L'Italia e la Guerra in Ucraina
Il Ministro della Difesa Guido Crosetto

Scopriamo insieme i mutamenti apportati in questa nuova guerra e la posizione dell'Italia

La guerra in Ucraina ha già cambiato il mondo. Stravolgendo i presupposti dell'ordine internazionale scaturito dalla Guerra Fredda, il conflitto segna l'inizio di una nuova fase nell'equilibrio geopolitico.

Tra le lezioni più importanti del conflitto in Ucraina c’è quella sui droni. Una lezione che interessa tanto la guerra odierna, quanto quelle del futuro. Entrambe le parti hanno fatto un utilizzo massivo di questi sistemi, con risultati importanti.

A farne da padrone, almeno al livello narrativo, nella prima parte del conflitto sono stati i droni turchi Bayraktar Tb2 utilizzati da Kiev. Al netto della loro efficacia, probabilment esagerata, gli ucraini ne hanno fatto un mito, dedicando loro canzoni e manifesti di propaganda. Il conflitto ha fatto da vetrina per l’industria turca, che ha ricevuto ordini da decine di paesi. Come affermato dal Ceo di Baykar, Haluk Bayraktar, la coda per i prossimi ordini ammonta a circa tre anni.

Ma il conflitto ha visto per la prima volta l’impiego massiccio di droni suicidi o loitering munitions. Si tratta di velivoli più piccoli che si schiantano contro l’obiettivo, detonando nell’impatto. Già utilizzati nella guerra in Artsakh del 2020, in Ucraina sono stati impiegati da entrambe le parti. Kiev utilizza i droni americani Switchblade 300 e 600, mentre Mosca il drone iraniano Shahed 136.

Perché ne vedremo sempre di più? I droni, specie quelli “kamikaze”, costano molto poco, spesso meno dei sistemi contraerei che li dovrebbero intercettare e sono facili da utilizzare. Si stima che un drone Shahed 136 abbia un costo di produzione di 20mila dollari. Per fare un raffronto, un missile cruise difficilmente costerà meno di un milione.

Dopo i recenti bombardamenti, le forze russe si sono prese una “pausa missilistica” per preparare i futuri attacchi. Lo afferma Vadim Skibizki dei servizi d'intelligence militare ucraini, secondo il quale Mosca sta valutando i prossimi obiettivi da colpire e gli effetti dei precedenti attacchi. Inoltre, spiega Skibizki, i russi stanno preparando nuovi missili da dispiegare e per questo "ci vuole tempo". Mosca ha già impiegato gran parte del suo stock di missili pronti al combattimento e ora deve tirare fuori dai depositi e rinnovare i missili dell'era sovietica. Molte di queste vecchie armi, sostiene, fallisce nel raggiungere l'obiettivo o rischia di esplodere in anticipo.

Allo stesso tempo, la Russia usa anche missili di nuova costruzione. "Possiamo vedere dai resti che vi sono missili costruiti quest'anno, questo significa che arrivano direttamente dalla linea di produzione al campo di battaglia", nota Skibizki. Anche se il numero di missili prodotti è significativamente minore al periodo pre-guerra, la Russia continua comunque a produrre sufficienti armi e missili da crociera da usare contro l'Ucraina, ingannando così le sanzioni occidentali.

Nello scorso vertice Nato di Bucarest (in Romania), avvenuto nei giorni 29-30 novembre, i ministri degli Esteri dei paesi membri hanno discusso di consolidamento del fianco orientale dell’Alleanza Atlantica, sostegno militare all’Ucraina e supporto a Kiev per l’immediato ripristino delle infrastrutture energetiche danneggiate dai bomardamenti russi.

Il segretario generale Stoltenberg ha confermato il sostegno euroatlantico al paese aggredito dalla Russia “per tutto il tempo necessario”, non escludendo una futura adesione dell’Ucraina alla Nato.

 

COSA FA L’ITALIA IN QUESTA GUERRA

È passata con ampio margine alla Camera la mozione del Centrodestra che autorizza il governo ad attuare le misure di sostegno all’Ucraina. Da una parte l’esecutivo potrà proseguire con la “cessione di messi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina”, dall’altra Roma si impegna a raggiungere un budget militare pari al 2% del Prodotto interno lordo entro il 2028.

Passano anche le risoluzioni promosse da Pd e Italia Viva, non in contrasto con quelle del governo. Bocciate invece quelle di Verdi e Sinistra e del Movimento 5 Stelle. I pentastellati avevano proposto una risoluzione che impegnava il governo a riferire in Aula in merito all’invio di armi a Kiev. Nonostante la mozione sia stata bocciata è possibile che il governo decida di rendere pubblica la lista delle armi che dovrebbero essere inviate con il sesto pacchetto di aiuti militari.

È probabile che il punto forte del nuovo pacchetto di armi saranno i sistemi missilistici Aspide, che utilizzano missili antiaerei con gittata 12-25km.

Il parlamento italiano rinnova la linea di fedeltà agli impegni presi in Sede Nato (e confermati al G20 di Bali nell’incontro tra Meloni e Biden), in assoluta continuità con il governo Draghi.

Tuttavia, le differenze rispetto al precedente esecutivo consistono nel ricercare spazi di manovra maggiori all’interno della Nato e dell’UE, senza per questo umiliarsi a favore di Parigi. Inoltre, il Governo Meloni cerca sponde favorevoli con la parte attualmente più forte e ben voluta dell’Alleanza Occidentale, consolidando i rapporti con i paesi dell’Est Europa, Polonia e Ungheria fra tutti. Senza sacrificare i propri interessi nazionali all’asse franco-tedesca. Insomma, si vuole essere atlantisti come Trump ed europeisti come Orban.

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Articolo pubblicato il 07/12/2022