Il mondiale delle ipocrisie e del politicamente corretto
Gianni Infantino, presidente FIFA

Il declino dell'Occidente passa anche dalle manifestazioni sportive

Domenica è iniziata la ventesima edizione della Coppa del Mondo di Calcio. Il primo mondiale della storia a svolgersi nella penisola araba (in Qatar), e in autunno (a novembre).

Il torneo che ha preso il via è probabilmente il più discusso di sempre, sia per le tempistiche in cui si svolge, sia per le polemiche riguardanti i diritti dei lavoratori e i diritti umani.

Tuttavia, non è mancata la solita retorica globalista e politicamente corretta di una certa sinistra liberal, la cui ideologia, seppur minoritaria, risulta ormai dominante in tutto l’Occidente.

Il torneo viene aperto con l’attore afroamericano Morgan Freeman e con due cantanti, l’uno sudcoreano e l’altro arabo. Nessun europeo o occidentale “caucasico” (figurarsi se “bianco e cristiano”) presente alla cerimonia di apertura. Africani, arabi e asiatici, le nuove etnie dominati secondo il pensiero perbenista e progressista dei liberali odierni.

Il campionato del mondo di calcio è in un Paese che si è riscoperto "green". Questa la vera “novità”. Il Qatar, una Nazione che per decenni ha esportato petrolio nel mondo, ora si sente rinnovato nello spirito e nell’anima, ma soprattutto nel portafoglio! Già, perché saranno questi i signori che gestiranno la futura transizione energetica ed “ecologica”. La svolta “green” sarà portata avanti da coloro che fino al giorno prima inquinavano il pianeta con i loro idrocarburi. Ma d'altronde siamo abituati a questo genere di contraddizioni. In Italia, i “giornaloni liberali” oggi promuovono la “caccia al razzista”, gli stessi che il secolo scorso firmavano i Manifesti della Razza.

Così come i “virtuosissimi” paesi del Nord Europa, che fino a ieri, con i loro imperi coloniali, importavano e vendevano schiavi; oggi, si sentono gli alfieri della lotta contro le discriminazioni, preoccupati se i “partiti sovranisti” (leggasi contrari ai diktat delle banche) si impongono sullo scenario continentale.

Ma, come ai tempi del Re Sole, l’importante è salvare l’etichetta!

La FIFA ha parlato del mondiale dell’inclusione e dell’incontro tra oriente e occidente. Bisognerebbe chiedersi perché squadre come la Russia e la Bielorussia non hanno potuto prender parte alle gare di qualificazione per accedere alla competizione sportiva in corso.

Forse il motto “il calcio unisce tutte le nazioni e tutti i popoli” è rimasto solo più uno slogan privo di valore e di significato. C’era un tempo in cui lo sport univa davvero tutte le fedi religiose e politiche, al di là delle sanzioni o delle ideologie. Il secolo scorso, tanto vituperato dai liberali odierni, ci trasmette sicuramente un lascito culturale più inclusivo, per quanto tragico e manicheo, rispetto all’oscurantismo attuale. Basti pensare alle numerose competizioni sportive svolte nell’Italia fascista; o nella Germania nazionalsocialista; o ancora, nella Russia sovietica e nei suoi Stati satellite comunisti.

Esisteva un tempo, oramai molto lontano, dove realmente si poteva gareggiare oltre l’imposizione di un pensiero unico liberale progressista.

Oggi, invece, si vive nell’Era dove tutto è censurabile secondo il nuovo dettame delle élite globaliste. Il modello di controllo dei cinesi e degli emiri arabi sembra divenuto il nuovo sistema di riferimento ideologico per l’Europa e l’Occidente dei prossimi decenni.

Diciamo pure addio al diritto romano, alla filosofia greca, all’etica cristiana, all’umanesimo antico e rinascimentale. Le fondamenta della nostra Civiltà classica devono essere sostituite da subculture rette da una tirannia orientale.

Questo il reale senso dell’“incontro tra oriente e occidente” promosso dalla FIFA; ovvero, una sottomissione dei nostri valori e principi nei confronti di civiltà barbariche, dove il concetto di stato di diritto è del tutto assente.

In Italia, con alcuni politici nostrani, già c’eravamo abituati ad improbabili accostamenti fra le parole “Rinascimento” ed “Emirato”; tuttavia, l’ipocrisia di Gianni Infantino, Presidente FIFA, ha toccato vette inarrivabili.

Infantino sostiene apertamente che in questo mondiale lui si sente “arabo, gay e migrante”. Tutto corretto, dunque, o meglio ‘politicamente corretto’. Basta una parola, uno slogan e tutto si sistema. Poco importa si fai un mondiale a novembre in uno dei peggiori regimi sanguinari del mondo. Il “Dio denaro” provvede e porta al perdono, esso è innumerevolmente comprensivo di tutto, anche dei peggiori peccati. La solidarietà verso i perseguitati vale solo nelle conferenze stampa, dopodiché si corre subito in tribuna, a raccogliere l’acclamazione dei soliti ipocriti o a stringere mani insanguinate di qualche emiro.

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Articolo pubblicato il 22/11/2022