, oggi le temerarie avventure di agenti e spie hanno lasciato il posto alla guerra cibernetica, al ricco repertorio audiovisivo delle fake news ed al rimpallo delle morti in diretta Tivù. Quello che non non cambia l’incapacità di dialogo tipica della razza umana che spesse volte non riesce a capirsi nemmeno tra le mura del desco familiare. Invece, quel che fa ancora più paura è l’orrore dell’arma nucleare. Gli attori sono diventati tanti, basta una scintilla tra India e Pakistan, tra Iran e Israele, tra la Cina e Taiwan o nella testa di uno squilibrato nordcoreano e questo nostro bellissimo, unico pianeta in cui, Dio o chi per lui ha seminato la vita, corre il rischio di veder realizzato il biblico olocausto.

Termina qui un breve richiamo a quella crisi d’ottobre di 60 anni fa, di cui rammento i preoccupati commenti di mio padre, classe 1907. Di guerre mondiali ne aveva vissute due, una al fronte dietro un pezzo da 75 mm. Non mi disse mai come fece a cavarsela, ma rammento che era pessimista nei confronti di una terza. Non andò così a quel tempo e noi bambini diventammo grandi. Oggi speriamo bene almeno per i nipotini.

 

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Articolo pubblicato il 03/11/2022