Torino - "Augusta Taurinorum " da un ricordo dell'artista Gerardo Di Fonzo

A volte le persone sono sole perché bastano a se stesse?

Questa mattina annuso quell’aria che da giorni annuncia l’arrivo del generale inverno, e decido di spendere la mattinata per le vie del centro a vedere vetrine addobbate per le prossime feste. Indosso un bomber nero, anche i pantaloni un po’ attillati sono neri.

 

Utilizzerò il bus per il tragitto che mi porta dalla periferia nord verso San Salvario, nella pensilina ci sono molte persone in attesa, alcune chiacchierano con voce alta, altre più discrete io silenzioso passeggio lungo la banchina con le mani in tasca.

 

Arriva il 69 e  molto affollato, si aprono le porte e scendono in pochi e ne salgono tutti i miei compagni d’attesa, io non avendo premura desisto e aspetto la prossima corsa,  pochi minuti e arriva un’altro bus quasi vuoto, nel frattempo si erano nuovamente aggiunte in pensilina altre persone, saliamo e riusciamo a sederci tutti.

 

Un paio di fermate e anche questa carrozza  piena, ancora un’altra fermata e sale una signora che avevo notato dal finestrino mentre arriviamo, si ferma due posti più avanti e con buona presa regge la partenza nervosa del bus, le sorrido con gli occhi e le faccio cenno di accomodarsi nel mio posto, lei ricambia il sorriso con occhi neri e profondi.

 

Mentre lei prende posto l’autista imprime uno scossone al mezzo io e altri viaggiatori in piedi facciamo un po’ di dondolio, mentre ci stabilizziamo le do per un’attimo le spalle, mi rigiro e afferro la maniglia sulla spalliera della signora dai begli occhi, faccio caso alle sue mani molto curate e prive di vera (sono sempre molto attento alle mani delle persone).

 

A quel punto i colori autunnali fuori dai vetri poco appannati attirano la mia attenzione, quando percepisco giù una mano discreta ma curiosa, senza farmi sentire esclamò «Countach ma basta la!». Abbasso lo sguardo e i suoi occhi erano gia lì pronti ad intercettare i miei, la mimica facciale è loquace nonostante indossassimo tutti e due la mascherina.

È già accaduto in passato che vivessi una situazione simile, ma esibivo la bellezza che hanno tutti i ventenni: adesso in un corpo oltre il maturo mi dovrei sentire lusingato per il gesto  (forse ormonale) o devo considerarla una molestia o più grave ancora una violenza?

 

Con il passare del tempo non si diventa migliori o peggiori, io e la lei abbiamo optato senza pronunciare verbo di scambiarci il numero di telefono e altri intensi sguardi tutto il tempo del tragitto. È prossima la fermata che scelgo per iniziare la passeggiata, mi dirigo verso l’uscita, sono il solo a fare quella fermata.

 

Arrivato al predellino sto per pigiare il pulsante di fermata, lui si attiva da solo, giro lo sguardo e capisco che lo ha fatto lei, nel frattempo tira giù la mascherina e mi regala un sorriso da brividi. Si ferma il bus, si aprono le porte e scendo, mi avvio e mentre il bus riparte ci salutiamo con la mano.

 

Gli sviluppi possibili e probabili se ci sarà un seguito forse li racconterò."

 

Gerry Di Fonzo

 

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Articolo pubblicato il 04/11/2022