Giovanni Battista Roero, nobile astigiano
La tomba del Cardinale Roero di Guarene, nella Chiesa di S. Teresa a Torino

Un vescovo di Torino, sepolto nella chiesa Santa Teresa

Giovanni Battista Roero nasce il 28 novembre 1684 ad Asti, terzogenito di Carlo Oddone, conte di Pralormo, e di Paola Curbis di San Michele. Esponente di una antica e nobile casata astigiana, è avviato alla vita religiosa, come il fratello Girolamo e la sorella Caterina. Entrato al Seminario di Torino, vi diventa sacerdote il 21 marzo 1711. La sua formazione avviene nel contesto culturale settecentesco; compie gli studi universitari a Roma, si laurea “in utroque jure” (1) a Pisa nel 1716. Entra nella Accademia degli Incolti (2) con il nome di Eccelso, poi diviene Consultore del Sant’Uffizio.

Nel 1727 è nominato vescovo di Acqui. La diocesi è vacante da sei anni, a causa delle tensioni fra Vittorio Amedeo II e la Curia di Roma e presenta problemi morali e disciplinari. La scelta di assegnarvi “un soggetto di nascimento, e ch’aveva tutte le parti di buon ecclesiastico, adattate ai bisogni spirituali della diocesi” (3) è compiuta dalla Corte allo scopo di rafforzare, attraverso l’insediamento di vescovi espressione delle classi dirigenti e nobiliari di provata fedeltà a Casa Savoia, il controllo su chiese e diocesi – come quella acquese) entrate tardi nell’orbita sabauda o sprovviste da tempo di guida spirituale. La presenza e l’azione del nuovo vescovo ristabilisce l’ordine, a partire dalle costituzioni sinodali del 1729, a volte ricorrendo allo strumento della censura. Le doti pastorali e di governo dimostrate da monsignor Roero alla guida della diocesi di Acqui inducono la Corte a guardare a lui dopo la morte dell’arcivescovo di Torino, Francesco Giuseppe Arborio di Gattinara (4).

Il 17 marzo 1744 monsignor Roero è il nuovo pastore della diocesi di Torino. Egli giunge nella capitale sabauda alla vigilia di grandi trasformazioni in campo religioso: vi è l’idea di uniformare i confini delle giurisdizioni ecclesiastiche a quelle civili; si intende ridurre le giurisdizioni abbaziali (viste come un retaggio medioevale) e sostituirvi quelle diocesane; la creazione di nuove diocesi fa sorgere quella di Pinerolo, sede di un’abbazia “nullius diocesis”, molto vicina ai territori valdesi. L’atto ufficiale spetta a papa Benedetto XIV nel 1748, e provocherà scontento e dolore nel vescovo di Torino, per la sottrazione di terre e chiese precedentemente di sua competenza. Infine, il re Carlo Emanuele III toglie la carica di Grande Elemosiniere di Corte (5) al Vescovo di Torino e la affida al cardinale Carlo Vittorio Amedeo Ignazio delle Lanze (6). Monsignor Roero riduce la sua presenza a Corte e si concentra in diocesi, sulle visite pastorali (per le quali “inventa” un questionario da inviare ai parroci prima della sua visita, per uniformare un metodo di ricerca e le relative risposte) e sul sinodo del 1755. Creato Cancelliere e Cavaliere dell’Ordine dell’Annunziata, il 3 aprile 1756 è nominato Abate Commendatario della ricca abbazia di Santa Maria di Casanova, nei pressi di Carmagnola.

Il 5 aprile 1756 diventa cardinale, ma riesce a recarsi a Roma a ricevere il cappello cardinalizio soltanto nel 1758, quando prende possesso del suo titolo (la chiesa di San Crisogono) e interviene nelle quattro congregazioni a cui è stato assegnato: vescovi e regolari, riti, immunità, indulgenze. Si ricordano il suo impegno per incentivare la devozione verso il SS. Sacramento e le celebrazioni promosse per il terzo centenario (1753) del miracolo eucaristico di Torino. Il cardinal Roero è devoto anche al Sacro Cuore, e trova un accanito avversario nel primo vescovo di Pinerolo, Jean Baptiste d’Orlié de Saint Innocent.

