I missili caduti in Polonia, i BRICS e la possibile guerra mondiale
Militari russi con i suoi alleati in parata

Dei missili sono caduti su un Paese NATO. Sarà l'inizio di un escalation nucleare oppure si ritroverà l'uso della ragione?

Il missile che ha causato l'esplosione in Polonia e la morte di due persone era ucraino e lo si sapeva fin da subito: era un S-300, un missile della difesa aerea ucraina. 

Secondo i governi di Polonia e Stati Uniti, il missile lanciato dalla contraerea di Kiev è caduto in territorio polacco, nella località di Przewodow, a sei chilometri dal confine con l’Ucraina. L’incidente è avvenuto durante un massiccio lancio di un centinaio di missili da parte della Russia su una dozzina di città o distretti ucraini, mirato principalmente alle infrastrutture energetiche. Il Cremlino ha infatti intenzione di lasciare il governo di Kiev al freddo durante l'inverno, cercando di sganciarlo dalla rete elettrica dell'Unione europea. 

È la prima volta che un paese membro della Nato viene colpito militarmente dalle conseguenze della guerra d’Ucraina. Fino ad ora non era mai successo.

E, vista la delicatezza della vicenda, non sorprende che il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg abbia sollevato Kiev da ogni responsabilità, imputandole indirettamente alle forze russe. Il governo di Mosca ha applaudito la reazione pacata degli Stati Uniti, che evidentemente hanno deciso di non alzare la tensione verso una possibile escalation e hanno piuttosto rapidamente diffuso la versione che si trattasse di un errore e poi di un missile lanciato dagli ucraini.

L’atteggiamento delle due potenze non stupisce. I rispettivi funzionari da qualche giorno stanno pubblicamente diffondendo voci di colloqui ad alto livello, il più recente dei quali ha visto incontrarsi i capi delle intelligence estere William Burns e Sergej Naryshkin ad Ankara. Formalmente il dialogo riguarda l'evitare un’escalation, anche nucleare, della guerra, ma è chiaramente un tentativo di stabilizzare la situazione per aprire trattative più formali. È certo che la Russia abbia intensificato il lancio di missili per spingere l’Ucraina a fare concessioni importanti rispetto al programma in dieci punti presentato al G20 di Bali dal presidente Volodymyr Zelensky. Difficilmente, dunque, emergeranno in pubblico crepe fra l’Ucraina e i suoi sostenitori occidentali, perché convincerebbero Mosca di stare seguendo la strada giusta. Washington potrebbe però usare la pesante distruzione delle infrastrutture energetiche come argomento per sollecitare Kiev a considerare, in un futuro non troppo lontano, di consolidare per vie negoziali i recenti successi militari.

Tuttavia, Mark Milley, capo di Stato maggiore Usa, sostiene che "l'Ucraina ha probabilità molto basse di conseguire una vittoria militare cacciando via tutti i russi dal Paese, inclusa la Crimea". 

Trattandosi di fuoco amico, è rientrata la possibilità, evocata nelle prime ore dall’incidente, che Varsavia attivi consultazioni formali di sicurezza all’interno della Nato. In ogni caso, la Polonia sentirà ancora più urgente di prima potenziare le proprie difese antimissile.

Nel frattempo, la Cina e la Russia annunciano e tengono a battesimo la trasformazione dei BRICS in BRICS plus. Ovvero, i cinque Paesi che all’inizio del millennio erano considerati economie emergenti (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) stanno stringendo legami diplomatici e in prospettiva economici sempre più forti con molte altre economie nel frattempo diventate emergenti o emerse. Molto interessante notare anche l’avvicinamento dell’Algeria.

I BRICS sono un blocco impermeabile alle sanzioni occidentali contro la Russia. Continuano tranquillamente a fare affari fra di loro. Vanno o sono intenzionati ad andare nella medesima direzione anche i Paesi che ora si avvicinano ai BRICS. L’elenco è lungo: Argentina, Egitto, Indonesia, Kazakhstan, Nigeria, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Senegal, Thailandia.

In riferimento al nuovo peso dei Paesi emergenti dei BRICS, nella dichiarazione finale del G20 non vi è stata infatti una condanna unanime dell’invasione russa dell’Ucraina. Nel frattempo, l’umanità ha raggiunto la quota di ben otto miliardi di esseri umani. Metà della popolazione mondiale vive in appena sette paesi: Cina, India, Stati Uniti, Indonesia, Pakistan, Nigeria e Brasile. Tolti gli Stati Uniti, gli altri, sono tutti vicini al gruppo dei Paesi BRICS.

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Articolo pubblicato il 18/11/2022