Achille Argentino: Il garibaldino avellinese

Di Alessandro Mella

Tante volte ho detto, anche ai ragazzi delle scuole, che il Risorgimento senza il sud, senza i patrioti meridionali, non lo si sarebbe potuto fare. E sono tante le vicende umane che lo confermano e che rendono la storia di questo periodo ancora più affascinante.

Così come quella di Achille Argentino che nacque a Sant’Angelo dei Lombardi, poco lontano da Avellino, il 1° dicembre 1821 al tempo in cui la Campania si trovava ancora sotto il giogo borbonico. Figlio di Raffaele, ufficiale dei gendarmi reali, e di Raffaella Antocicco.

Dopo gli studi compiuti a Salerno e Napoli, nei tormentosi eventi del 1848 e 1849 divenne un attivissimo patriota della Società dell’Unità Italiana. Ma gli sgherri della polizia regia lo presero e fu condotto in prigionia restando nelle carceri duosiciliane dal 1850 al 1859. (1) Condannato a 19 anni di lavori forzati, prese a scontarli tra Procida, Ischia e Nisida. (2)

Quando Ferdinando II, re bomba, si offrì di concedere loro la grazia purché in ginocchio lo pregassero a mani giunte, l’Argentino risposte orgogliosamente al tiranno: “Piuttosto la morte!”. Nel 1859 fu parzialmente liberato ma gli venne imposta la deportazione in Sud America insieme a Spaventa, Poerio, Imbriani ed altri martiri che, come lui, avevano patito le sevizie e le catene. Tuttavia, quel manipolo di eroi riuscì a farsi sbarcare in Irlanda dalla quale, via Londra, Argentino si portò in Piemonte ove trovò sicuro rifugio. (3)

Qui, in sfregio ai suoi carcerieri, scrisse un libello per invitare tutti alla lotta contro la tirannia unendosi a Casa Savoia ed ai patrioti nella lotta per la libertà italiana.

Ancora pieno di speranze e di coraggio si unì alla più spedizione garibaldina a Genova e partì da Quarto alla volta di Marsala combattendo per tutta la campagna dei mille e guadagnandosi da Garibaldi, aveva studiato matematica e si era laureato come ingegnere, il comando del genio dell’Esercito Meridionale con il grado di maggiore. (4)

Tutto questo dopo aver già ottenuto sul capo i galloni di tenente a Talamone e quelli di capitano a Palermo.

Tale fu il suo valore che il re Vittorio Emanuele II volle conferirgli, nel 1863, le insegne di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia. (5) 

Anzi qualche anno dopo promuoverlo ancora anche nell’Ordine della Corona d’Italia:

Con regio decreto magistrale del 29 aprile 1868, S. M. decorava dell’Ordine della Corona d'Italia, col grado di ufficiali i signori: Argentino Achille; Bianchi Celestino; Braico Cesare; Danzetta barone Nicola; Restelli Francesco. (6)

Il luogotenente del re, SAR il principe Eugenio, gli offrì a Napoli un posto di caposezione al Ministero dell’Interno, ben meritato, ma egli rifiutò. Nondimeno i reazionari colsero l’occasione per diffamarlo.

Successivamente venne eletto in parlamento, alla Camera dei Deputati, nel collegio di Melfi andando a sostenere il partito moderato di Camillo Cavour che, da lì a poco, morì. Ma anche il nostro Achille, che frattanto si era avvicinato politicamente al barone Ricasoli, lasciò presto gli scranni parlamentari dopo aver operato nelle commissioni per l’accertamento dell’elenco ufficiale dei mille e dei fatti del brigantaggio.

Si portò sempre con rigore, onestà e limpidezza morale e politica ma lasciò, appunto, il seggio seppure per ragioni felici poiché si sposò a Marsiglia con una giovane francese che gli diede due figli.

Ritiratosi a vita privata, quindi, si dedicò all’impiego bancario come direttore della Banca Nazionale di Foggia ed alla scrittura per poi spegnersi a Nizza l’8 gennaio del 1903 all’età di ottantadue anni.

Se ne andò così un uomo straordinario ed eroico, un italiano degno di memoria, un grande figlio di quel Sud troppo spesso vituperato ingiustamente eppure così pieno di talenti, eroi e figure di altissimo valore.

Alessandro Mella

NOTE

1) L’Illustrazione Italiana, 4, Anno XXX, 25 gennaio 1903, p. 79.

2) Carceri e galere borboniche, Memorie del duca Sigismondo Castromediano, Volume II, Regia Tipografia Editrice Salentina, Lecce, 1895, p. 131.

3) Il Parlamento del Regno d’Italia, Parte III, Aristide Calani, Stabilimento Giuseppe Civelli, Milano, S.A., p. 943.

4) Vita di Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Da Forio, Stabilimento Tipografico Perrotti, Napoli, 1862, p. 841.

5) https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/2358 (Consultato il 4 agosto 2022).

6) Gazzetta Piemontese, 122, Anno II, 2 maggio 1868, p. 2.

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Articolo pubblicato il 28/11/2022