Muore a Torino il 9 ottobre 1766; quattro anni dopo è sepolto per suo volere testamentario nella chiesa di Santa Teresa. Nonostante le simpatie per i Gesuiti in chiave antigiansenista, destina una cifra cospicua alla chiesa dei Carmelitani e richiede la celebrazione di 1.000 messe (di cui 300 in Santa Teresa). La sua tomba rappresenta un “unicum” artistico e architettonico, di cui non conosciamo il progettista, di certo nell’alveo di Juvarra e di Benedetto Alfieri per l’altissima qualità dell’esecuzione.

Note

(1) La locuzione latina “in utroque iure”, tradotta letteralmente significa "nell'uno e nell'altro diritto": veniva utilizzata nelle prime università europee per indicare i dottori laureati in diritto civile e in diritto canonico. Il titolo viene ancora conferito dalla Pontificia Università Lateranense e da altre università europee, specialmente in Svizzera e in Germania.

(2) L'Accademia degli Incolti viene fondata il 10 dicembre 1658 da padre Giuseppe Pennazzi, con intenti scientifici, letterari ed artistici, collegati alla didattica. L'Accademia è ospitata all'interno del Palazzo del Collegio Nazareno in Via del Nazareno, in Roma. I membri dell'Accademia, in origine allievi del Collegio Nazareno, si riunivano per comporre e recitare poesie e saggi in prosa, che venivano conservati. Al loro ingresso nel sodalizio dovevano donare un quadro simboleggiante i loro proponimenti: le tele conservate hanno formato la quadreria depositata presso il collegio. Ne conosciamo l'organizzazione grazie ad un manoscritto del 1665-1666: le cariche ufficiali, elettive e di durata annuale, erano il "principe", due "assistenti", un "soprintendente" e un "segretario"; il "direttore scolopio" era nominato dal rettore del collegio. Protettrice dell'accademia era la Vergine di Loreto. Nel 1741 l'Accademia venne dichiarata "colonia" dell'Accademia dell'Arcadia.

(3) Tesi di laurea di I. Milano, La visita pastorale di Giovanni Battista Roero nella diocesi di Torino (1750 – 1753), Università di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, anno accademico 1993 -1994,

(4) Francesco Giuseppe Arborio di Gattinara (Gravellona Lomellina, 17 giugno 1658 – Torino, 14 ottobre 1743). In realtà si chiamava Angelo Antonio, che diventano Francesco Giuseppe al suo ingresso nell'ordine dei Chierici Regolari di San Paolo. La sua data di nascita non è incerta, lo storico Giuseppe Manno la colloca al 1656. Vescovo di Torino dal 1727 alla sua morte; maestro e ispiratore di Paolo Francesco Danei, il futuro santo Paolo della Croce, fondatore della Congregazione della Passione di Gesù Cristo. Prima di giungere Torino, è vescovo di Alessandria: durante il tumultuoso assedio francese del 1706, assiste ad un crollo nel monastero di Santa Maria Maddalena, che provoca la morte di due monache.

(5) Il Grande Elemosiniere rivestiva il ruolo simbolico di ecclesiastico più importante della corte: impartiva la comunione al re, celebrava i battesimi e i matrimoni dei principi di sangue reale.

(6) Carlo Vittorio Amedeo Ignazio delle Lanze nasce a Torino il 1º settembre 1712 da Carlo Francesco Agostino, conte di Sale e di Vinovo, figlio naturale di Carlo Emanuele II, e da Barbara Luigia Piossasco di Piobesi. Suoi padrini di battesimo sono lo zio paterno, Vittorio Amedeo II, e la consorte Anna Maria d'Orléans. Nel 1743 ottiene l'abbazia “nullius” di S. Giusto di Susa, con aggiunta in commenda di S. Maria di Lucedio nel 1747. Rinunzia a San Giusto, nel 1749 riceve l'abbazia “nullius” di San Benigno di Fruttuaria. Qui tiene un Sinodo, il 20, 21 e 22 giugno 1752; ogni anno teneva assemblee sinodali. Istituisce il Seminario, con atto notarile del 16 ottobre 1749. Nel 1750, a Torino, presiede all'Ostensione della Sindone; l'anno seguente, a Milano, prende parte alla traslazione solenne del corpo di san Carlo Borromeo. Morto papa Clemente XIII; nel conclave del 1769 è tra i cardinali “papabili”. Trascorre i suoi ultimi anni a Fruttuaria, dove conclude i suoi giorni il 25 gennaio 1784.

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Articolo pubblicato il 28/11/2022