Il fanatismo dei "Sì Pos" discrimina chi vuole pagare in contanti

A Milano ci sarebbero già almeno sei attività commerciali che non accettano più il contante.

Qualche giorno fa il nostro Francesco Rossa ha scritto un articolo ricco di spessore dal titolo: “Contante, bancomat o carta di credito: difendiamo la libertà del cittadino!”.

Oggi torniamo sul tema per via delle posizioni assolutamente discutibili assunte da alcuni imprenditori e commercianti della città di Milano.

La redazione di “Open”, il giorno dell’Immacolata, ha pubblicato un articolo che come sottotitolo aveva: “Sei punti vendita nel capoluogo meneghino accettano solo bancomat e carte di credito. C’è chi ha chiamato la Gdf per fermarli”.

Siamo arrivati alla follia collettiva. Dopo aver superato il conflitto “Si Vax/No Vax” ora siamo al conflitto “Si Pos/No Pos”.

Secondo i colleghi del “Quotidiano Nazionale”, infatti, “a Milano c’è chi non accetta più il contante”. Secondo la redazione dell’autorevole giornale i commercianti fanatici dei pagamenti elettronici sono sei.

Uno dei più accaniti contro il contante risulta essere Vittorio Borgia, titolare delle quattro pasticcerie “Baunilla”, che sui social network ha espresso il suo punto di vista dicendo: “Per noi il passaggio [al solo pagamento elettronico] ha portato solo vantaggi. Innanzitutto gestionali e organizzativi. Senza contanti la contabilità è più semplice, non c’è neanche più bisogno della persona che a fine giornata ritira i soldi e li deposita, con tutti i rischi connessi. Abbiamo subito quattro tentativi di furto, due dei quali andati a segno. Ora, senza soldi in cassa, siamo più tranquilli”.

Chiaramente, da queste parole, si evince che l’abolizione del contante ridurrà in modo significativo anche i posti di lavoro. In Italia c’è già una disoccupazione preoccupante; è davvero questa la via che bisogna intraprendere per far ripartire l’economia e creare sviluppo?

Molti cittadini, critici sul pagamento elettronico, fanno notare che all’imprenditore non conviene questa modalità di incasso dal momento che le commissioni a carico del commerciante sono esose e – al momento – non calmierate.

Borgia, tronfio della sua scelta, a questa obiezione risponde che “i costi abbattuti pareggiano la spesa, e poi esistono soluzioni come l’app Satispay che è gratuita per transazioni sotto i 10 euro e con commissione dello 0,20% su quelle superiori. E anche per i Pos siamo riusciti ad ottenere condizioni accettabili”.

Chi ha un minimo di praticità con i soldi e fa la spesa sa bene che le parole di Borgia valgono solo per chi – come lui – ha una catena di attività. Si provi ad andare dalla panettiera di un comune a 1800m di altezza a dirle di far pagare il pane, la farina o la crostata con Satispay.

Forse Borgia non sa che in moltissimi comuni montani manca una linea internet decente. L’Italia non si chiude a Milano e non tutti i comuni italiani – che sono più di 8 mila – hanno le stesse possibilità economiche, strutturali e gestionali del capoluogo lombardo.

Una cosa è sicura: sempre più italiani eviteranno di entrare in quelle attività commerciali che hanno fatto del “Si Pos” il loro nuovo mantra di vita.

Come ha giustamente osservato Francesco Rossa: “Lo Stato si tira fuori e lascia la libertà di pagare come meglio si crede, per rispetto alla libertà del cittadino”. Vedremo se i singoli commercianti avranno il coraggio e la determinazione di discriminare chi si affida al caro e vecchio contante.

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Articolo pubblicato il 11/12/2022